Como me gusta la Serie A

Ehi Como, tutto bene là davanti?

La Serie A vista dai neopromossi lariani, che attendono gol dai loro attaccanti, punti e (soprattutto) il ritorno al Sinigaglia
© EPA/Ettore Griffoni
02.09.2024 09:00

Tre partite, un punto, un solo gol fatto. Non è l'inizio promesso. Promesso da chi? Dall'ambiente, galvanizzato da un'estate matta, che sembrava aprire a un'intera annata altrettanto matta. Insomma, ci si aspettava un Como... matto, eh già. E invece, in campo, si sta rivelando tutto fuorché matto. Sciupone, sì. Leggero, sì. Da rivedere, eccome. Le prime tre giornate ci dicono questo, non ci dicono null'altro, nulla di davvero incoraggiante.

Ma veniamo alla partita di ieri sera. Piccola annotazione: dalla B al posticipo di A (anche se un posticipo quasi invisibile, visto che in contemporanea giocavano anche Juventus e Roma), è comunque un passo grande, grandissimo. E ci sta anche lo scotto da pagare, per l'ampiezza di questo passo. A Udine, il Como ha fatto per lunghi tratti la partita. Ha giocato un buon primo tempo, ma non ha sfondato. Ha subìto un gol evitabile allo scadere e non si è più rialzato. Non lo ha fatto in un deludente secondo tempo, in cui gli ardori non si sono più riaccesi. E a nulla sono valsi gli ingressi di gente dai piedi buoni come Sergi Roberto e Nico Paz.

L'immagine della serata è Cutrone che calcia il rigore del possibile pareggio al 94' e non mira neppure la porta.

Un'immagine impietosa, che riassume al meglio la serata dell'attacco lariano, in particolare proprio del giocatore di Parè. Inconcludente, non riesce a trovare l'intesa con Belotti, non aiutandolo a integrarsi, a essere utile. E lo stesso Belotti soffre, lassù, abbandonato, più che dagli schemi di Fabregas, dai compagni. Al di là dell'intesa che non c'è, resta la sensazione di un reparto incompleto, privo di rincalzi all'altezza della situazione (Gabrielloni e Cerri sono attaccanti di categoria cadetta).

Il talento va cercato altrove. Perrone, al di là di un errore sotto porta, è un nome da seguire. Su Strefezza si può sempre contare. E Paz ci lascia qualche piacevole intenzione. Lo stesso già citato Sergi Roberto dalla prossima sarà titolare fisso, e si spera anche futuro rigorista titolare. Anche dietro la squadra sembra essersi registrata, finalmente, attorno alla coppia Dossena-Kempf. Ottimo il tedesco.

Ma basteranno queste note liete a dare un futuro al Como?

Questa rubrica però, in realtà, non era stata pensata per farmi parlare soltanto del Como. Deve essere, piuttosto, uno sguardo sulla Serie A tutta, uno sguardo lanciato da Como e dal Como, ritrovato in Serie A dopo una vita. Per farlo al meglio c'è un disperato bisogno del Sinigaglia. Questa - il Como - è infatti una squadra in perenne trasferta, che attende una casa, la sua, per mostrarsi bella anche nell'abito, oltre che - sporadicamente, a tratti - nei contenuti. Fabregas lo sa. E ora lo sa anche l'ambiziosa presidenza, imbarazzata (o imbarazzante?) nella gestione del caso Varane: il campione del mondo francese, dopo l'infortunio in Coppa Italia, è sparito, e in città si parla addirittura di risoluzione del contratto. Bah.

In questa Serie A così equilibrata, senza squadre a punteggio pieno, senza squadre a zero, il Como potrà trovare un suo ruolo da giocare. Ma dovrà trovare un modo per fare anche gol.

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