Focus economia

Per le Borse un altro anno positivo nonostante gli ostacoli geopolitici

I listini azionari mondiali si avviano a chiudere il 2024 mantenendo comunque un progresso complessivo dopo il balzo del 2023 - I conflitti pesano, ma ci sono anche fattori di sostegno: non c’è recessione internazionale, gli utili aziendali tengono, inflazione e tassi calano
©Peter Morgan
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
23.12.2024 06:00

Le Borse mondiali si avviano a chiudere, salvo molto improbabili colpi di scena dell’ultima ora, un altro anno con il segno positivo. L’indice borsistico mondiale in dollari USA Msci Acwi alla chiusura di venerdì 20 dicembre 2024 era in rialzo di circa il 19% rispetto ad un anno prima, un progresso che si somma a quello del 2023, che era stato di oltre il 22%. La serie storica dei risultati annuali mostra una tendenza al rialzo e più si allarga l’arco di tempo analizzato più questo fatto appare chiaro. Naturalmente le Borse non possono salire sempre, ma il trend di fondo è al rialzo. Guardando anche solo dal 2014 ad oggi, si può vedere come negli 11 esercizi annuali considerati per tre volte ci sia stato il segno negativo e per otto volte ci sia stato il segno positivo.

L’andamento

In questo quasi concluso 2024 ci sono state tre brevi fasi di correzione al ribasso: tra marzo e aprile, tra luglio e agosto e in questo mese di dicembre. Ma nell’anno c’è stata appunto una prevalenza dei rialzi, come emerge dal saldo complessivo sin qui nettamente positivo. Gli Stati Uniti hanno fatto da traino principale. A New York, la maggiore piazza borsistica, al 20 dicembre il progresso dell’indice S&P 500 rispetto ad un anno prima era del 24%, quello dell’indice Dow Jones del 14% e quello dell’indice tecnologico Nasdaq del 30%.

In Europa la media dei rialzi non è stata altrettanto alta, ma il segno più sin qui c’è stato. Un indice rappresentativo come l’Eurostoxx 50 venerdì 20 registrava un rialzo annuo del 7%. Se da una parte il CAC 40 francese aveva una flessione del 3%, dall’altra il DAX tedesco aveva un robusto +19%, l’IBEX 35 spagnolo un +13%, il FTSE MIB italiano un +11%, il FTSE 100 britannico un +5%. L’indice SMI svizzero, tradizionalmente più difensivo, aveva un +2%. Nell’area asiatica l’indice giapponese Nikkei 225 registrava quest’ultimo venerdì un consistente progresso del 16% su base annua. Le principali Borse cinesi, che peraltro avevano subito rovesci non secondari, hanno recuperato almeno una parte del terreno; l’indice SSEC di Shanghai era a +15% e l’indice Hang Seng di Hong Kong era a +18%.

Le ragioni

Una delle obiezioni che i critici fanno spesso è che i progressi ci sono stati grazie alla concentrazione su pochi grandi titoli, ad esempio, per quel che riguarda New York, quelli dei grandi gruppi tecnologici. Si possono dare tre risposte. Anzitutto, l’obiezione viene fatta spesso quando c’è rialzo, mentre quando c’è ribasso in genere si dice solo che questo c’è, senza parlare di pochi grandi titoli. Inoltre, una certa concentrazione sui big, dove più e dove meno, c’è sempre stata in molte Borse, compresa quella svizzera. Infine, al di fuori di quelli dei big ci sono molti altri titoli che hanno seguito percorsi di rialzo, spesso interessanti pur se meno eclatanti rispetto alle azioni di ampia capitalizzazione.

Nel corso del 2024 le Borse hanno mantenuto la tendenza di fondo al rialzo nonostante l’acuirsi nel mondo delle tensioni geopolitiche e l’esistenza di conflitti bellici. Certo, senza la geopolitica negativa le cose potevano e potrebbero andare ancor meglio. Ma è interessante notare come le ragioni direttamente economiche siano state prevalenti e abbiano potuto supportare i mercati. Una di queste ragioni è che il rallentamento della crescita non si è trasformato in recessione internazionale. Un’altra ragione è che gli utili aziendali sono rimasti nel complesso a livelli soddisfacenti, considerando il contesto. E un’altra ragione ancora è che c’è stata una discesa dell’inflazione, graduale ma chiara; fattore importante questo, perché ha ridotto le incertezze sui consumi e sugli investimenti e perché ha consentito alle maggiori banche centrali di tagliare i tassi di interesse di riferimento, facendo calare il costo del denaro.

