Svizzera

SECO: «Disoccupazione stabile a gennaio»

Nel mese in esame, 122.268 persone sono state registrate come disoccupate presso gli uffici regionali di collocamento, 540 in più rispetto a dicembre – Il tasso è al 2,6%
© CdT/ Chiara Zocchetti
Ats
07.02.2022 08:39

La disoccupazione è rimasta stabile in Svizzera nel mese di gennaio, ma è lievemente aumentata in Ticino e nei Grigioni. A livello nazionale il tasso si è attestato - come in dicembre - al 2,6%, a fronte del 3,7% dello stesso mese dell’anno scorso e dell’analogo 2,6% del novembre 2019, prima della pandemia.

Stando ai dati diffusi oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) il numero dei senza lavoro iscritti agli uffici regionali di collocamento (URC), che nel gennaio 2021 aveva toccato i massimi dal 2010 (169.753), è salito a 122.268, con un incremento di 540 rispetto a dicembre, ma una flessione di 47.485 sull’arco di dodici mesi. Va peraltro ricordato che nel giugno 2019 le persone senza impiego erano però ancora meno di centomila (97.222).

In Ticino nel gennaio 2022 il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,2% (+0,1 punti rispetto a dicembre, -0,9 su base annua), nei Grigioni all’1,4% (+0,1 e -0,6). I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 5%. Con un tasso del 4,4% il primato negativo spetta a Ginevra, seguono Giura (4,2%), Neuchâtel e Vaud (3,7%). Alti sono anche i valori di Basilea Città (3,4%) e Argovia (3,1%). Con un tasso dello 0,7%, Appenzello interno è invece il cantone con meno disoccupati. Il motore economico della nazione, Zurigo, è al 2,3%, un po’ meno della media nazionale.

Il Ticino è al settimo posto fra i più toccati dal problema, mentre i Grigioni sono al sesto rango nella graduatoria dei meno colpiti. In termini assoluti, da Airolo a Chiasso si contano 5.472 disoccupati (+195 mensile, -1496 annuo), mentre nel cantone con capoluogo Coira la cifra è di 1.523 (+34 e -592).

Tornando all’ambito nazionale, dai dati pubblicati dalla Seco emerge anche che il numero di giovani (15-24 anni) disoccupati è diminuito di 169 unità rispetto a dicembre a un totale di 10.400, cioè 7.366 persone in meno che un anno prima. Il tasso per questa fascia di età si è attestato al 2,0%, stabile sul mese e in flessione di 1,4 punti sull’anno. I lavoratori ultra 50.enni sono al 2,8% (stabile e -0,7). I disoccupati di lunga durata (cioè quelli iscritti agli URC da oltre un anno) erano 29.076, il 2,7% in meno di dicembre e il 5,2% in meno di dodici mesi prima: 383 giovani, 15.235 25-49.enni e 13’363 ultra 50.enni.

Leggendo i dati in base alla nazionalità, gli svizzeri presentano una quota di senza lavoro dell’1,8% (stabilità mensile, -0,7 annuo), gli stranieri del 4,9% (stabile e -1,8). Per paese di provenienza, i tassi sono più elevati per i bulgari (13,9%), i rumeni (9,9%), gli africani (9,3%) - che la Seco considera nel loro insieme -, i kosovari (7,9%) e i polacchi (7,3%). L’UE è al 4,4%. Riguardo ai principali paesi confinanti, la Francia è al 5,2%, l’Italia al 4,7% e la Germania al 2,7%.

I dati diffusi dalla Seco si basano sulle persone effettivamente iscritte agli uffici regionali di collocamento (URC). La definizione è quindi diversa da quella dei disoccupati ai sensi dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO), che opera attraverso sondaggi. L’ultima stima disponibile - pubblicata a metà dicembre - dà la disoccupazione in Svizzera nel terzo trimestre 2021 al 5,1%. Lo scarto fra i due dati - quello della Seco e quello ILO - suscita spesso acceso dibattito.

