Piazza finanziaria

Trust inglese, rigore elvetico

I trustee rientrano a pieno titolo tra i soggetti vigilati e autorizzati dalla Finma – È un fattore che dà alla Svizzera un vantaggio competitivo per profilarsi come luogo ideale per gestire non solo patrimoni finanziari – Ne abbiamo parlato con Fabio Gaggini e Antonio Mandrà
© CdT/Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
09.05.2023 00:00

La legge sugli istituti finanziari (LisFI) istituita tre anni fa, in attuazione dal 1° gennaio 2023, ha regolato in modo ancora più stringente le attività finanziarie. Tra queste quelle dei gestori patrimoniali che ora devono essere autorizzati dalla Finma, l’autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari. Accanto a queste attività tradizionali, sono sottoposti a vigilanza Finma e quindi a regime di autorizzazione anche i Trustee, gli amministratori dei beni mobili e immobili conferiti in un Trust ovvero in un istituto giuridico di diritto estero, solitamente anglosassone, riconosciuto però dalle autorità svizzere. A livello nazionale sono 35 attualmente i Trustee autorizzati dalla Finma. In Ticino sono invece sette. Dell’evoluzione di questo istituto abbiamo parlato con l’avvocato Fabio Gaggini, consulente legale di V&G Trustee e Antonio Mandrà, presidente di V&G Trustee. Di Trust di diritto svizzero se ne parla da molti anni, ma a oggi non c’è ancora una legislazione che definisca questo istituto. «Il Consiglio federale, al termine della procedura di consultazione conclusasi nell’aprile dello scorso anno, ha scelto uno tra i sette modelli elaborati», spiega l’avvocato Gaggini. «Le cerchie interessate (cantoni, associazioni di categoria, professionisti) concordano sulla declinazione dal punto di vista civilistico. Sul trattamento fiscale non c’è unanimità. Anzi, c’è ma nel respingere la proposta del governo. Anche in Cantoni, compreso il Ticino e la Conferenza dei direttori cantonali delle finanze, hanno ritenuto il progetto non attrattivo da questo punto di vista», precisa l’avvocato Gaggini. Come mai? «Di fatto si creerebbe una triplice imposizione: al momento dell’attribuzione dei beni; poi al momento della distribuzione degli stessi e infine anche il Trust verrebbe tassato come soggetto proprio». C’è però la possibilità di usare il Trust estero, ma nel contesto legale svizzero? «Certo, perché la Svizzera ha sottoscritto la Convenzione dell’Aja e perché da un profilo fiscale i trust svizzeri sono regolati. In questo contesto prendono quindi rilevanza le trustee company svizzere autorizzate e vigilate dalla Finma. In questo modo si dà la certezza del diritto svizzero non al Trust che può essere ovunque nel mondo, ma al Trustee, al custode-amministratore dei beni con sede in Svizzera», spiega Gaggini. «Naturalizzando» il gestore, per usare un’espressione impropria, ma per rendere l’idea, si ovvia al fatto di usare un istituto estero, riconosciuto in Svizzera, sottolinea l’avvocato.

Opportunità per il Ticino

E qui nasce un’opportunità per la piazza finanziaria svizzera tutta e ticinese in particolare per distinguersi rispetto ad altre giurisdizioni. «Il fatto che ci siano regole chiare per i Trustee in Svizzera crea le premesse per qualificarsi in modo positivo rispetto all’estero anche con competenze professionali», afferma da parte sua Antonio Mandrà, CEO e direttore generale di VECO Group che spiega: «La fase istitutoria del Trust è sicuramente un momento delicato e importante, ma poi deve seguire una gestione puntuale e attenta del Trust, composta da esperti in svariati settori, per tutta la durata del trust stesso. Il gestore patrimoniale classico gestisce solo il denaro, per semplificare. Il Trustee anche altri beni (partecipazioni societarie, immobili, barche, opere d’arte, oggetti preziosi, etc. ) e questo nei singoli Paesi dove si trovano. Servono molte più competenze ». «Anche in Italia – continua Antonio Mandrà - il Trust di diritto estero è riconosciuto legalmente. Ma il ruolo del Trustee non è regolamentato, tanto che può essere chiunque: dal professionista al parente più o meno prossimo». «Si capisce intuitivamente quali sono i vantaggi di un Trustee svizzero», sottolinea l’avvocato Gaggini. Trust vuol dire fiducia. «A maggior ragione se il Trustee opera in uno Stato come la Svizzera che definisce quali caratteristiche e competenze deve avere chi amministra i beni in un trust». «Il Trustee svizzero», sottolinea Mandrà, «a differenza di trustee internazionali (Jersey, Nuova Zelanda, Bahamas, Australia per esempio) beneficia dei vantaggi di vicinanza, cultura e lingua, che permette al disponente, al protector e al beneficiario di relazionarsi e interagire molto facilmente». Ma quali sono le differenze tra Trust, fondazione di famiglia o società anonima? Le spiega l’avvocato Gaggini: «Il Trust non ha personalità giuridica. Quando si conferiscono i beni, ce ne si spossessa in modo irrevocabile e discrezionale. La fondazione di famiglia, che non può essere di diritto svizzero, ha per contro altre caratteristiche, non da ultimo è un’entità giuridica propria». E i vantaggi del Trust? «Permette di regolare in modo molto più flessibile successione, protezione, governance e passaggio generazionale familiare o aziendale. Ma anche in altri casi che si vogliono regolare in anticipo», continua l’avvocato Gaggini che conclude: «Con lo scambio automatico d’informazioni, la trasparenza fiscale è massima in quanto tutti coloro che possono influenzare la gestione del patrimonio vengono segnalati alle autorità fiscali. Infine, il Trustee non attira fiscalità, mentre alcuni beni (per esempio opere d’arte, immobili, pacchetti azionari) rimangono sottoposti alla legislazione in cui si trovano».