Se la moneta si svaluta le Borse e l’oro volano

Dal tonfo di metà marzo i listini (specialmente quelli americani) sono tornati a salire disegnando una perfetta V. Il Nasdaq, che è composto prevalentemente da titoli tecnologici, oramai sfiora la vetta degli 11.000 punti, ben sopra il massimo storico di febbraio attorno ai 9.800. Lo S&P500, a 3.325 si trova a solo un manciata di punti dal record di febbraio (oltre 3.380 punti). Al contempo l’oro, definito spesso il bene rifugio per eccellenza, da settimane galoppa: dopo aver sfondato i 1.800 dollari l’oncia è salito senza colpo ferire ai 2.000 e fino a ieri sera non dava alcun segno di rallentamento. Però anche la curva dei contagi da coronavirus continua a salire, mentre l’economia reale è in forte sofferenza e impiegherà parecchio tempo - forse due anni - a riprendersi dallo shock subito (stima KOF). Tra chi teme una bolla sui mercati dovuta all’eccessivo ottimismo degli investitori e chi scuote il capo e parla di scollamento totale tra finanza ed economia reale, c’è chi è passato a ragionare direttamente sulla «svalutazione monetaria» per spiegare quanto sta succedendo.
«Fa effetto vedere listini e oro a tali livelli, ma il dollaro sta perdendo forza contro le principali valute (a partire dall’euro) e sui mercati c’è una quantità di liquidità inaudita», spiega Victor Brusa della BV Trading di Chiasso. Gli effetti sono molteplici. Intanto i tassi d’interesse sono di conseguenza bassissimi: siccome gli investitori scontano con essi i rendimenti futuri, più i tassi sono bassi, più il prezzo di un titolo lievita, e così le Borse corrono. Poi c’è il fattore delle aspettative. «Il Nasdaq è cresciuto molto grazie al boom di consumi registrato dalle aziende del settore tecnologico durante il lockdown, come Facebook, Netflix o tutte le società legate all’informatica e all’e-commerce. Lo S&P500 al contrario contiene anche settori che hanno sofferto della crisi, come trasporti e turismo. Ma continua lo stesso a crescere, perché gli investitori sono convinti che la marea di liquidità immessa dalla Fed e gli aiuti dei Governi alla fine comunque terranno a galla la maggior parte delle aziende, anche se i risultati non sono affatto entusiasmanti».
E poi c’è il discorso della mancanza di alternative, come spiega il consulente finanziario di Lugano Bruno Chastonay. «Siamo in una sorta di gioco perverso: ad esempio ieri il colosso delle auto Continental ha pubblicato dati disastrosi e il titolo nelle prime ore invece di scendere saliva. Perché più si stampa moneta più secondo il mercato aumentano le possibilità che le società ricevano aiuti per superare la crisi. Così i debiti aumentano, le probabilità che vengano ripagati diminuiscono, e la moneta si svaluta. Quindi non sono le Borse che corrono, ma il denaro che vale meno. Da qui nasce la corsa agli asset reali considerati sicuri, che sono sempre di meno. Come l’oro (assieme ad altri metalli preziosi), che qualcuno vede già oltre i 2.500 dollari, ma anche l’arte e l’immobiliare. Persino in Svizzera il mattone resiste bene, nonostante gli alti livelli dello sfitto». I titoli governativi, visto che i tassi reali spesso sono negativi, sono un’alternativa poco amata. «Sui listini poi la volatilità è molto alta e i volumi di trading pure - prosegue Chastonay - si utilizzano molto i derivati e si tengono i titoli per poco tempo per realizzare in fretta i profitti. È come se i mercati non guardassero più ai dati macroeconomici, ma solo alle banche centrali. Infatti la svalutazione del dollaro stavolta non ha favorito gli emergenti: perché si preferisce evitare mercati dove l’operato della banca centrale non è considerato trasparente».
«È chiaro che con tutti questi aiuti istituzionali non si può che stare a galla e andare contro la Fed può essere doloroso», conclude Brusa. Ma è come camminare sulle uova perché dietro l’angolo ci sono parecchi rischi con cui fare i conti. Tra cui quello di un secondo lockdown, il ritorno dell’inflazione, la guerra per l’egemonia del dollaro sui mercati asiatici, la fine degli aiuti diretti all’economia nei prossimi mesi, le presidenziali USA.