«Una nuova fase di sviluppo basata anche su acquisizioni»
Giuseppe Fontana è presidente di Villa d’Este, nome che richiama il lago di Como e la gamma alta del comparto alberghiero italiano. È inoltre amministratore delegato di Fontana Gruppo, compagine industriale che ha le sue radici in Brianza e che è leader nel settore viteria e bulloneria. Gli abbiamo posto alcune domande sul quadro attuale e sulle prospettive delle attività che guida su questi due diversi versanti.
Quali sono le ragioni di fondo che vi hanno portato come famiglia Fontana ad acquisire il controllo di Villa d’Este?
«Abbiamo rilevato la maggioranza del gruppo Villa d’Este, di cui avevamo già in precedenza una quota, circa quindici anni fa. Una volta acquisito il controllo, sin dai primi giorni abbiamo ricevuto proposte di grandi catene internazionali che volevano, e ancora oggi vorrebbero, detenere una struttura alberghiera storica e speciale, tra le più famose al mondo. Non abbiamo mai accettato queste proposte e devo dire che continuiamo a non voler vendere il gruppo Villa d’Este. Per noi si tratta anche di salvaguardare la storia e l’italianità della struttura e di rafforzare ancor più il legame di questa con il territorio. Tra l’altro, nei mesi scorsi abbiamo acquisito Villa Belinzaghi, che faceva parte un tempo di Villa d’Este, per aggiungere un altro tassello nel nostro progetto di sviluppo».
Come è composto il gruppo Villa d’Este e quali sono i dati salienti?
«Il gruppo Villa d’Este comprende quattro strutture alberghiere, di cui due cinque stelle stagionali, cioè la struttura omonima a Cernobbio e Villa La Massa a Firenze, e due strutture quattro stelle nel centro di Como aperte tutto l’anno in gestione, cioè Palace Hotel e Hotel Barchetta. Il gruppo ha circa 400 dipendenti e un fatturato che prevediamo a 75 milioni di euro per il 2022. Questo livello di giro d’affari ci permetterà non soltanto di superare ampiamente le cifre del biennio 2020-2021 segnato dagli effetti della pandemia, ma anche di andare ben oltre i pur positivi 54 milioni di euro del 2019, ultimo anno pre coronavirus. Naturalmente contiamo anche di realizzare un utile importante quest’anno, dopo la perdita del 2020 e l’utile contenuto del 2021. Ma il punto fondamentale è che non ci siamo fermati, abbiamo fatto investimenti, siamo andati avanti con il nostro progetto».
Ora guardate più a una crescita per linee interne o più ad acquisizioni?
«Intendiamo da una parte rafforzare le strutture di cui già disponiamo e dall’altra però anche guardarci attorno, per identificare possibili acquisti. Non soltanto non vogliamo appunto cedere il gruppo, vogliamo in effetti valutare eventuali acquisizioni da parte nostra. Per chi ha in mente la creazione di un polo alberghiero italiano del lusso, questa a mio parere può essere una fase di opportunità. Dopo la pandemia, l’Italia è diventata ancora più attrattiva a livello internazionale. Noi siamo interessati ad acquisire in centri turistici italiani principali, soprattutto a Roma ed a Venezia. Ma per la fascia del lusso anche il Sud ha aree molto interessanti, penso ora in particolare a Campania, Sicilia, Puglia».
Per quel che riguarda il rafforzamento delle strutture di cui già disponete, cosa state concretizzando attualmente?
«Su Villa d’Este abbiamo avviato un test per noi importante, quello dell’apertura anche nella stagione invernale. Ora siamo infatti aperti e lo resteremo sino a gennaio prossimo; poi ci saranno una pausa e la riapertura a marzo. Non era mai accaduto sin qui che si restasse aperti durante l’inverno, pensiamo che ora ci siano i termini per fare il passo. Vogliamo peraltro anche rafforzare quella che noi definiamo esperienza di territorio. Villa d’Este ha il vantaggio di una residenza con 150 anni di storia, certo, ma oltre a questo bisogna anche considerare che il lago di Como è una destinazione ormai costantemente ai vertici delle classifiche del settore turistico».
Da dove viene principalmente la clientela e quale ruolo ha per voi il mercato svizzero?
