Quanto costerà un iPhone, con i dazi di Donald Trump?

Quanto costerà un iPhone, con i dazi di Donald Trump? La domanda impazza online. Già, perché il «Liberation Day» del presidente statunitense avrà un impatto sul commercio mondiale. E se qualcuno non si era posto più di tanto il problema, a sollevare la questione sul prezzo dello smartphone ci hanno pensato gli analisti dell’istituto finanziario newyorkese Rosenblatt Securities.
Secondo gli economisti, il prezzo dei vari modelli dell'iPhone della Apple aumenterà del 43% rispetto a quello attuale. Così, il modello di iPhone 16 più economico, lanciato negli Stati Uniti con un prezzo di listino di 799 dollari, potrebbe arrivare a costare fino a 1.142 dollari. Il più caro dei nuovi modelli – in attesa delle nuove uscite di settembre –, è l’iPhone 16 Pro Max nella versione con display da 6,9 pollici e 1 terabyte di spazio di archiviazione. Attualmente viene venduto al dettaglio a 1.599 dollari, ma potrebbe arrivare costare quasi 2.300 dollari se l’aumento del 43% dovesse essere interamente trasferito ai consumatori. Secondo le stime degli analisti di Morgan Stanley, l’effetto combinato delle nuove tariffe potrebbe costare ad Apple da sola oltre 8,5 miliardi di dollari in un anno. Tradotto: circa 7% in meno di profitti, oppure un aumento di prezzo su gran parte dei dispositivi di punta. Perché se è vero che alcune aziende potrebbero decidere di assorbire parte dei costi, è altrettanto vero che la pressione sugli utili renderà inevitabile il trasferimento dell’onere sull’utente finale.
La filiera dell'elettronica ha subito un vero e proprio scossone all'annuncio di Trump. Perché se il cuore della tecnologia batte nella Silicon Valley, le mani che assemblano e confezionano i suoi dispositivi lavorano tra Shenzhen, Hanoi, Bangalore e Chengdu. E ora quelle mani costeranno di più, scrive il Corriere della Sera. I numeri sono chiari: fino al 46% di dazi sui prodotti provenienti dal Vietnam, il 26% su quelli dall’India, il 34% dalla Cina. Il settore tech si trova a dover fare i conti con uno scenario di rialzi per nulla da poco, sia nei costi di produzione che nei prezzi finali.
Il tonfo di Apple a Wall Street e la dipendenza dall'Asia
L’effetto dei «dazi reciproci» annunciati il 2 aprile da Donald Trump ha mandato in tilt i mercati. Più che di «Liberation», per le Borse (e il dollaro) è stato il «Trepidation Day». Tanto che il timore è che i dazi facciano infine rima con recessione. Tra i singoli titoli spicca il calo di oltre il 9% di Apple, il peggiore dal 2020 con oltre 300 miliardi di dollari di valore di mercato andati in fumo.
Cupertino realizza i suoi prodotti di punta in stabilimenti cinesi con Foxconn e Luxshare. Apple ha diversificato la sua catena di fornitura in varie parti del mondo, tra cui Vietnam, India e Stati Uniti, ma «i cuori e i polmoni della catena di fornitura Apple sono cementati in Asia», ha spiegato Dan Ives di Wedbush. La stragrande maggioranza della produzione di iPhone proviene dalla Cina, così come oltre il 50% dei prodotti Mac e il 75%-80% degli iPad. Apple ha annunciato a febbraio un investimento di 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma l’analista di Wedbush stima che che ci vorrebbero 3 anni e 30 miliardi di dollari per spostare anche solo il 10% della sua catena di fornitura dall’Asia agli Stati Uniti, con una grande interruzione nel processo.
Quanto ci costerà?
Ma Apple è solo la punta dell’iceberg. E non solo nell'industria tech. Ci sono, tra le altre cose, anche abbigliamento e calzature made in USA. Visto che la Cina sarà tassata al 34%, il Vietnam al 46% e il Bangladesh al 37%, alcuni marchi come Nike e Adidas potrebbero aumentare i prezzi dei prodotti che si riverseranno poi sui consumatori.
Intanto, Nintendo ha bloccato i preordini della Switch 2, in arrivo il 5 giugno. L'azienda giapponese aveva in programma l'apertura dei preordini il 9 aprile negli Stati Uniti ma ha deciso di posticiparli al fine di valutare l'impatto dei dazi imposti da Trump. La decisione è stata resa nota in una dichiarazione rilasciata dallo stesso colosso nipponico a The Verge, con la società che ha assicurato di fornire aggiornamenti sulla nuova data di inizio dei preordini in un momento successivo.