Le quote di senza lavoro registrate dalla Seco sono comunque tradizionalmente basse: negli ultimi 20 anni il valore mensile più elevato è stato del 4,3%, osservato nel gennaio 2004. Va anche sottolineato come i dati sulla disoccupazione non tengano conto di coloro che hanno esaurito il diritto a ricevere le prestazioni e che ad esempio vivono di risparmi o si trovano a beneficio dell’assistenza.

Complessivamente, afferma ancora la Seco, le persone in cerca d’impiego registrate nel mese scorso erano 206.867, l’1,3% in meno rispetto a dicembre e il 20,9% in meno di dodici mesi prima. Tale cifra comprende, oltre ai disoccupati iscritti, le persone che frequentano corsi di riconversione o di perfezionamento, che seguono programmi occupazionali o che conseguono un guadagno intermedio. Il numero dei posti vacanti annunciati presso gli uffici di collocamento è pari a 58.412 (-2.809 mensile e -54.632 annuo).

I funzionari di Berna hanno pubblicato anche i dati relativi al lavoro ridotto per il mese di novembre (ultimo dato disponibile): ha colpito 44.753 persone, ovvero 3.511 in meno (-7,3%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende interessate è sceso di 533 unità (-6,7%) portandosi a 7.384. Il numero delle ore di lavoro perse è invece aumentano di 63’222 (+2,8%), per un totale di 2,3 milioni di ore. Nel corrispondente periodo dell’anno prima (novembre 2020, periodo segnato dalla pandemia) erano state registrate 19,2 milioni di ore perse, ripartite su 296.592 persone in 34.311 aziende.

Sempre in novembre 2.848 persone hanno esaurito il diritto alle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione.

«Diversi aspetti positivi»

La Segreteria di Stato dell’economia commenta in modo favorevole i dati sul mercato del lavoro elvetico in gennaio: se a prima vista è cambiato poco (il tasso di disoccupazione è rimasto al 2,6%, invariato rispetto a dicembre) a uno sguardo più attento emergono infatti diversi aspetti positivi.

Il tasso spurgato dai fattori stagionali è sceso dal 2,4% al 2,3%, ha affermato Oliver Schärli, alto funzionario presso la SECO, commentando in una conferenza stampa le indicazioni odierne. Sempre nella stessa ottica (non stagionale) il numero dei senza lavoro appare in calo, di oltre 5000 unità. «Una flessione così forte per il mese di gennaio è probabilmente da record», ha aggiunto.

A suo avviso il mercato del lavoro elvetico si conferma quindi in una ripresa che punta verso i valori precedenti la pandemia. Nella fascia dei 15-24enni la situazione è già migliore che ai tempi pre-COVID e per i 25-49.enni non manca molto: solo i 50-64.enni procedono a rilento. Secondo Schärli è però normale che i lavoratori più anziani siano gli ultimi ad approfittare delle fasi di rilancio. Va inoltre considerato che il 2019 era stato un anno eccellente.

Positivo, sempre agli occhi del 49.enne responsabile del settore Mercato del lavoro/Assicurazione contro la disoccupazione presso la SECO, è il fatto che la ripresa interessi tutte le regioni e tutti i rami economici. La contrazione della disoccupazione al netto degli effetti stagionali è stata particolarmente marcata nei cantoni turistici di Vallese, Grigioni e Ticino.

Altre note rallegranti giungono dalla diminuzione delle persone in cerca di impiego e dal contemporaneo aumento dei posti vacanti. E pure i segnali sul fronte del lavoro ridotto sono positivi, anche se il numero delle persone interessante (in novembre, ultimo dato disponibile) era ancora elevato. Schärli si aspetta comunque che le cifre calino fortemente con l’allentamento delle restrizioni che si va profilando. «Mi posso immaginare che in estate torneremo a una situazione normale».

In generale le prospettive sul mercato del lavoro sono «da buone a molto buone», ha affermato il laureato in economia in forza alla SECO dal 2007. Viene così confermata la previsione di una disoccupazione media al 2,4% nel 2022, solo leggermente più alta del 2,3% del 2019.