Le prospettive

Le ragioni economiche che hanno supportato le Borse per ora sono ancora lì, dunque potrebbero in teoria fare da carburante anche nel 2025 in arrivo. Diciamo in teoria, perché occorre anche che non aumentino troppo gli ostacoli, soprattutto su due versanti. Da un lato quello della geopolitica, dove è auspicabile che le tensioni già molto elevate non crescano ulteriormente. Dall’altro quello dei conflitti commerciali, dove è auspicabile che il presidente USA Trump, che si insedierà il mese prossimo, non porti troppo in là la guerra dei dazi rivolta contro la Cina ma anche contro altri Paesi; quando sono molto ampi, questo tipo di contrasti possono riportare inflazione, rallentare la crescita e frenare pure le Borse. C’è da sperare che non si arrivi a questo. D’altronde è vero che le Borse hanno nel complesso mostrato più volte capacità di resilienza, anche in scenari complicati.

Zurigo sta procedendo con passo lento ma resta una difesa per molti investitori

La fotografia della situazione ai valori di venerdì 20 dicembre mostrava una Borsa svizzera in progresso, anche se lieve, rispetto ad un anno prima. È già qualcosa, considerando il carattere difensivo dei listini azionari elvetici e, anche, l’andamento complicato di alcuni grandi titoli nel 2024. Se in questi ultimi giorni di contrattazione dell’anno in corso la Borsa elvetica riuscirà a restare in territorio positivo, oppure se riuscirà a rimanere quantomeno stabile in rapporto ad un anno fa, ebbene il bilancio non sarà brillante ma non sarà neppure negativo quanto viene talvolta dipinto.

I dati principali

Vediamo anzitutto i dati dei tre maggiori indici borsistici svizzeri. L’indice SMI, che raggruppa i 20 titoli principali, quest’ultimo venerdì era a +2% su base annua; l’indice SLI, che contiene i 30 titoli maggiori, era a +5%; l’indice SPI, che ha una più ampia presenza di titoli, era a +4%. Come si può osservare il segno positivo c’era, anche se chiaramente inferiore a quello della media borsistica mondiale in dollari USA alla stessa data (quasi +19%). Pur riconoscendo questa poco più che stabilità della Borsa di Zurigo, occorre però anche ricordare due elementi, uno più di fondo e l’altro più legato all’ultima fase.

L’elemento di fondo è che i listini elvetici sono appunto prevalentemente difensivi, hanno cioè una composizione in cui prevalgono titoli che in molti casi non hanno né grandi balzi né grandi cadute. In pratica, ciò significa che la Borsa svizzera spesso guadagna meno di altre durante le fasi di espansione ma anche che spesso perde meno di altre durante le fasi negative. Questo si è visto anche nel 2023, con un guadagno annuale dell’indice SMI del 3,8%, chiaramente inferiore alla media mondiale; d’altra parte si è visto anche che nel 2022 la perdita di questo indice elvetico è stata un po’ inferiore a quella dell’indice globale. Guardando all’andamento dal 2014 ad oggi, l’indice SMI ha comunque registrato su base annua sette volte il segno positivo e quattro volte il segno negativo.

L’altro elemento riguarda le quotazioni di tre pesi massimi – Nestlé, Roche, Novartis – che da soli fanno circa la metà dell’indice SMI in termini di capitalizzazione di mercato. Questo venerdì Nestlé registrava un ribasso annuo del 23%. La multinazionale dell’alimentare è in una fase di transizione per quel che concerne strategie, management, prodotti e il mercato l’ha penalizzata. Non negative, ma poco positive, le quotazioni di Roche (+1%) e di Novartis (+2%), gruppi svizzeri messi nel mirino come altri della farmaceutica internazionale e comunque quantomeno rientrati in territorio positivo o di stabilità. Sarebbe peraltro un errore prendersela in modo eccessivo con la concentrazione sui tre grandi titoli e con gli andamenti non brillanti di Nestlé, Roche e Novartis. Occorre infatti anche considerare le molte volte che nel corso degli anni questi titoli sono stati invece traini di rilievo della Borsa svizzera. Inoltre la loro forza industriale di fondo, e con essa quindi anche la possibilità di risalita azionaria, non è sparita.

Guardando al 2025

Gli analisti sono divisi sulle possibili prospettive dei listini elvetici nel 2025. Una parte ritiene che l’andamento rimarrà più o meno lo stesso del 2024 oppure anche leggermente inferiore. Un’altra parte ritiene al contrario che ci siano le possibilità per una crescita più marcata degli indici svizzeri, proprio grazie anche al fatto che quest’anno il rialzo è stato contenuto e dunque i prezzi delle azioni non sono troppo alti, si prestano meglio ad acquisti. Tutti comunque richiamano inevitabilmente anche la necessità di vedere quale sarà il quadro internazionale, sia geopolitico sia economico. C’è peraltro da ricordare che a favore della Borsa svizzera giocano sempre due fattori di base: il buon livello di dividendi per molte delle azioni quotate a Zurigo; la forza del franco svizzero, che continua ad attrarre una parte non secondaria degli investitori.