Ricerca e sviluppo, le imprese effettuano ingenti investimenti
In un ambiente globale come quello in cui viviamo, le attività di ricerca e sviluppo rappresentano un fattore fondamentale per permettere alle imprese di rimanere concorrenziali in un mercato competitivo. A che punto sono le aziende svizzere e ticinesi negli investimenti in questo campo? A livello nazionale la spesa rimane elevata. Stando alle indicazioni dell’Ufficio federale di statistica (UST), rese note ieri, nel 2023 le imprese private hanno destinato 18 miliardi di franchi alle loro attività di ricerca e sviluppo (R+S) in Svizzera, con un aumento medio annuo del 3,5% dal 2021, momento dell’ultima rilevazione. Vista anche la struttura dell’economia elvetica, dove il settore farmaceutico gioca un ruolo importante, tanto che assieme alla chimica conta per circa la metà delle esportazioni totali, la parte del leone è costituita dalla spesa proprio dal settore Pharma, che ha investito 5,5 miliardi di franchi nel 2023, ossia il 31% del totale. Rispetto a due anni prima la sua posizione si è però indebolita, con una flessione media del 6% all’anno. «Un calo di tali proporzioni non si era più verificato dal 2012», sottolineano i funzionari di Neuchâtel.
Il traino del settore tecnologico
Quindi, la crescita del ramo della ricerca nel 2023 non è stata trainata dal comparto dei medicinali, come era avvenuto in passato, bensì in particolare dai segmenti degli strumenti di alta tecnologia e dei macchinari. Il numero di imprese che svolgono attività di R+S è stimato in poco meno di 3.500. Molte realtà sono di piccole dimensioni, con meno di 50 dipendenti. Ma sono le grandi società (100 o più addetti) a essere le protagoniste in termini di risorse impegnate: esse rappresentano più di tre quarti della spesa.
Innovazioni di processo
Ma qual è la situazione in Ticino in questo ambito? Quanto è importante perle imprese ticinesi l’attività di ricerca e sviluppo? Lo abbiamo chiesto a Stefano Modenini, direttore dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI). «Per forza di cose - afferma - le attività di ricerca e sviluppo sono un argomento sempre attuale nel settore industriale ticinese, in quanto gli alti costi del produrre in Svizzera, ma non solo per questo, spingono di fatto le aziende a moltiplicare gli sforzi per fare innovazione in quanto fattore di competitività a livello internazionale. Ricordo infatti che le nostre imprese industriali esportano nel mondo mediamente l'80 % della loro produzione. Non va inoltre dimenticato il fatto che le nostre imprese fanno prima di tutto innovazione di processo e poi di prodotto. Cioè incrementano l'innovazione già esistente, ma ciò è perfettamente comprensibile». «Sul fronte dell'innovazione - prosegue - constatiamo un'accelerazione a seguito dell'avvento di nuove tecnologie e nuovi materiali, ma ciò non si riflette immediatamente in processi di ricerca e sviluppo. Prima di tutto perché l'innovazione costa e le imprese negli ultimi 10-15 anni sono state confrontate a diverse crisi economiche a livello internazionale e in parte hanno sopperito di fatto a difficoltà congiunturali facendo ricorso ai mezzi propri. In secondo luogo perché sta mutando la velocità con la quale la tecnologia a sua volta cambia, ragione per cui gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere maggiormente ponderati perché le risorse disponibili sono limitate». E cosa si potrebbe fare per incentivare l’attività di ricerca e sviluppo in Ticino? «Contrariamente a un certo pensiero dominante ed errato che definisce le imprese in Ticino a basso valore aggiunto - sottolinea - il livello tecnologico delle nostre industrie è invece buono, anche nelle attività cosiddette più tradizionali. Considerati però i costi crescenti nel nostro paese e certe prospettive negative, come l'invecchiamento della popolazione e dunque la difficoltà di trovare il personale formato e specializzato, sarà necessario potenziare l'innovazione nelle aziende per sopperire a queste difficoltà».
Incrementare il valore aggiunto
«Per essere competitivi in futuro - conclude Stefano Modenini - non esiste altra strada che quella di incrementare il valore aggiunto delle diverse attività, favorendo il più possibile la crescita dei margini di guadagno e dunque la possibilità anche di alzare le retribuzioni. Per questo occorre anche l'aiuto dello Stato nel senso di mettere in atto politiche di sviluppo economico appropriate. Ciò che in parte in Ticino si sta facendo compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili». Tornando al comunicato dell’Ufficio federale di statistica, Le imprese hanno impiegato nelle attività di ricerca quasi 69.000 persone, numero in aumento annuo del 5% dal 2021. I lavoratori assunti dalle imprese private per svolgere attività di R+S sono generalmente altamente qualificati e il 45% di loro occupa una posizione di ricercatore. Il personale di ricerca è prevalentemente maschile: le donne rappresentano solo un quarto del totale, una quota stabile da diversi anni. L’importo speso nel 2023 dalle imprese private per l’acquisto di R+S all’estero sotto forma di mandati è aumentato notevolmente: ha infatti raggiunto i 7,9 miliardi di franchi, contro i 6,3 miliardi di franchi del 2021, un incremento che fa peraltro seguito a una contrazione durata diversi anni.