Paolo Ardoino: «Perseguiamo un approccio equilibrato tra il pragmatismo e l'innovazione»
Il «Plan B» è un’iniziativa congiunta tra la Città di Lugano e Tether per accelerare l’uso della tecnologia blockchain e sfruttarla come base per cercare di trasformare l’infrastruttura finanziaria della città. A tre anni dal lancio abbiamo sentito Paolo Ardoino CEO di Tether per un bilancio alla vigilia dell’inizio del terzo forum sul tema che inizierà il 25 ottobre.
Come giudica quanto fatto sino a oggi e soprattutto cosa si realizzerà neri prossimi anni?
«Abbiamo trasformato un’idea ambiziosa in una realtà concreta, dimostrando che la blockchain può integrarsi efficacemente nella vita quotidiana di una città. Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati più significativi già ottenuti durante questo percorso, tra cui l’accettazione di Bitcoin (BTC), Tether (USDt) e LVGA come valute a corso legale de facto presso oltre 300 attività commerciali e il loro utilizzo per richiedere alcuni servizi del Comune (es. pagare le imposte): transazioni non solo più veloci, sicure, decentralizzate e meno costose, per residenti e visitatori, ma che posizionano Lugano come città “faro” quanto a innovazione dell’infrastruttura finanziaria pubblica. Abbiamo messo poi in atto un processo di radicamento, mediante la realizzazione di iniziative educative volte a formare gli esperti Bitcoin, blockchain e P2P del presente e del futuro, generando programmi didattici in sinergia con Municipio, USI, Supsi e Franklin University: B4B, Plan B Summer School, Plan B Network. Eventi come il Plan B Forum - di cui venerdì 25 e sabato 26 ottobre si svolgerà la terza edizione -, inoltre, continuano a calamitare l’attenzione su Lugano, con un flusso medio annuale di oltre 2 mila partecipanti da tutto il mondo e a consolidare la sua reputazione di centro d’innovazione di rilevanza continentale, per il nostro settore. Alcuni tra gli obiettivi che ci prefiggiamo per il futuro, oltre all’amplificazione questo status, riguardano una maggiore integrazione di altri servizi pubblici con la blockchain, l’aumento del numero di startup, medie e grandi aziende tecnologiche da far approdare in riva al Ceresio e di conseguenza l’attivazione di altre importanti collaborazioni internazionali. Il nostro obiettivo è fare di Lugano un modello replicabile e un luogo in cui sperimentare soluzioni da esportare verso altre economie locali, regionali, nazionali… e non solo».
Stiamo per superare il primo quarto dell’attuale secolo. Il mondo digitale si sta profilando come realtà parallela alle attitudini sociale ma anche private. È il futuro cui siamo destinati?
«La digitalizzazione sta ridefinendo molti aspetti della nostra vita: dall’economia, alla socialità, alla sfera privata. Le valute digitali e la blockchain, in questo quadro, trasformano il modo in cui concepiamo e gestiamo il valore. Ma quella digitale non è una realtà parallela, bensì un’estensione e un potenziamento del mondo fisico. La sfida non è abbracciare acriticamente ogni novità tecnologica, ma utilizzarla per migliorare la qualità della vita delle persone. Un approccio equilibrato, che unisce innovazione e pragmatismo, è quello da perseguire sia qui a Lugano sia su scala globale. Il futuro non è predeterminato, ma una costruzione frutto dell’intelligenza collettiva, delle decisioni da compiere sull’uso della ricerca e della tecnica, finalizzata a creare un mondo più libero, equo ed efficiente».
Nel suo campo servono certamente competenze tecniche. In poche parole, lei che mestiere fa? Come si definisce?
«Serve una vasta comprensione dei sistemi finanziari, della gestione aziendale e dello sviluppo informatico, oltre a un aggiornamento costante su temi come crittografia, comunicazioni e telecomunicazioni, mining e sistemi energetici, passando per intelligenza artificiale e biotecnologie. Altrettanto cruciali sono le capacità di analizzare dati complessi e prendere decisioni strategiche basandosi su di essi. Per quanto riguarda le qualità umane e trasversali, direi quelle di leadership, perché guidare un’impresa innovativa significa saper ispirare le persone con cui si lavora e comunicare efficacemente - anche all’esterno - la filosofia aziendale. Professionalmente, mi ritengo curioso, attento ai dettagli, concentrato e determinato. Mi definirei una persona sempre alla ricerca di modi per generare il maggiore e il migliore impatto sul mondo reale, cosa che finora sono riuscito a fare - insieme alla proprietà e al team di Tether - democratizzando l’accesso alla finanza globale attraverso la tecnologia, con la libertà come principio ispiratore fondamentale.
La digitalizzazione permette agli individui di soddisfare le loro esigenze. Pensiamo ai social media, che consentono un dialogo continuo e diffuso. Se la digitalizzazione semplifica la vita, per ché non si riesce a semplificare l’accesso e l’uso alle criptovalute?
«Tra l’adozione dei social media e quella delle criptovalute ci sono differenze significative. La finanza decentralizzata scuote alle fondamenta una concezione del denaro radicata da secoli, eliminando gli intermediari, garantendo trasparenza e sicurezza, nonché abbattendo enormemente costi e i tempi di transazione. È importante, quindi, ricordare che le vere rivoluzioni, quelle in grado di innescare un cambio di paradigma, devono avvenire nella mente delle persone e hanno, quindi, bisogno di tempo per prendere corpo. Nei Paesi in via di sviluppo o con valute nazionali ad alta volatilità, in cui contiamo buona parte dei 350 milioni di utilizzatori di USDt, l’adozione è più rapida, ma il processo di semplificazione dell’accesso e dell’uso quotidiano delle valute digitali è avviato anche qui, come dimostra il Plan B. Altrove, sì, ci sono meno barriere mentali preesistenti legate ai sistemi finanziari tradizionali, perché questi respingono una fetta significativa della popolazione “poco profittevole” per le banche, ma la trasformazione è possibile anche dove lo status quo è già positivo. La chiave sta nel comprendere le peculiarità di ogni luogo, fornendo supporto formativo dedicato e occasioni di sperimentazione diretta».