L'editoriale

Tra mercati razionali ed emotività politica

Davanti alle incertezze politiche, i mercati, dopo la naturale fibrillazione iniziale, tendono sempre a ritrovare un equilibrio
Generoso Chiaradonna
05.07.2024 06:00

Il mercato ha sempre ragione. È un assunto fatto proprio da chi opera in Borsa estendibile anche ad altri ambiti. Il prezzo di vendita o di acquisto di un bene dovrebbe corrisponde sempre all’incrocio di domanda e offerta. Per gli scettici o forse per i cinici, più che razionalità i mercati finanziari sono in grado di digerire qualunque evento indipendentemente dalla causa scatenante. In poche parole, dopo la naturale fibrillazione iniziale i prezzi di mercato tendono a ritrovare un equilibrio, diciamo naturale. Alla Casa Bianca ci va Donald Trump? Nel novembre del 2016 alla notizia della vittoria a sorpresa del candidato repubblicano sull’ex segretaria di Stato Hillary Clinton, i principali indici borsistici statunitensi e non solo scesero di alcuni punti percentuali, ma soltanto per poche ore. All’indomani i listini ripresero a salire inaugurando un ciclo di crescita che durò per parecchi trimestri e almeno fino allo scoppio della pandemia da Covid. In pratica – a condizioni macroeconomiche immutate – gli operatori di Borsa si erano rassegnati al nuovo corso politico statunitense. Se ne erano fatti una ragione e guardarono avanti. Un altro conto è stato il corso politico nordamericano di questi ultimi anni che sta riproponendo – a meno di ritiri dell’ultimo minuto – la stessa contesa presidenziale di quattro anni fa tra Joe Biden e Donald Trump.

Qualcosa di simile si è visto in Europa con le elezioni legislative francesi. All’annuncio del presidente Emmanuel Macron dello scioglimento dell’Assemblea parlamentare e della convocazione di elezioni anticipate un mese fa, i listini europei hanno conosciuto una forte volatilità per poi calmarsi e riprendere il loro tran-tran quotidiano in attesa di una risposta definitiva delle urne. Volatilità che si è presentata anche sui titoli di Stato decennali francesi con il termometro del differenziale di rendimento con gli omologhi tedeschi in pericoloso rialzo.

Il primo turno ha visto l’avanzata dell’estrema destra del Rassemblement National che è la prima formazione politica per voti ricevuti. Al secondo posto si è piazzato il nuovo Front populaire, il cartello elettorale dell’ultimo minuto tra il variegato mondo della sinistra francese; mentre il cangevole contenitore politico di centrodestra a sostegno del presidente Macron, Ensemble, è arrivato soltanto terzo e rischia di avere un ruolo da spettatore nella difficile operazione di formare una maggioranza parlamentare. In ogni caso, si andrà incontro a una coabitazione tra il presidente in carica e il futuro primo ministro che sarà espressione di un’altra forza politica. Ai ballottaggi di domenica, nonostante gli accordi di desistenza per cercare di bloccare l’avanzata dei candidati di Marine Le Pen, è ancora possibile sia una vittoria della destra, sia della sinistra in senso ampio. Comunque vada, dal punto di vista delle implicazioni economiche entrambi i programmi delle due coalizioni sono di stampo statalista con la richiesta di maggiore interventismo pubblico e il peggioramento di deficit e debito. La Francia, infatti, assieme all’Italia e altri cinque paesi dell’Eurozona, è in procedura di infrazione da parte della Commissione. Questo vuol dire, rimanendo a Parigi, che entro il prossimo 20 settembre il futuro governo francese dovrà presentare un piano pluriennale di risanamento delle finanze pubbliche. È difficile, sinceramente, immaginare un ministro delle finanze di Jean-Luc Mélenchon a sinistra o di uno di Jordan Bardella a destra, andare a Bruxelles con toni concilianti sui conti pubblici. Entrambi i gruppi politici maggioritari, infatti, hanno una forte venatura euroscettica e non vedono di buon occhio un’ingerenza esterna. Ma il vero spauracchio dei mercati è quello di una prolungata instabilità politica in uno dei principali paesi europei, fattore che non gli permetterà cinicamente di «farsene una ragione». Chiunque vincerà.