Per le aziende di famiglia un periodo pieno di sfide

Le aziende familiari ticinesi godono di buona salute, anche se le sfide nell’ultimo anno non sono mancate, fra guerra in Ucraina, balzo dei prezzi energetici, inflazione e mancanza di manodopera.
L’Associazione ticinese delle imprese di famiglia (AIF Ticino) ha tenuto ieri sera l’assemblea generale, nel corso della quale il fondatore e ideatore del «movimento» Flavio Audemars (fra l’altro già CEO della Audemars Microtec di Lamone-Cadempino) ha passato la presidenza a Martino Piccioli, classe 1984, presidente della Plastifil di Mendrisio.
Flavio Audemars ha ricordato ieri, in una conferenza stampa tenutasi prima dell’assemblea, gli esordi «difficili» dell’associazione, avvenuta nel 2015, visto che si aggiungeva a molte associazioni già esistenti. Eppure fu un successo, visto che il tema delle aziende familiari «unisce e attira», tanto che i soci fondatori furono ben 38. Oggi l’Associazione rappresenta oltre 90 imprese di famiglia di tutti i settori economici, con almeno la seconda generazione già attiva in azienda.
«Ancorati al territorio»
«La nostra caratteristica – ha spiegato Flavio Audemars – è di essere ancorati al territorio, e che non vogliamo agire con logiche di corto termine. Inoltre siamo confrontati con le stesse sfide, e dobbiamo trasmettere i valori dai padri ai figli. Infine, siamo molto attenti alle condizioni quadro, anche perché poi cerchiamo di ridare al territorio il più possibile». Insomma, le aziende familiari rappresentano una componente importante dell’economia cantonale, e spesso contano fra i loro ranghi anche presenze storiche molto conosciute.
Dal canto suo Martino Piccioli ha sottolineato che le sfide a livello economico restano numerose, fra guerra, inflazione, mancanza di manodopera specializzata. «È necessario – ha affermato – che esista un dialogo costante e costruttivo fra economia, Stato e società. Oggi purtroppo assistiamo ad una maggiore distanza fra politica ed economia». In questo ambito l’associazione può giocare un grande ruolo: «Siamo aziende – ha rilevato Martino Piccioli – ma anche famiglie. Noi vorremmo poter chiamare questo Cantone "casa" anche in futuro».
Imprese in buona salute
La buona salute delle imprese di famiglia nel Canton Ticino è stata mostrata da Carmine Garzia, professore di Imprenditorialità e Strategia d’impresa Supsi, che ha presentato la seconda edizione dello studio sul settore compiuto dall’Osservatorio AIF. Sulla base delle 64 mila aziende attive in Ticino sono state scelte 27 mila aziende, ossia la somma fra 15 mila SA e 12 mila Sagl. Esse impiegano in totale 83 mila persone e generano un fatturato di quasi 18 miliardi di franchi l’anno. Effettuando una ulteriore scrematura e tenendo solo quelle operative da più di dieci anni e con più di quattro dipendenti, restano nel complesso circa 8 mila aziende familiari.
Il 74% del totale delle società anonime è composto da piccole imprese, ossia con meno di 10 dipendenti, mentre le imprese con uno staff fra i 10 e i 50 dipendenti rappresentano il 23%.
Del totale delle società anonime l’86% è stata fondata dell’imprenditorialità recente, ossia degli ultimi 50 anni. Il 15% delle aziende è di prima generazione, ben il 61% di seconda generazione, mentre poi cala drasticamente il numero delle imprese di terza generazione (21%), di quarta generazione (2%) e di quinta generazione (1%). «La generazione – si nota nello studio – è stata calcolata secondo l’ipotesi che ogni 30 anni circa avvenga il passaggio generazionale.
Per quanto riguarda le Sagl, il 93% è rappresentato da piccole aziende (meno di 10 dipendenti), e solo il 7% da medie imprese.
L’Osservatorio AIF può disporre anche di uno strumento molto utile, ossia l’analisi della crescita esterna delle aziende tramite operazioni di fusione e acquisizione (M&A). Fra il 2010 e il 2022 sono state considerate 54 operazioni, di cui 16 effettuate in Svizzera e 38 a livello internazionale. In 26 casi le aziende ticinesi hanno acquistato aziende internazionali, mentre in 12 operazioni le imprese locali sono state acquistate da un «buyer» straniero. «Oltre al numero di operazioni – ha spiegato Carmine Garzia – è stato possibile anche trarre il valore monetario di 24 di esse, che ammonta a un totale di 445 milioni di franchi circa. Un ammontare importante, che mostra la forza delle imprese familiari ticinesi».