Il commento

Risparmi (s)convenienti

Con i tassi d'interesse in Svizzera in calo e proiettati verso lo zero per cento, sorge il dubbio sul senso di risparmiare i nostri denari
Dimitri Loringett
16.01.2025 06:00

In Svizzera, conviene ancora risparmiare? Il risparmio è la rinuncia a un consumo immediato di una parte di reddito (salario, rendita) per procrastinarlo in futuro, quando ce ne sarà bisogno. È un sacrificio che faccio oggi per non avere problemi quando le contingenze personali e di reddito saranno più difficili. Insomma, il classico invito di buon senso dei nostri nonni di mettere qualcosa da parte «perché non si sa mai cosa può succedere nella vita», è sempre d’attualità. Ma, detto in altre parole, il «sacrificio» di privarsi di risorse oggi è remunerato il giusto? Il riferimento è al classico vecchio conto risparmio. Con la prospettiva di un ulteriore ritorno a un regime di tassi d’interesse a zero - se non addirittura negativi, come lo sono stati per i sette anni dall’inizio del 2015 fino al settembre del 2022 - parrebbe di no. Ma anche con i tassi d’interesse sopra l’uno per cento, come lo erano fino all’autunno scorso, non conveniva depositare i soldi in banca: al netto dell’inflazione, infatti, il rendimento reale sui nostri risparmi era negativo. Certo, le alternative non mancano e il mondo della finanza è sempre molto creativo, tant’è che anche istituti di credito votati al piccolo risparmiatore in questi giorni invitano a entrare nel variegato mondo della Borsa. Insomma, da oculati risparmiatori a investitori più arditi in titoli azionari, fondi immobiliari e materie prime - con relativi aumenti dei rischi - il passo è breve. Premettiamo che nel lungo termine il ritorno sull’investimento in titoli o fondi è quasi garantito. C’è però un «quasi» di mezzo, oltre al concetto di lungo termine che potrebbe non coincidere con quello del risparmiatore-investitore. A differenza degli interessi che maturano sui risparmi giorno per giorno e che vengono versati annualmente, i titoli azionari - nello stesso lasso di tempo - possono perdere valore e, se venduti, cancellare eventuali guadagni ottenuti con i dividendi. Sui fondi immobiliari, un evergreen fra i prodotti d’investimento in Svizzera, i rendimenti sono stabili e costanti nel tempo e, quindi, forse sono una buona alternativa. Sull’oro, be’, bisogna crederci nel lungo termine e sperare che mantenga il suo status di bene rifugio per eccellenza perché, nel breve-medio, produce solo costi. A ogni modo, queste forme d’investimento costano - commissioni di negoziazione, diritti di custodia, affitto cassette di sicurezza… - e non si può pretendere che siano adatte a tutti, specie per i piccoli risparmiatori. Un modesto portafoglio d’investimento, infatti, può costare più in commissioni e diritti di custodia rispetto al rendimento dei titoli che contiene, specie se da un anno all’altro l’andamento delle Borse è piatto o addirittura negativo. Anche sul mercato immobiliare non si può essere sicuri al 100% che resti per sempre in salita, anche se un suo collasso in Svizzera, in stile subprime come negli USA, è meno probabile ma pur sempre possibile. All’inizio degli anni Novanta, infatti, il mercato immobiliare svizzero subì una forte correzione con relativi fallimenti societari.

Tornando ai risparmi, va ricordato che l’atto di depositare i propri denari in banca è l’elemento fondante del sistema bancario. Solo con il capitale proprio e senza la custodia dei beni delle persone, incentivata anche dalla cosiddetta riserva frazionaria, le banche non potrebbero di fatto erogare prestiti. Ecco perché la raccolta dei risparmi viene rimunerata con un tasso d’interesse. Così come la banca dà «credito» alle persone che chiedono denari in prestito, i depositari «credono» nella banca per custodire i propri beni e rimunerarli per tale fiducia. Ma se questa rimunerazione venisse meno, avrebbe ancora senso risparmiare? E se la risposta è no, che cosa succederebbe se tutti noi ritirassimo i nostri risparmi e, come «consigliano» gli esperti della finanza, investissimo tutto quanto in azioni, fondi, oro (e, già che ci siamo, in criptovalute)? Lasciamo la risposta agli esperti di economia politica e monetaria, ma la riflessione andrebbe estesa anche all’agire della Banca nazionale, che ha quale obiettivo statutario la stabilità dei prezzi e solo indirettamente la tutela dei risparmi dei cittadini. Tuttavia, se il contenimento delle pressioni inflazionistiche o del valore del franco svizzero si ottengono a scapito di quel sano (e legittimo) «premio» che i risparmiatori ricevono per aver diligentemente e faticosamente risparmiato parte dei loro guadagni, allora il dubbio si pone. Se non altro, non crediamo che le svizzere e gli svizzeri, per una mera questione culturale, possano voler emulare gli statunitensi che, in genere, non risparmiano e, anzi, spendono ogni dollaro che hanno - se non oltre. Con risultati, talvolta estremi, che si potrebbero tranquillamente evitare con il ritorno al vecchio, ma sempre valido, sistema bancario basato su depositi e prestiti. Banche centrali permettendo, naturalmente.