Vertenza

Sulla vicenda dei bond azzerati il Credit Suisse prende tempo

La banca si oppone all’accesso al dossier Finma da parte dei titolari delle obbligazioni AT1
© KEYSTONE / PETER KLAUNZER
Red. Economia
09.06.2023 17:00

«Alla parte ricorrente non dovrebbe essere concesso l’accesso agli atti della Finma depositati al Tribunale amministrativo federale (TAF, ndr) da parte dell’autorità di prima istanza, a eccezione dell’Ordinanza Finma del 19 marzo 2023, e ciò a causa di interessi di riservatezza prevalenti». Questo è quanto scrivono i legali di Credit Suisse (CS) al TAF, opponendosi alla divulgazione ai ricorrenti (in causa contro la Finma per la decisione di azzerare le famigerate obbligazioni AT1) dei documenti relativi alla seconda ordinanza emessa dalla Finma il 22 marzo, attraverso la quale l’Autorità di regolamentazione finanziaria svizzera aveva ordinato alla banca di azzerare anche i Contingent Capital Awards (CCA) strumenti simili agli AT1, ma funzionali al pagamento dei bonus dei dipendenti. La sorprendente richiesta è stata inviata al TAF lo scorso 31 maggio.

Come abbiamo già riferito lo scorso 19 maggio (sulla base delle informazioni riportate in precedenza dal portale antigua.news il 15 maggio) la Finma ha emesso due ordinanze relative al CS. Con la prima, emessa il 19 marzo, la Finma aveva disposto l’azzeramento dei bond AT1 del valore nominale di 16 miliardi di franchi. Con la seconda, emessa il 22 marzo, la Finma aveva esteso il provvedimento anche ai CCA nonostante l’opposizione del CS.

Il TAF, in data 8 maggio, accogliendo le richieste dei ricorrenti, aveva dato alla Finma tempo fino al 7 giugno per consegnare tutta la documentazione relativa all’azzeramento delle obbligazioni AT1 alle parti interessate.

I legali della banca ritengono che i ricorrenti (che non sono titolari di CCA) non avrebbero alcun interesse legittimo a conoscere tutte le informazioni che hanno portato alla decisione contenuta nelll’ordinanza del 22 marzo. Inoltre, argomentano, vi sarebbero interessi privati (vale a dire gli interessi societari della banca) e pubblici (dello Stato) contrari alla divulgazione di tali informazioni e considerati superiori a quelli dei ricorrenti di accedere a tali informazioni.

«Questa argomentazione appare però priva di pregio, ove solo si consideri che proprio dalla lettura della seconda ordinanza», spiega al CdT l’avvocato luganese Dario Item da noi interpellato, «era emerso che il CS medesimo aveva messo in guardia la Finma circa l’assenza di una base contrattuale sufficiente per procedere all’azzeramento degli AT1». «Con una tale premessa - aggiunge - appare piuttosto difficile negare l’interesse dei ricorrenti a conoscere tutti i dettagli delle eccezioni sollevate dal CS - che è poi l’autore del prospetto di emissione di queste obbligazioni - nei confronti della Finma per opporsi all’annullamento dei CCA, strumenti, questi ultimi, che la Finma assimila agli AT1».

«L’importanza e l’unicità del caso dei bond AT1 - conclude l’avvocato Item - imporrebbe oltretutto la massima trasparenza da parte di tutte le parti coinvolte affinché l’opinione pubblica abbia accesso a tutte le informazioni e sappia cosa sia realmente successo in quei concitati giorni di marzo». Va ricordato, aggiungiamo, che giovedì scorso il Parlamento federale ha deciso in modo definitivo l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta proprio per fare piena luce sul caso UBS-CS.

I ricorrenti hanno tempo fino al 7 luglio per prendere posizione sull’opposizione presentata da Credit Suisse.

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