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Non solo oro e Bitcoin, ora l'appetito viene anche per l'euro

Da inizio anno la valuta europea è salita di oltre il 4% sul franco
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Red. Economia
08.03.2024 18:01

Mentre continua il rally di Bitcoin (v. sotto) e oro - ieri il metallo giallo ha toccato quota 2.185 dollari l’oncia, segnando un rialzo di quasi il 5% in una sola settimana - c’è un altro asset che sta tornando in auge, ma senza fare troppo clamore: l’euro. La valuta europea ha guadagnato, nei confronti del franco svizzero, quasi il 4% da inizio anno, salendo da 92,75 centesimi agli attuali 95,9. Ma al di là dell’apprezzamento sul mercato dei cambi, sembra che il ritorno di fiamma dell’euro sia dovuto non solo al perdurare dei rendimenti interessanti, saldamente sopra il 4%, ma anche dalle decisioni dei tesorieri delle banche centrali.

Come sostiene infatti il think tank londinese Omfif (Official Monetary and Financial Institutions Forum) in uno studio di recente pubblicazione, circa una su cinque delle 75 banche centrali intervistate prevede di aumentare le riserve in euro nei prossimi due anni. 

«Ora che l’euro ha un rendimento positivo, i tesorieri delle banche centrali stanno cercando di aumentare la loro esposizione valutaria in euro e in particolare di allontanarsi dal dollaro», scrive Taylor Pearce, economista senior dell’Omfif.

Ma il dollaro USA, che rappresenta il 60% delle riserve globali contro il 20% dell’euro, non perderà il suo dominio da un giorno all’altro. Tuttavia, la variabile geopolitica gioca un ruolo importante nella decisione dei banchieri centrali di spostarsi verso l’euro (e altre valute).

La rivalità degli Stati Uniti con la Cina e le conseguenze della guerra in Ucraina, infatti, stanno da tempo alimentando il dibattito sulla diversificazione dal dollaro. L’indagine dell’Omfif ha mostrato, tra l’altro, che il 13% dei tesorieri centrali prevede di detenere più yuan cinesi nei prossimi due anni.

Bitcoin vola per la prima volta a 70 mila dollari

Il Bitcoin continua a correre: ieri pomeriggio il prezzo della criptovaluta è salito brevemente fino a quota 70.165 dollari, per poi scivolare sul livello di 66.244 e assestarsi infine attorno ai 66.850 dollari.

Si tratta di «un importante segnale dell'ottimismo presente nel mercato delle criptovalute», spiega Luciano Serra, esperto di Boerse Stuttgart Digital. «Negli ultimi due mesi parallelamente al Bitcoin, abbiamo assistito all'apprezzamento anche di molte altre cripto, a partire da Ethereum che ha superato i 3.800 dollari, valore che non si vedeva da dicembre 2021. Nel complesso, il mercato è arrivato a valere oltre 2.500 miliardi di dollari».

«Diversi sono i fattori che hanno portato a questo risultato», spiega Serra. Di certo ha influito l'approvazione da parte della Securities Exchange Commission (SEC) americana degli ETF fisici sul prezzo spot del Bitcoin, che hanno raccolto in meno di due mesi oltre 20 miliardi di dollari. Un importo che, stando al consenso generale, si prevede crescere ancora. Ma l'impatto della decisione della SEC ha avuto anche l'effetto di legittimare ulteriormente gli attivi digitali, sbloccando l'impasse di molti operatori istituzionali che si stavano preparando ad investire nel settore e attendevano il momento opportuno per entrare».

Al nuovo record hanno però influito anche fattori macroeconomici e geopolitici, completamente esterni al settore delle criptovalute: «Da una parte, la prospettiva di una cospicua riduzione dei tassi di interesse, che molti analisti danno per scontata nei prossimi mesi e che favorisce storicamente gli investimenti in asset più volatili, come le cripto. Dall’altra, il contesto di rischio geopolitico, con le diverse guerre in corso, che sta spingendo al rialzo anche l’oro e che è coerente con la visione del Bitcoin come "oro digitale" grazie alla sua scarsità e all’impossibilità di inflazionarlo».

Nel complesso, quindi, «questi sviluppi potrebbero farci ritenere che stiamo entrando nella fase di maturità delle criptovalute, accompagnata da una sempre più ampia accettazione, favorendo un sentiment positivo per il futuro».