«A Villa d’Este c’è da sempre una forte presenza di clientela estera, il singolo maggior Paese di provenienza sono ancora gli Stati Uniti. Per quel che riguarda il versante europeo, i maggiori Paesi di provenienza sono Germania, Francia, Svizzera. Quello della Svizzera per noi è un discorso particolare, perché si tratta da un lato di un mercato da cui appunto proviene clientela per soggiorni, ma dall’altro anche di un mercato confinante, parliamo quindi qui del Ticino in particolare, da cui provengono pure molti clienti per il servizio di ristorazione che offriamo. Siamo chiaramente interessati a rafforzare ulteriormente la nostra posizione in rapporto ad un mercato di rilievo come quello svizzero».
Veniamo a Fontana Gruppo. In sintesi, qual è la realtà di questa vostra attività industriale?
«Fontana Gruppo di oggi è il frutto di sette decenni di lavoro e di sviluppo. Infatti l’inizio risale al 1952, quando mio padre Loris e mio zio Walter diedero il via alle prime attività a Veduggio, oggi provincia di Monza e Brianza, dove ancora abbiamo la nostra sede centrale. Siamo leader internazionali nel settore viteria e bulloneria, attualmente abbiamo circa 4 mila addetti in 16 siti produttivi, in Italia e all’estero. Prevediamo di raggiungere un fatturato di circa 850 milioni di euro nel 2022, vicino al livello del 2019, cioè pre virus. Circa il 65% della nostra attività è legata al settore automobilistico. L’Europa e gli Stati Uniti sono per noi i due mercati più importanti. Produciamo in Italia e da qui esportiamo molto, ma siamo presenti direttamente anche negli USA, in Messico, in Brasile, in India».
Stessa domanda già fatta per Villa d’Este. Per Fontana Gruppo ora più crescita interna o più acquisizioni?
«La storia di Fontana Gruppo è fatta sia di crescita per linee interne sia di acquisizioni. Per noi la crescita interna resta un capitolo fondamentale, ma restiamo aperti ad acquisizioni, siamo pronti a cogliere le opportunità che nel caso si presentino. Lo abbiamo appunto già fatto in passato, ad esempio nel 2014 abbiamo attuato un’importante acquisizione negli Stati Uniti. Naturalmente quando si fanno acquisti di peso bisogna anche pensare bene al percorso di integrazione nel gruppo delle attività acquisite, occorre avere o creare l’organizzazione adatta, perché in questo tipo di operazioni ci sono sempre aspetti gestionali rilevanti da affrontare».
Nuove tecnologie ed e-commerce. Come si muove Fontana Gruppo su questi terreni?
«Nuove tecnologie ed e-commerce sono versanti ben presenti anche per il nostro gruppo. L’evoluzione tecnologica si manifesta per noi sia nelle macchine che utilizziamo per la produzione, sia nei prodotti. Abbiamo tre centri di ricerca nel mondo – uno in Italia, uno negli Stati Uniti, uno in Brasile – nei quali si lavora su vari aspetti che riguardano i materiali e il trattamento di questi nella filiera di produzione. Quanto all’e-commerce, abbiamo creato nel gruppo un’unità specifica; si tratta di una realtà che sta crescendo, dobbiamo quindi essere pronti a nostra volta anche su questo versante, per fornire al meglio anche questo tipo di servizio ai clienti».
Quali sono a suo parere le possibili evoluzioni del quadro economico generale?
«La guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi del gas e di altre materie prime energetiche, l’inflazione a livelli alti e il rallentamento delle economie, sono tutti elementi presenti nello scenario economico attuale e rappresentano anche fattori di sfida per chi fa impresa. Ci sono molti punti di domanda. Dopo un biennio segnato dalla pandemia, viviamo un 2022 complesso e guardiamo a un 2023 in cui una parte delle complessità potrebbe rimanere. Nell’attesa che le tensioni geopolitiche almeno in parte calino, ci sono tuttavia a livello economico anche elementi di tenuta nelle maggiori economie, su cui puntare. Occorre sempre valutare bene entrambe le facce della medaglia, i lati negativi e quelli positivi. Per quel che riguarda il nostro gruppo certo non ci fermiamo, teniamo naturalmente presenti le sfide e le difficoltà, ma continuiamo a puntare sullo sviluppo delle nostre attività».