Svizzera

Scendono i tassi e per le banche i margini si assottigliano

L'allentamento monetario riavviata dalle banche centrali, compresa la BNS, peserà sui conti degli istituti di credito - L’indagine congiunturale del KOF rileva che la differenza tra i tassi attivi e quelli passivi si sta riducendo con effetti opposti tra la remunerazione dei depositi e dei prestiti
Dimitri Loringett
11.10.2024 06:00

La Banca nazionale svizzera (BNS) fu la prima a incominciare ad aumentare il costo del denaro nel giugno del 2022 e la prima a ripercorrere il percorso inverso lo scorso mese di marzo. Dopo un anno e più di significative strette monetarie effettuate dai principali istituti centrali per contrastare le pressioni inflazionistiche, si ritorna ora in una situazione espansiva che mal si concilia con una remunerazione del risparmio. Gli istituti di credito svizzeri, infatti, hanno fatto intendere che quest’anno non sarebbero riusciti a replicare gli eccezionali risultati dello scorso anni, conseguiti anche grazie ai margini d’interesse che, come noto, tendono a incrementare durante le fasi di rialzo dei tassi.

Il settore bancario elvetico, però, continua a mostrare un quadro tutto sommato positivo: è quanto emerge dall’inchiesta periodica condotta dal Centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo (KOF), i cui dati sono stati analizzati e commentati dall’Ufficio di statistica del Canton Ticino (Ustat).

In estrema sintesi, rimangono positivi e in leggera crescita gli indicatori relativi alla domanda di servizi bancari sia a livello di clientela privata, sia di quella aziendale, tendenza che si registra sul fronte dei volumi. Sul fronte dei nuovi crediti, invece, il quadro rimane relativamente più stabile. Per contro, ci sono alcune note meno positive: il calo dei margini d’interesse sta ad esempio incidendo sulla situazione reddituale delle banche. Inoltre, una quota non trascurabile di istituti segnala dei livelli d’occupazione «eccessivi». Valutazione che trova eco nell’indicatore inerente all’evoluzione degli impieghi nei prossimi tre mesi. A questo proposito, la settimana scorsa il portale d’impiego Indeed.ch ha rilevato un marcato calo degli annunci di lavoro del 15% in settembre presso le dieci maggiori banche in Svizzera, calo che sale al 28% nel confronto con un anno fa.

Per quanto riguarda il Ticino, i rilevamenti del KOF riflettono tendenze simili, con alcune note più positive, come ad esempio nella valutazione della situazione degli affari e altre meno, come l’indice relativo ai crediti, che ha registrato una flessione, evoluzione osservata nonostante i due ritocchi al ribasso del tasso d’interesse di riferimento da parte della BNS. Secondo gli esperti dell’Ustat, nel Cantone sudalpino sembrerebbero infatti aver pesato maggiormente gli aumenti del tasso d’interesse di riferimento decisi dalla BNS tra il 2022 e il 2023.

«La politica monetaria della BNS sta influenzando molto l’attività e i risultati del settore bancario», osserva Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT), citato in una nota. «La diminuzione del tasso di riferimento - aggiunge - erode i margini sulle operazioni d’interesse e quindi pesa significativamente sugli utili. D’altro canto, con tassi d’interesse bassi anche le attività commerciali e d’investimento dovrebbero rilanciarsi. È quindi lecito essere prudenti sull’evolversi della situazione sul fronte degli affari. In particolare, sul mercato immobiliare la dinamica negli ultimi trimestri ha rallentato ma, secondo la BNS, i punti critici soprattutto in alcune zone del Paese persistono», conclude il direttore dell’ABT.

Ipoteche meno care

I tassi d’interesse delle ipoteche di lunga durata hanno subito un calo, dopo la decisione adottata ormai due settimane fa dalla Banca nazionale svizzera di abbassare il tasso guida dall’1,25% all’1,00%.

A fine settembre il tasso medio del mutuo a dieci anni era dell’1,81%, in flessione di 0,33 punti rispetto a giugno, emerge dalla consueta analisi trimestrale pubblicata dal servizio di confronti Comparis. La scadenza a cinque anni si è attestata all’1,68%, con una contrazione di 0,36 punti. In entrambi i casi la diminuzione nel confronto con l’inizio dell’anno è di 0,45 punti.

Anche se con la terza riduzione consecutiva del costo del denaro operata dalla BNS il divario tra le ipoteche Saron e quelle a tasso fisso si è ulteriormente ridotto, le prime rimangono ancora leggermente più convenienti delle seconde.

Tuttavia, rimarca Comparis, il bisogno di certezze spinge le persone a preferire i finanziamenti di lunga durata: nel terzo trimestre circa il 72% di tutti i titolari di un mutuo ha optato per il tasso fisso con una durata di dieci anni o più; nei due trimestri precedenti questa percentuale era significativamente inferiore, dal 40 al 50%.