Lugano Banking Day

Sviluppo economico possibile solo con banche e imprese unite

La terza edizione del convegno organizzato dall'Associazione bancaria ticinese dedicata al rapporto tra la finanza e le aziende, allineate di fronte alle numerose sfide — Discusso pure il tema del «too big to fail»
© Ti-Press / Samuel Golay
Dimitri Loringett
12.05.2023 06:01

«Contingenze straordinarie sono giustificate solo nella misura in cui sono in armonia con le leggi immutabili della ragione». È con questa citazione di Alfred Escher - risalente a un’epoca, per certi versi simile a quella attuale, in cui la Svizzera era confrontata con diverse crisi a livello storico, politico ed economico - che il presidente dell’USAM e consigliere nazionale Fabio Regazzi ha aperto la sua relazione al terzo Lugano Banking Day, davanti a un pubblico molto eterogeneo «non solo di banchieri, ma anche con molti rappresentanti dell’economia e della società, a dimostrazione del sapere fare rete che è importante per lo sviluppo economico», ha notato, poco prima, il consigliere di Stato Christian Vitta nel suo intervento d’apertura del convegno.

L’evento, tenutosi al LAC di Lugano e organizzato dall’Associazione bancaria ticinese (ABT) in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), è stato dedicato al fondamentale rapporto che esiste tra banche e imprese, «due mondi interconnessi che non possono fare a meno l’uno dall’altro», ha sottolineato Regazzi. Infatti, alla tavola rotonda conclusiva è stata offerta un’interessante interlocuzione fra rappresentati del mondo imprenditoriale - con Ermenegildo Zegna, presidente e CEO dell’omonimo Gruppo tessile e Hansueli Loosli, presidente di Pilatus Aircraft Ltd - e di quello bancario - con Vittorio Cornaro, CEO di Cornèr Banca e Lukas Gähwiler, vicepresidente del Gruppo UBS -.

L’elefante nella stanza

Con la presenza di quest’ultima figura non si poteva non parlare dell’attualità riguardante Credit Suisse (CS). «Ex post non sentirò la mancanza di queste ultime settimane che sono state emotivamente molto cariche», ha detto Gähwiler, che ha ammesso che «negli ultimi mesi ci eravamo preparati a una telefonata (quella del Consiglio federale che a metà marzo “invitava” UBS a rilevare CS, n.d.r.), ma avremmo preferito proseguire con la nostra strategia».

Il consigliere di UBS si è però soffermato soprattutto sul tema del «too big to fail», proponendo un’analogia con l’aviazione, data la presenza del presidente di Pilatus: «CS era come un aereo che non aveva problemi di motore, eppure è precipitato. In aviazione, quando succede un incidente di questo tipo bisogna prima trovare la scatola nera e poi analizzarla, per capire se vi fosse un problema di progettazione del velivolo oppure del pilota. Come nell’aviazione, le banche sono molto regolamentate e ritengo che non dobbiamo prendere decisioni affrettate bensì mirate».

Guardando avanti, Gähwiler ha voluto parlare delle priorità di UBS per l’acquisizione di CS: «Innanzitutto, dobbiamo portare a termine la transazione, perché in questo momento CS non appartiene ancora formalmente a UBS. In seguito, dobbiamo stabilizzare il business. Infine, dovremo affrontare l’integrazione delle due banche che, soprattutto fuori dalla Svizzera, sarà un esercizio non semplice, viste la varietà di culture». Per quanto riguarda il mercato domestico - ha proseguito - «stiamo valutando tutte le opzioni. Delle vie di mezzo sono possibili. Dovremmo avere più chiarezza entro la fine dell’estate».

Regolamentare con prudenza

L a questione della regolamentazione del settore bancario è emersa ripetutamente durante il convegno. E non solo quella evocata - in modo tavolta frettoloso - nell’aprile scorso da diversi deputati durante la seduta straordinaria delle Camere federali. «Non ho mai visto regolamentazione che non abbia un costo -ha detto Regazzi -. Con le direttive di swissbanking nell’ambito della finanza sostenibile «si creano ostacoli e oneri aggiuntivi alle imprese attive in un mercato globale». Il rischio è infatti quello che queste nuove regole conducano a costi maggiori e a restrizioni nella concessione dei crediti ipotecari, che rappresentano la forma di finanziamento più diffusa per le piccole e medie imprese.

Il presidente dell’ABT Alberto Petruzzella, dal canto suo, ha affermato che bisogna fare attenzione alle soluzioni «one size fits all»: «Imporre di raddoppiare il capitale delle banche, indistintamente, non è una soluzione adatta. Anzi, per molti istituti non avrà utilità perché sono già ben capitalizzate. Le banche devono piuttosto saper gestire i rischi, coi mezzi giusti per intervenire tempestivamente ed evitare altre crisi». Petruzzella ha poi rivolto lo sguardo alla piazza finanziaria ticinese, che rimane solida. «Fatta astrazione per CS, l’anno scorso le nostre banche hanno registrato buoni risultati. Alcuni istituti hanno festeggiato un anno record. Globalmente, dopo anni di calo e poi stagnazione, l’occupazione è addirittura leggermente cresciuta».

Personale qualificato cercasi

A proposito di occupazione, un altro tema del Lugano Banking Day è stato quello riguardante la difficoltà di reperire personale qualificato, un fenomeno che non tocca solo le PMI ma anche le stesse banche, come ha sottolineato Vittorio Cornaro: «Per molte funzioni di base (contabilità, compliance, risk management ecc.) si fa fatica a trovare profili qualificati. C’è, inoltre, una penuria cronica di informatici. Nel caso di Cornèr Banca, dove abbiamo molti ingegneri, siamo costretti a rivolgerci a entità esterne». «L’apertura di Alptransit - ha aggiunto - è stata una buona cosa, ma è anche vero che ora Zurigo è più vicina e abbiamo perso dei talenti che hanno preferito lavorare per società come Google dove, oltretutto, gli stipendi sono nettamente superiori».