Cernobbio

Sergio Ermotti: «Tasso giù, è giusto»

Per il CEO di UBS, la mossa della Banca nazionale rispecchia il quadro elvetico – Gli altri istituti centrali devono essere cauti, hanno il rischio di rimbalzo dell'inflazione – Sul fronte Credit Suisse presto 9 miliardi di risparmi
©CHRISTIAN BEUTLER
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
06.04.2024 06:00

La Banca nazionale svizzera (BNS) ha fatto bene a tagliare il tasso guida elvetico. Gli altri istituti centrali principali dal canto loro devono restare cauti sulla riduzione dei tassi di interesse. È la valutazione di Sergio Ermotti, CEO di UBS, che ha partecipato all’annuale workshop The European House Ambrosetti, organizzato a Villa d’Este di Cernobbio, sulle rive del lago di Como. «Il recente taglio del tasso di riferimento da parte della BNS - spiega Ermotti al CdT - è una mossa giusta, coerente. La Svizzera è un caso molto specifico, ha in sostanza rimesso l’inflazione sotto controllo, quindi è nelle condizioni di iniziare a ridurre i tassi, che aveva alzato nella fase precedente appunto contro l’inflazione. Inoltre, il taglio dell tasso guida facilita il contenimento della forza del franco, e ciò permette di diminuire gli ostacoli per l’export svizzero. La BNS potrebbe effettuare nei prossimi mesi altri tagli del tasso di riferimento, ma questo dipenderà naturalmente anche da quanto faranno le altre maggiori Banche centrali». Secondo il CEO di UBS, i principali istituti centrali - la Federal Reserve americana e la Banca centrale europea in particolare - dovranno peraltro avere grande prudenza nelle loro mosse. «Le situazioni degli USA e dell’Eurozona - dice ancora Ermotti al CdT - sul fronte dell’inflazione sono diverse da quelle della Svizzera. È vero che c’è stato un calo dell’inflazione, ma la loro non è bassa come quella elvetica ed esiste il rischio che il rincaro possa registrare rimbalzi. Anche sui mercati, d’altronde, si è diffusa la consapevolezza che tagli affrettati e consistenti dei tassi possano rappresentare un rischio».

Una sfida professionale

Nel suo intervento nel workshop, Ermotti ha fornito alcuni elementi sull’integrazione del Credit Suisse in UBS. «L’integrazione è entrata nella fase due - ha spiegato il top manager ticinese – e dopo i primi 4 miliardi, avremo altri 9 miliardi di risparmi. Soldi che verranno reinvestiti, ma per poterlo fare è necessario prima ristrutturare. La migrazione dei dati e dei processi IT richiederà sino a ventiquattro mesi. Se tutto andrà secondo i piani, il gruppo, entro la fine del 2026, avrà la stessa redditività che aveva UBS da sola nel 2022. Non si tratta di uno sprint, ma di una maratona». Il CEO di UBS ha anche parlato della sua sfida professionale e dell’impatto che l’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS ha avuto su clienti e collaboratori. «Accettare di guidare l’integrazione del Credit Suisse in UBS - ha detto Ermotti - è stata una nuova sfida per la mia carriera. La fase uno è stata completata, abbiamo stabilizzato la clientela e i collaboratori, che hanno avuto un grande impatto emotivo, prima e dopo gli eventi legati alla crisi del Credit Suisse. Nei primi mesi ci siamo concentrati sul restituire le garanzie e tutte le linee di credito che erano state fornite, mostrando così la forza di UBS», ha concluso Ermotti.