Focus economia

Orologi, le sfide da affrontare partendo da buone posizioni

L’industria elvetica dei segnatempo ha registrato un lieve calo dell’export nel primo semestre ma mantiene la leadership – È in atto una ridistribuzione dei pesi dei mercati: contrazione per Cina e Hong Kong ed espansione invece per Stati Uniti e Giappone
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Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
22.07.2024 06:00

Ma l’industria svizzera degli orologi è davvero in crisi profonda, come da alcune parti viene detto? Calma, le cose non stanno proprio così. È vero che negli ultimi mesi c’è stato un calo delle esportazioni, ma questo calo è nel complesso contenuto e arriva inoltre dopo tre anni di espansione. Il rallentamento economico di Cina e Hong Kong si traduce anche in minori acquisti di una serie di beni, tra i quali gli orologi elvetici, ma altri mercati di rilievo come USA, Giappone e Singapore hanno ancora saldi positivi. In Europa ci sono cali, ma c’è anche la tenuta della Francia. Il panorama internazionale è dunque misto, con una ridistribuzione, questo sì, dei pesi dei singoli mercati.

Le cifre

Prima di vedere i dati sulle esportazioni di orologi nel primo semestre 2024, resi noti nei giorni scorsi dalla Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH), è opportuno ricordare che il polo elvetico dei segnatempo rappresenta oltre la metà del fatturato mondiale del settore ed esporta oltre il 90% della sua produzione. L’export svizzero è dunque un indicatore di rilievo, per le imprese elvetiche ma anche per tutto il settore orologiero.

Tra gennaio e giugno di quest’anno le esportazioni di orologi svizzeri sono state di 12,8 miliardi di franchi, il 3,3% in meno in rapporto ai 13,3 miliardi del primo semestre del 2023. Il calo c’è ma come si vede è contenuto ed è rispetto ad un anno che era stato da record. Nonostante questa flessione, siamo ancora ben sopra gli 11,9 miliardi dei primi sei mesi del 2022 e i 10,6 miliardi della prima metà del 2021. Queste ultime cifre, arrivate dopo la caduta pandemica del 2020, erano state valutate molto positivamente. Già nel 20 si era tornati ai livelli pre pandemia del 2019, per poi superarli nei tre anni successivi.

La top ten

Prendendo in considerazione i primi dieci mercati di sbocco per gli orologi svizzeri, ecco quali sono stati nel primo semestre 2024 l’ammontare dell’export e la variazione percentuale rispetto a un anno prima: Stati Uniti 2,1 miliardi di franchi (+3,6%), Cina 1 miliardo (-21,6%), Hong Kong 1 miliardo (-19%), Giappone 955 milioni (+7,7%), Singapore 838 milioni (+0,5%), Regno Unito 827 milioni (-1,4%), Francia 670 milioni (+3,8%), Germania 651 milioni (-5,1%), Emirati Arabi Uniti 625 milioni (+0,7%), Italia 515 milioni (-6,1%).

In pratica, metà della top ten ha il segno positivo e metà ha il segno negativo. È chiaro che balzano all’occhio le forti contrazioni di Cina e Hong Kong, non totalmente compensate dai passi avanti di altri mercati. Ma la flessione complessiva dell’export non è grande, grazie a molti altri mercati (anche fuori dalla top ten) e soprattutto grazie ad USA e Giappone. Rispetto ad un anno fa, gli Stati Uniti confermano il loro primo posto, il Giappone è ancora quarto ma si avvicina alle cifre dei singoli mercati di Cina e Hong Kong, Singapore passa dal sesto al quinto posto, la Francia dall’ottavo al settimo.

Il rallentamento economico internazionale (ma non recessione) e la forza del franco, che rende di fatto più cari i prodotti elvetici, sono fattori che non favoriscono la crescita dell’export svizzero. Ma molti beni elvetici, e tra questi gli orologi, sono prevalentemente ad alto valore aggiunto; ciò ha consentito più volte di superare fasi difficili e di mantenere le esportazioni a buoni livelli. Per quel che riguarda il settore, questo è tanto più vero se si considera che l’industria svizzera è leader soprattutto nella gamma alta.

La crescita delle esportazioni di orologi elvetici tra il 2021 e il 2023 è stata un’ulteriore conferma di questa realtà oggettiva. È chiaro che nei prossimi mesi per le imprese svizzere ci sarà una nuova battaglia da fare, per difendere i livelli dell’export e pure quelli dei margini sulle loro attività. La gran parte delle aziende elvetiche peraltro ha già mostrato parecchie volte di saper puntare nei differenti periodi sui prodotti e sui mercati che meglio possono marciare. La diversificazione è uno dei punti di forza elvetici.

Le prospettive

In genere l’export annuale di orologi è superiore al doppio dei primi sei mesi, anche perché il secondo semestre contiene le vendite delle festività di fine anno. Il 2023 non ha fatto eccezione, con un export di 26,7 miliardi di franchi, dopo un primo semestre in cui erano stati registrati i citati 13,3 miliardi. Ancor più chiari il 2022 con 24,8 miliardi dopo gli 11,9 miliardi dei primi sei mesi, e il 2021 con 22,3 miliardi dopo i 10,6 miliardi del primo semestre. Si vedrà se anche quest’anno questa regola sarà rispettata. Considerando il contesto internazionale, per il polo elvetico dei segnatempo questa volta sarebbe comunque positivo anche un semplice, si fa per dire, raddoppio.