Scricchiola l’impero di René Benko e i creditori europei tremano
Signa, l’impero immobiliare dell’imprenditore austriaco René Benko, potrebbe essere colpito da un’ondata di insolvenze se i disperati tentativi di ottenere liquidità non dovessero andare in porto. Secondo Bloomberg, il gruppo, articolato in numerose società in diversi Paesi, potrebbe presentare nelle prossime settimane diverse dichiarazioni di insolvenza, come già accaduto venerdì alla controllata Signa Real Estate Management Germany.
Signa, che vanta un patrimonio immobiliare di 23 miliardi di euro, rischia di trasformarsi in uno dei più grandi crac immobiliari dalla crisi finanziaria del 2008. Il gruppo (tra cui Globus, ndr) sta cercando di raccogliere fino a 600 milioni di euro per rispettare le sue scadenze debitorie di breve termine e avrebbe contattato una serie di investitori tra cui Mubadala Investment, Pif, Attestor Capital ed Elliott. Un compito reso ancora più complicato dalla complessa struttura del gruppo, composto da molte società con investitori e creditori a diversi livelli. Il gruppo austriaco è rimasto schiacciato tra il rialzo dei tassi – che ha fatto schizzare il costo del debito – e la crisi del mercato immobiliare commerciale innescata dalla pandemia di Covid. La fetta più consistente della sua esposizione è nei confronti delle banche, che ne hanno finanziato le acquisizioni e i progetti di sviluppo immobiliare con crediti garantiti da pegni immobiliari.
Una delle prime «vittime» di Signa a uscire allo scoperto è stata Julius Baer che ha reso noto un accantonamento di 70 milioni di franchi su un’esposizione complessiva – ha rivelato – di 606 milioni di franchi. Secondo Bloomberg tra i creditori del gruppo austriaco figurerebbero, tra gli altri, anche Raiffeisen, NordLB, BayernLB, Dz Bank e l’italiana Unicredit, presente in Germania con Hvb e in Austria con Bank Austria. In Sigma hanno investito anche alcuni facoltosi imprenditori europei, come la famiglia Peugeot o il magnate dei trasporti tedesco Klaus-Michael Kuehne, a cui appartiene il colosso svittese della logistica Kühne+Nagel.
Banca solida e ben capitalizzata
Julius Baer ha rassicurato ancora ieri gli investitori in merito alla sua esposizione creditizia nei confronti della holding Signa. In una nota la banca afferma di aver adottato misure per proteggere i propri interessi. I prestiti a questa entità – si legge in una nota – sono garantiti da controparti legate al settore immobiliare commerciale e a quello dei beni di lusso. Anche in caso di perdita totale su questo portafoglio di prestiti, la quota di capitale ponderata (CET 1 leverage ratio) del gruppo Julius Baer sarebbe superiore al 14% e la banca «resterebbe chiaramente redditizia», viene specificato. A fine ottobre, il portafoglio di prestiti privati di Julius Bär ammontava a 1,5 miliardi di franchi e i prestiti totali a 41 miliardi di franchi. Gli altri due maggiori prestiti a privati si attestavano rispettivamente a 216 milioni di franchi e 140 milioni di franchi e non erano legati all’immobiliare.
«Ci rammarichiamo che una singola esposizione abbia creato incertezza per i nostri azionisti», ha dichiarato il CEO Philipp Rickenbacher aggiungendo che la banca «è molto ben capitalizzata», con un coefficiente CET 1 Tier 1 del 16,1% a fine ottobre.