L'analisi

«Un taglio da mezzo punto probabile anche per BNS»

La prossima settimana l’istituto di emissione svizzero renderà nota la sua politica monetaria – Dopo l’allentamento iniziato lo scorso marzo, gli economisti si attendono un’ulteriore diminuzione dei tassi guida sul franco e c’è chi si spinge, come Stefan Gerlach (EFG), a ipotizzare uno scenario simile a quello della Federal Reserve
Il franco forte sta erodendo i margini delle imprese esportatrici. © CdT/Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
19.09.2024 22:00

Non è chiaro se la decisione della Federal Reserve di tagliare, mercoledì sera, il tasso guida sul dollaro di mezzo punto percentuale sia una conseguenza dello stato delle variabili macroeconomiche statunitensi (inflazione, disoccupazione e PIL) o un tentativo di assecondare le aspettative dei mercati finanziari. Da mesi, infatti, il rullo dei tamburi di Wall Street insisteva per un taglio sostanzioso dei tassi e così è stato. Una mossa, quella della Fed, che potrebbe essere, teoricamente, replicata anche da questa parte dell’Atlantico già dalla prossima settimana quando si riunirà la direzione della Banca nazionale svizzera (BNS). Sarà l’ultima guidata da Thomas Jordan che dal primo ottobre sarà sostituito da Martin Schlegel.

Secondo il capo economista di EFG Bank Stefan Gerlach, il super taglio della Fed ha aumentato la probabilità (tra 40 e 60%) che anche la BNS tagli il tasso guida di 50 punti base. Attualmente il tasso guida è pari all’1,25%. La questione - secondo l’esperto di EFG, già vice governatore della Banca centrale d’Irlanda e intervenuto via web a un incontro informale con la stampa sulla situazione economica svizzera - non è se giovedì prossimo la BNS lascerà fermi o i tassi oppure li taglierà di 25 punti base. Il dilemma ora è tra un taglio di 0,25 punti percentuali e uno 0,50 punti percentuali.

Di orientamento ribassista è il parere di GianLuigi Mandruzzato, economista senior presso EFG Asset Management a Lugano anch’esso intervenuto all’incontro informale. Dopo il taglio di 25 punti base dello scorso marzo, l’istituto di emissione dovrebbe annunciare un altro taglio dei tassi di 0,25 punti percentuali il prossimo 26 settembre, ha spiegato. Thomas Jordan manterrà la porta aperta al suo successore a un ulteriore allentamento della politica monetaria nelle prossime riunioni. «Lo scenario di base prevede un altro taglio dei tassi di 0,25 punti percentuali a dicembre che porterebbe il tasso di riferimento allo 0,75%, seguito poi da una pausa», afferma Mandruzzato.

Al momento il rischio deflazione non è ancora percepito e non sembra essere in testa ai pensieri degli economisti. «Se l’inflazione si avvicina troppo al limite inferiore dell'intervallo obiettivo compreso tra lo zero e il 2%, sarà necessario un taglio dei tassi di un altro quarto di punto portandolo allo 0,50% per correggere una politica monetaria troppo espansiva», afferma Mandruzzato. «Per cinque degli ultimi sei trimestri, l'inflazione è stata inferiore a quella stimata dalla BNS. I dati suggeriscono che la politica è stata - e lo è tuttora - più restrittiva di quanto la banca centrale pensasse e per questo deve essere ricalibrata». Inoltre, diversi fattori indicano una diminuzione delle pressioni inflazionistiche. Di rallentamento del ciclo economico e di minori pressioni inflazionistiche in Svizzera ha parlato anche Gero Jung, capo economista di Mirabaud. Condizioni favorite anche da un franco forte che attenua i prezzi all’importazione, ma pesa sulle esportazioni, o meglio, restringe i margini di guadagno delle aziende esportatrici.

Nessun cambio minimo

Negli ultimi tre mesi il franco svizzero si è apprezzato di oltre il 2,5% in termini ponderati. Anche i prezzi dell’energia elettrica diminuiranno dal prossimo 1. gennaio riducendo ancora di più il tasso d’inflazione al di sotto l’uno percento. Questo potrebbe indurre la BNS a introdurre un tasso minimo di cambio tra franco ed euro? «È molto improbabile», rispondono Mandruzzato e Gerlach. «La situazione attuale svizzera non è quella del 2011. La deflazione non è ancora un tema, l’economia è resiliente anche se cresce lentamente», commentano i due economisti di EFG.