UBS Lugano e Locarno: cent’anni in pieno slancio

Era il 1920 l’anno in cui a Lugano e a Locarno vennero aperte due filiali di quello che nel 1998 sarebbe diventato il colosso bancario UBS. Allora come oggi, si trattava di un periodo storico delicato: la Grande Guerra era finita da poco, il ricordo della crisi bancaria ticinese del 1914 era ancora fresco, l’influenza spagnola faceva strage di milioni di vite. Allora come oggi, la popolazione e l’economia avevano un urgente bisogno di guardare al futuro con ottimismo. «Ecco perché nonostante tutto abbiamo deciso di festeggiare questo secolo di storia in presenza»,- ha spiegato oggi Luca Pedrotti, responsabile della regione Ticino di UBS aprendo i discorsi. Festeggiamenti che si sono tenuti a Bellinzona - per non far torto né a Lugano né a Locarno - in presenza del CEO Sergio Ermotti delle autorità e dei media.

Tornando al 1920, in Ticino era presente la Banca Svizzera Americana, che vivendo un periodo di declino cercò la fusione con l’Unione di Banche Svizzere zurighese. Da lì partì la storia di UBS a Lugano e a Locarno, intrecciata a doppio filo con quella del territorio e dell’economia. Oggi UBS conta 17 filiali in Ticino per 740 collaboratori, ha un legame diretto con un’economia domestica su tre, 8.000 imprenditori, un professionista su due e forma la metà degli apprendisti bancari. C’è ovviamente il legame economico della banca con il territorio, soprattutto a Lugano come terza piazza finanziaria, con importanti ricadute sul piano fiscale, dell’occupazione e delle competenze locali. Nonostante le trasformazioni profonde del settore degli ultimi dieci anni, ha spiegato il Consigliere di Stato Christian Vitta, oggi le banche impiegano circa 5.000 dipendenti (erano 7.500 nel 2006) e generano un gettito fiscale di 34,5 milioni di franchi (contro gli 86,6 milioni prima della crisi finanziaria). Ma c’è anche quello culturale, come hanno sottolineato i due sindaci Marco Borradori e Alain Scherrer, con partnership come quella con LAC Edu, il Film Festival di Locarno, il Galà dei Castelli, Sapori Ticino.
Cent’anni fa si era agli albori del Ventennio ruggente, e ora? «Le banche hanno dimostrato negli ultimi mesi veramente di essere a fianco dell’economia reale e di essere la ruota di trasmissione tra gli aiuti di Berna e il tessuto imprenditoriale - ha commentato Sergio Ermotti, alla sua penultima apparizione pubblica come CEO della grande banca -. UBS è solida ma non può dormire sugli allori e deve già pensare a come affrontare le sfide dopo la COVID-19. La sua fortuna è che parte con i migliori presupposti per superare i prossimi cento anni. È un orgoglio sapere che l’86% dei collaboratori è contento di lavorare per la banca, a loro e a tutti i clienti che ci hanno seguiti in questi anni un grosso ringraziamento».
Sono infatti diversi i trend strutturali da affrontare: ad esempio la concorrenza internazionale, la finanza sostenibile. La digitalizzazione, in cui UBS si impegna da tempo con investimenti annui da 3,6 miliardi di franchi. E in Ticino tra le altre cose con il Centro di ricerca sull’intelligenza artificiale di Manno, che entro fine 2021 dovrebbe arrivare a 107 impieghi. «Nella sede di Locarno abbiamo appena investito 2,5 milioni per rinnovamento, a Lugano ne prevediamo 10. La banca del futuro dovrà avere nella mano sinistra le competenze digitali e in quella destra quelle delle relazioni personali con il cliente. Il Ticino è una regione che continua a portare risultati importanti, e speriamo che in futuro continui ad essere così», ha concluso Pedrotti.