Quando i dividendi valorizzano reddito e capitale azionario

Inseguire il rendimento, sotto forma di dividendo, invece della sola capitalizzazione è un buon modo per cercare di valorizzare i propri risparmi, soprattuto in un periodo in cui i tassi d’interesse sono in calo e rendono meno interessante il classico risparmio bancario o quello obbligazionario in franchi. Negli ultimi anni, ad esempio, lo Swiss market index (SMI), che riunisce le 20 maggiori società quotate alla Borsa svizzera, ha offerto un rendimento medio annuo in dividendi di circa il 3%. Anche nei periodi più deboli, questo valore è rimasto al di sopra del 2,5%. Ma come scegliere le azioni giuste e costruire un portafoglio «da dividendo?». La società di consulenza finanziaria e previdenziale VermögensZentrum (VZ) ha pubblicato negli scorsi giorni un’interessante analisi sulle azioni di società svizzere da dividendo, appunto.
«L’importante nello scegliere azioni da dividendo svizzere non è semplicemente acquistare a caso titoli con un rendimento elevato, bensì agire in base a un piano», spiega Michael Imbach, responsabile di VZ VermögensZentrum per la Svizzera italiana. «Consigliamo di procedere in tre fasi: in primo luogo, ordinare le azioni in base al loro rendimento da dividendo. In questo modo è possibile una prima valutazione di quali azioni offrano un rendimento da dividendo interessante. Tuttavia, questo dato è solo un’istantanea che può cambiare significativamente pochi mesi dopo. In secondo luogo, gli investitori devono concentrarsi sulle società che seguono una politica dei dividendi sostenibile. Ciò significa che una società aumenta regolarmente il proprio dividendo e non lo riduce mai - o solo eccezionalmente. Per esempio, l’investitore può stilare un elenco dei titoli che gli interessano e inserire la frequenza con cui la società ha aumentato o ridotto il dividendo negli ultimi dieci anni. Infine, va considerata la crescita degli utili. Se una società è in grado di aumentare gli utili di anno in anno, pone anche le basi per un aumento costante dei dividendi. Chi procede in questo modo può essere certo che il suo portafoglio contenga azioni di società che, al momento della scelta, attribuiscono grande importanza a una buona politica dei dividendi a lungo termine».
Orientarsi non è facile
Non sempre, però, è agevole per un risparmiatore orientarsi tra i titoli quotati tra lo SMI e lo SPI della Borsa svizzera. Quali alternative ci sono all’acquisto diretto dei titoli? «In effetti, per gli investitori privati è necessario un certo sforzo per mettere insieme una buona selezione di azioni da dividendo», risponde Imbach. «Chi non ha tempo o non possiede le conoscenze e le competenze necessarie per procedere in tal senso può anche investire in azioni da dividendo puntando su ETF ( Exchange Traded Fund, ovvero fondi negoziati in borsa, ndr) e fondi d’investimento. Attualmente esistono due ETF e altri 16 fondi definiti a dividendo. Gli ETF e i fondi d’investimento si differenziano per il fatto che i primi si limitano a replicare un indice svizzero dei dividendi, applicando in contropartita commissioni ridotte. Con i fondi a dividendo, sono i gestori a prendere decisioni nello scegliere i titoli da dividendo. Il loro obiettivo è quello di ottenere un rendimento superiore alla media - il che non riesce loro quasi mai. Inoltre, applicano commissioni significativamente più elevate rispetto agli ETF. Le indagini di VZ dimostrano che le commissioni più elevate sono uno degli elementi che, sul lungo periodo, divorano il rendimento e penalizzano il risparmio».
Nel caso degli ETF ce ne sono di diverse tipologie: a gestione attiva o passiva. Sono ancora consigliabili in un periodo d’incertezza come quello attuale (dazi commerciali, conflitti armati)? Se sì, quale tipo è il più adeguato? «È vero, si contano sempre più ETF attivi. Tuttavia, anche per questi vale lo stesso discorso fatto per i fondi d’investimento a gestione attiva: in quasi tutti i casi il loro rendimento sul lungo termine è inferiore a quello del mercato e gli investitori devono comunque pagare commissioni più elevate. Per questo motivo gli ETF tradizionali e a gestione passiva rappresentano in genere la scelta migliore per investire denaro. Anche se al momento i tempi sono un po’ più difficili, diversi studi dimostrano che il momento migliore per investire in azioni è sempre il presente. Se si considerano i mercati azionari sul lungo termine, un periodo di dieci anni in cui le azioni non abbiano registrato un rendimento positivo semplicemente non esiste».