WEF: l'élite mondiale si prepara all'era Trump
Dall'Ucraina che ispira le frecciatine del presidente Volodymyr Zelensky al premier slovacco Robert Fico, ai dazi criticati da istituzioni come il Fondo monetario internazionale ma poi di fatto assecondati da molte aziende. Dalla possibile stretta Usa su TikTok, che piacerà anche al big tech americano ma crea un precedente, al clima dove gli Usa si vanno via via disimpegnando dagli impegni globali.
Temi su cui il Forum economico mondiale (WEF) ha per anni fatto da catalizzatore nel segno della cooperazione globale, del multilateralismo e delle regole condivise. Quello stesso WEF, che dal 20 al 24 gennaio ospiterà i leader globali a Davos (GR), che ora vede i leader di Governi, imprese, istituzioni internazionali arrivare in ordine sparso all'appuntamento del Trump 2.0 che promette di spazzare via i vecchi principi nel segno dell'«America First». Che a Davos risuonerà fragoroso quando Trump terrà - in videoconferenza - il suo «special address» il 23 gennaio. Con molti leader che a Davos hanno un rapporto di amore-odio con Trump, critici sui dazi ma pronti a flirtare col protezionismo. Comunque pronti a ingrossare la folla che accorse a vedere da vicino l'uomo più potente della terra nella passata edizione del 2018.
Gli effetti si vedono già prima ancora che il WEF inizi. Il 21 è in programma lo «special address» del presidente ucraino Zelensky, che dopo i contrasti sul transito di gas russo ha risposto così all'invito del premier slovacco Fico a incontrarsi a Davos: con lui «non si può pianificare niente, va a Davos e magari finisce a Sochi», cioè a casa di Putin.
Poco prima di Zelensky, a parlare martedì saranno il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz, il vice-premier cinese Ding Xuexiang e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Tutti sotto attacco da parte di Trump - la Cina a un passo dallo scontro diplomatico per le parole del segretario di Stato in pectore Marco Rubio - ma con l'urgenza di scongiurare uno scontro totale sui dazi dal quale l'economia mondiale uscirebbe con le ossa rotte: lo dice il WEF in numerosi studi, lo ribadiranno Fmi e Bce nel corso dei meeting.
Elon Musk, l'esponente di big tech plenipotenziario di Trump, non ci sarà ma ci saranno i boss di Amazon e Google. Il tema dei social media stende un'ombra potente sul meeting 2025 con panel dedicati ai rischi di manipolazioni elettorali e impatto nefasto su opinione pubblica e benessere degli adolescenti. La stretta su TikTok farà da sfondo agli interventi di Xuexiang e Trump, ma i riflettori potrebbero puntarsi - ad esempio con l'intervento di von der Leyen - anche sulle norme Ue su privacy e contenuti «tossici» dei social messe sotto attacco da Musk, la cui X è sotto indagine a Bruxelles.
Così come sul clima dove il WEF ribadisce i rischi di uno stallo negli sforzi globali contro il riscaldamento globale. Ha dalla sua l'Ue, la Bce con Christine Lagarde a Davos, e il Fmi con la numero uno Kristalina Georgieva. Istituzioni prese in contropiede dalla Fed che si è appena ritirata dalla coalizione delle banche centrali contro il cambiamento climatico.
Con Giorgia Meloni che volerà a Washington per l'insediamento di Trump e avrebbe declinato l'invito a Davos, per il governo italiano ci sarà il ministro della Salute Orazio Schillaci. Pochi i leader vicini a Trump, fra loro l'argentino Javier Milei che interverrà nella mattinata del 23 gennaio. Ma fra il ritorno delle proteste a Davos e con molte delle imprese americane presenti intente a capire come capitalizzare sul nuovo «disordine globale», per i leader della «vecchia guardia» come lo spagnolo Pedro Sanchez o il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sarà dura compattare l'alternativa al Trump 2.0.