Energia, si riparte con gli incentivi: «Ma serve una visione a lungo termine»
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Il Ticino, la strada verso la decarbonizzazione l’ha imboccata. Eccome. Lo dicono i dati illustrati oggi dal Dipartimento del territorio che ha fatto il punto sulla politica energetica e climatica cantonale. Dal 2008, le emissioni di CO2 sono diminuite del 25%, mentre i consumi energetici, grazie agli importanti programmi di efficientamento, sono scesi del 13%. Un bel passo avanti verso quella neutralità che per molti resta un miraggio, un orizzonte, forse, un po’ vago e lontano. «Occorre tenere duro, avere fiducia e, cosa fondamentale, avere una visione politica a lungo termine», ha esordito il direttore Claudio Zali. Il traguardo – lo sappiamo – è il 2050 con l’ambizioso obiettivo di abbattere del 90% le emissioni di CO2. «Occuparsi di ambiente oggi è più difficile che mai. Si tratta di un impegno a lungo termine. Purtroppo, si sa che l’ambiente, quando le cose vanno male, si ritrova sempre con la pagliuzza più corta». Eppure, dovrebbe essere il bene più grande. La consapevolezza cresce, ma spesso non basta. Nemmeno gli eventi estremi sempre più frequenti, come la grandinata di Locarno o gli smottamenti della Vallemaggia, riescono a convincere i più scettici. Il Ticino, comunque, si muove nella giusta direzione, ha detto Zali. Il documento strategico che delinea la strategia energetica e climatica cantonale, il PECC, è stato adottato dal Consiglio di Stato nel luglio del 2024 e ora si trova all’esame del Parlamento. «L’obiettivo della decarbonizzazione è possibile», ha ribadito dal canto suo Nicola Solcà, capo della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo.
Cento milioni
Tra le novità annunciate oggi, la principale riguarda gli incentivi per migliorare l’efficienza energetica. Il credito da 100 milioni votato in Parlamento ha riattivato il programma di incentivi cantonali che, da oggi, è ufficialmente disponibile. Al riguardo, Zali ha tuttavia condiviso il timore che, a causa della difficile congiuntura economica, i fondi federali possano subire riduzioni. «Se così fosse, i nostri programmi rallenterebbero, dato che non possiamo aumentare il contributo cantonale». Di certo, un altro attore chiave in questa sfida verso la transizione verde è il settore bancario che fino a questo momento ha latitato. «Le banche finora hanno mostrato scarso interesse nel facilitare gli investimenti per ristrutturare edifici, migliorare l’efficienza energetica e adottare nuove tecnologie». È paradossale che sia più facile ottenere un leasing per un’auto di lusso che un prestito per installare una pompa di calore o pannelli solari, ha detto Zali. «È necessario un cambio di paradigma nel settore bancario affinché possa sostenere concretamente la transizione energetica».
Si gioca in attacco
Dal canto suo, il Dipartimento del territorio ha ribadito di credere fortemente nella partita. Anzi, di volerla giocare in attacco: «Dobbiamo migliorare la collaborazione tra Cantone, Enti locali e aziende del settore energetico. Ad esempio, vorremmo evitare situazioni in cui si concedano sovvenzioni per l’installazione di termopompe in aree dove, nel frattempo, è prevista la costruzione di una nuova rete di teleriscaldamento». Questo porterebbe a un impiego inefficiente delle risorse pubbliche, ha commentato Zali. Insomma, il Cantone non vuole limitarsi a ricevere passivamente le richieste di incentivo dai cittadini, ma intende adottare un approccio proattivo, rivolgendosi direttamente ai grandi proprietari e ai Comuni per proporre soluzioni energetiche vantaggiose.
Obblighi e frizioni
Tornando al Piano energetico e cantonale (PECC), Solcà ne ha esaminato i provvedimenti prioritari, quelli che, con ogni probabilità, susciteranno maggior dibattito in Gran Consiglio. Un aspetto centrale del documento riguarda, ad esempio, il fotovoltaico, per il quale è prevista una forte espansione. Il Cantone intende infatti incentivare l’installazione di impianti sia sugli edifici di nuova costruzione sia su quelli in ristrutturazione. Inoltre, entro il 2040, tutti gli edifici esistenti con una superficie di almeno 300 mq e un tetto idoneo dovranno essere dotati di pannelli solari. Per la produzione di calore negli edifici esistenti, invece, l’obiettivo è l’eliminazione graduale degli impianti a combustibili fossili entro il 2040. Addio al gasolio, dunque. I vecchi impianti andranno sostituiti. Un obbligo (come quello per il fotovoltaico) che rischia, come spesso accade in questi casi, di creare qualche frizione in Parlamento. Ancora Zali: «Il Gran Consiglio, bisogna dargli atto, fin qui ha sempre appoggiato le proposte del Consiglio di Stato, che a sua volta ha adottato un approccio equilibrato, ossia con incentivi sopportabili per le casse pubbliche. Questa è la direzione su cui vogliamo proseguire. D’altronde – ha concluso Zali – è necessaria un’accelerazione per raggiungere gli obiettivi prefissati, e nel PECC qualche provvedimento controverso, effettivamente, c’è». Per misurare la sensibilità del Parlamento, quindi, non resta che attendere la discussione. Nel frattempo, il percorso è stato avviato.
Tra le novità del DT anche l’Ufficio clima e decarbonizzazione
Tra le novità annunciate oggi spicca anche la riorganizzazione interna dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili (UACER), le cui competenze legate al clima sono state trasferite ad un apposito Ufficio del clima e della decarbonizzazione (UCD). «Questa decisione va nella direzione di dare maggiore visibilità e importanza agli obiettivi energetici e climatici», ha commentato Nicola Solcà, capo della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo. L’UCD, l’Ufficio del clima e della decarbonizzazione, si occuperà della legislazione federale e cantonale in ambito energetico e climatico. Tra i suoi compiti ci sarà, per esempio, la citata collaborazione (da migliorare) con gli enti locali, le aziende private nonché il settore bancario. Parallelamente, le competenze relative all’aria (oggi sotto l’UACER) confluiranno nel USAS, l’Ufficio della sicurezza, dell’aria e del suolo.
Tornando all’UCD, chiaramente, il nuovo ufficio si occuperà di gestire gli incarti per l’ottenimento degli incentivi cantonali e federali che – come annunciato – possono finalmente ripartire dopo la pausa forzata introdotta a causa dell’esaurimento dei fondi a metà 2024. «Grazie all’approvazione dei messaggi da parte del Gran Consiglio è stato possibile licenziare i decreti esecutivi a inizio 2025, che di fatto riaprono il programma promozionale congelato lo scorso anno», ha detto Solcà. Ora i crediti sono tornati, tutto è pronto e consultabile sulle pagine del Cantone all’indirizzo www.ti.ch/incentivi. Attualmente vi è una lista d’attesa di circa 1.000 richieste, sospese lo scorso anno per mancanza di crediti, che verranno ora evase con priorità, ha spiegato Solcà. Il quale, al riguardo, ha fatto un appello: «Sarà necessaria un po’ di pazienza per la rimessa in moto del sistema, ma siamo fiduciosi che tutto possa ripartire senza intoppi».