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USA, deficit commerciale più alto: la via dei dazi non è la soluzione

Le cifre mostrano che otto anni di barriere aumentate non hanno portato al ridimensionamento del disavanzo degli Stati Uniti – Le importazioni non cessano di svilupparsi molto più delle esportazioni, occorrono percorsi diversi da quello di un maggior protezionismo
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Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
10.02.2025 06:00

In otto anni di dazi aumentati gli USA non hanno ridotto il loro deficit commerciale, che è anzi molto salito. Tra il 2017 e il 2024 l’import, che in teoria con i dazi avrebbe dovuto rallentare per lasciare più spazio alle produzioni nazionali, è invece cresciuto in valore più di quanto abbia fatto l’export. Nel periodo non è venuto meno, al contrario si è rafforzato, il meccanismo dell’import che supera di molto l’export. Si può discutere sul fatto che per una potenza economica come gli USA sia poi davvero essenziale ridurre il disavanzo. Poiché però la linea riaffermata dal ritornato presidente Trump è quella della riduzione attraverso maggiori dazi, e poiché il presidente Biden aveva mitigato ma non cancellato i nuovi dazi, è utile vedere il quadro.

I dati americani

Il primo quadriennio di Trump inizia nel gennaio 2017 e finisce nel gennaio 2021, quando comincia il quadriennio di Biden, durato sino al gennaio 2025. Gli anni da considerare per una valutazione equilibrata sono quindi quelli che vanno dal 2016 (ultimo anno prima dei nuovi aumenti dei dazi) sino al 2024 (ultimo anno completo). I dati sono americani e sono quelli ufficiali di US Bureau of Economic Analysis. Il punto principale è il saldo commerciale negativo a livello complessivo, cumulando merci e servizi. Il deficit è in realtà tutto nelle merci e viene in parte limitato proprio dal surplus che gli USA hanno nei servizi. Ma in prima battuta per farsi un’idea occorre guardare il totale.

Nel 2016 il deficit complessivo era di 504 miliardi di dollari, nel 2024 è stato di 918 miliardi, dunque è quasi raddoppiato in otto anni. E questo in un arco di tempo in cui Trump soprattutto, e in parte anche Biden, hanno mantenuto dazi all’import più alti e attuato varie misure sostanzialmente protezionistiche. Nel 2017 il deficit è stato di 552 miliardi, nel 2018 di 627 miliardi, nel 2019 di 576 miliardi, nel 2020 di 676 miliardi, nel 2021 di 859 miliardi, nel 2022 di 944 miliardi, nel 2023 di 784 miliardi. Come si vede, al di là delle oscillazioni la tendenza di fondo è chiaramente quella all’aumento del deficit.

Commerci e inflazione

Quando la macchina economica USA funziona – ed ha funzionato in quasi tutto il periodo considerato – import ed export salgono, ma il primo sale di più perché fa parte degli assetti del modello economico americano. L’obiettivo di limitare il deficit commerciale ponendo duri dazi alla Cina si è rivelato sin qui un’illusione, perché l’import in meno dalla Cina è stato compensato dall’import in più da altri Paesi, specie dell’area asiatica. E ragionamenti analoghi a quelli per la Cina si possono fare per altre aree colpite dai dazi USA, includendo i vicini Canada e Messico e la stessa Europa.

Otto anni di dazi più alti non hanno quindi dato vantaggi. A livello di commerci mondiali i dazi USA hanno rappresentato un freno, infatti senza queste nuove barriere gli scambi complessivi avrebbero potuto essere più forti. Fortunatamente la gran parte delle economie ha avuto resilienza e si è così potuto limitare i danni. Per gli Stati Uniti, oltre a non risolvere la questione del deficit, l’aumento dei prezzi dovuto ai dazi ha contribuito ad alzare un’inflazione che già era spinta da altri fattori, tra i quali le strettoie post pandemia nelle catene di fornitura. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale (FMI), tra il 2006 e il 2015 i prezzi al consumo negli USA sono aumentati in media annua del 2%. Tra il 2017 e il 2024 sono saliti sopra la soglia del 2% in cinque degli otto anni considerati. Le prime stime per il 2024 hanno indicato un’inflazione vicina al 3%. Al di là dei picchi registrati in tutto il mondo tra il 2022 e il 2023, il rincaro statunitense è stato dunque consistente di suo. Anche prima del 2017 negli USA c’erano dazi e inflazione, ma a partire da quell’anno entrambi sono aumentati.

Le altre strade

Ma, volendo ridurre il deficit commerciale, quali altre strade ci sono al di fuori dell’incremento dei dazi? Nel caso specifico degli USA ce ne sono almeno due di rilievo. La prima è quella che riguarda il loro surplus nei servizi, che potrebbe alzarsi ancora. Nel 2024 il deficit nelle merci è stato di 1.211 miliardi e il surplus nei servizi è stato di 293 miliardi. Vista la forte posizione USA nei servizi (si pensi tra l’altro alle tecnologie ed alla finanza), uno sviluppo maggiore del surplus su questo versante è possibile. La seconda strada, da affiancare alla prima, è un ulteriore aumento della competitività delle merci, per un export più forte. L’effetto combinato porterebbe ad una diminuzione del deficit totale. Senza ricorrere a dazi aumentati, che provocano le contromisure dei Paesi colpiti e che alla fine danneggiano tutti, anche gli USA.