Stati Uniti

Oggi è il giorno della Fed: per gli analisti tassi fermi

La politica monetaria sta dando i risultati sperati e l’inflazione sta scendendo più rapidamente del previsto
L’attesa degli operatori per avere indicazioni sul futuro della politica monetaria. © AP/Seth Wenig
Roberto Giannetti
20.09.2023 06:00

Questa sera avrà termine la riunione di due giorni del comitato di politica monetaria (Fomc) della Federal Reserve americana, alla quale seguirà il comunicato stampa con le decisioni sulla politica monetaria, seguita dalla conferenza stampa del presidente dell’istituto Jerome Powell. Secondo la maggioranza degli analisti, la Fed non alzerà i tassi, ma li manterrà al 5,25-5,50%.

Dalla riunione del Fomc di giugno, quando la Fed ha pubblicato per l’ultima volta le proprie previsioni, la crescita del Prodotto interno lordo (PIL) è stata più forte rispetto alle aspettative, mentre l’inflazione ha rallentato più rapidamente del previsto. Il tasso di inflazione a fine agosto si situava al 3,67%, in forte ribasso rispetto al 9,06% del maggio 2022, il massimo raggiunto da molti anni.

Orientamento aggressivo

Malgrado questo miglioramento, l’orientamento dell’istituto di emissione rimane aggressivo, poiché la decisione resta tra il mantenimento e l’aumento dei tassi, che comunque diventa sempre meno probabile, visto che la Fed constata che gli aumenti decisi finora stanno avendo gli effetti sperati.

Per quanto riguarda le previsioni sulla politica monetaria per il resto dell’anno, invece, le stime sono fortemente divise tra un ulteriore aumento e il mantenimento dei tassi. Infatti il mercato sconta con una probabilità del 44% un rialzo dei tassi di 25 punti base entro la fine del 2023. Per il 2024, invece, è attesa una inversione di tendenza ed è atteso un taglio dei tassi di 100 punti base.

In vista una pausa

Come valutare la situazione economica americana e le mosse della Fed? Lo abbiamo chiesto a Filippo Fink, Investment Specialist della banca EFG a Lugano. «Con ogni probabilità la Fed farà una pausa lasciando i tassi invariati al 5,25%–5,50%. Almeno questo è quanto i Fed funds futures pronosticano, indicatore altamente seguito in quanto sintetizza al meglio le aspettative di mercato».

«A differenza di quanto si possa immaginare - aggiunge - l’eventuale nulla di fatto della Fed non è dettato da una percezione da parte degli investitori di un peggioramento o di una stagnazione del quadro economico americano, ma unicamente da fattori temporali. La Fed è intervenuta a più riprese dopo lo scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina. Il tasso guida è stato portato dallo 0% ai livelli attuali per far fronte principalmente all’impennata dell’inflazione salita a livelli inusuali a seguito dell’aumento dei prezzi delle principali materie prime. La Fed non era intervenuta in maniera così decisa dallo scoppio della crisi petrolifera negli anni Settanta».

«Con ogni probabilità la seduta di oggi servirà alla Fed per fare il punto della situazione dello stato dell’economia americana in vista dei prossimi incontri. Sempre facendo riferimento ai Fed funds futures, a novembre non si esclude che la Fed intervenga nuovamente per calmierare ulteriormente l’inflazione che pur essendo cresciuta negli ultimi mesi a un ritmo inferiore rimane al di sopra del 2%, obiettivo strategico da parte delle autorità monetarie americane».

Dati migliori delle attese

«La Federal Reserve è particolarmente vigile in quanto gli ultimi dati macroeconomici hanno evidenziato una certa resilienza dell’economia americana. Mediamente sono stati migliori delle attese, alimentando i timori di un aumento dell’inflazione. Pure l’Ocse ha di recente confermato la forza dell’economia USA rivedendone al rialzo le stime di crescita lasciando per contro invariati i tassi di crescita delle altre principali economie. L’eventuale incremento del tasso guida entro fine anno potrebbe essere l’ultimo. È infatti probabile che l’inflazione diminuisca ulteriormente grazie soprattutto all’effetto base e spingere le principali banche centrali, Fed inclusa, ad abbassare i tassi entro la fine del 2024 con risvolti positivi sui mercati finanziari».

Secondo gli analisti, la Banca nazionale svizzera, che domani renderà note le sue decisioni di politica monetaria, dovrebbe alzare i tassi di riferimento di 25 punti base, per portarli dall’1,75% al 2%, a causa delle preoccupazioni sull’inflazione interna. Tuttavia, questo dovrebbe essere l’ultimo aumento di quest’anno.