L'analisi

«Era l'unica scelta per dare una chance al partito democratico»

Mario del Pero (SciencePo) e Raffaella Baritono (Università Bologna) sul ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca e sulle scelte imminenti che attendono il partito dell’asinello – Sarà Kamala Harris la candidata democratica?
©JIM LO SCALZO
Francesco Pellegrinelli
22.07.2024 06:00

Se si considerano i sondaggi che davano il presidente USA sempre più lontano da Trump, la notizia del ritiro di Biden era quasi scontata. Per i democratici era l’unica scelta?
«Credo di sì e i sondaggi in questa scelta sono stati decisivi. La strada per un secondo mandato era sempre più impervia se non impossibile. Una larga maggioranza di elettori chiedeva che si facesse da parte. Si sono mobilitati anche gli apparati del partito, i leader di Camera e Senato, oltre a Nancy Pelosi, che rimane una figura influente, e Barack Obama», spiega Mario Del Pero, ordinario di Storia internazionale a SciencesPo a Parigi. Sulla falsariga Raffaella Baritono, storica degli Stati Uniti all’Università di Bologna: «Oltre ai sondaggi, le fragilità evidenti di Biden lo hanno costretto alla scelta. Il fatto che Biden abbia deciso di accogliere le pressioni dei vertici, significa che è arrivato anche lui alla medesima conclusione: per dare una chance al partito democratico, doveva farsi da parte».

Sarà Kamala Harris la candidata democratica, oppure, come vorrebbero molti leader del partito, ci sarà una convention aperta che potrebbe portare un volto nuovo?
«L’endorsement esplicito di Biden per Kamala Harris rafforza la sua candidatura», spiega Baritono. «Questo è un elemento molto importante e il partito difficilmente potrà sconfessare il presidente che ha fatto un passo indietro. Detto questo, si dovrà vedere come verrà formalizzata la candidatura di Harris. Con un invito ai delegati (che erano stati scelti sulla base delle primarie vinte da Biden) di spostare il voto su Harris; oppure, come auspicato da Nancy Pelosi, si andrà verso delle primarie sui generis, con lo scopo di rafforzare la figura della vicepresidente? Secondo Pelosi, così facendo, la sua investitura sarebbe più grande». Anche secondo Del Pero, l’endorsement di Biden mette una piccola ipoteca sul nome di Harris: «Per quanto i delegati di Biden alla convention siano ora liberati dal vincolo di voto, il suo endorsement peserà. Attualmente, l’ipotesi più plausibile è che Harris sia la candidata dem, ma non è sicuro. I democratici potrebbero anche organizzare delle miniprimarie, con il rischio però di mettere in evidenza figure più preparate e quindi  lacerare il partito. Una soluzione ideale non c’è, ma è responsabilità dei democratici essere arrivati a questo punto».

Oggi Trump può ancora essere battuto? Oppure, viste le circostanze del cambiamento in corsa, l’esito della contesa è chiuso?
«Trump oggi è favorito. Questo mese ha rimescolato le carte. Rimane tuttavia un uomo molto impopolare, una figura che preoccupa e spaventa un pezzo di America che potrebbe essere chiamata a fare la differenza. Tutto, poi, si gioca in un numero limitato di Stati. Sembra che il sud e il sud-ovest, dove Biden s’impose nel 2020, sarà difficilmente contendibile per i democratici. Rimane il Midwest», osserva Del Pero per il quale la partita è ancora aperta. «Trump è un candidato battibile», conferma Baritono. «I sondaggi negli Stati in bilico, che devono essere mantenuti dal partito democratico, indicano che lo scarto è contenuto. Quattro mesi di campagna sono lunghi e possono fare la differenza».

Quali sono gli elementi a favore di Kamala Harris e quali, invece, le criticità?
«È certamente una figura riconosciuta a livello internazionale, cosa che non si può dire per gli altri candidati dem, per quanto più forti e solidi. Harris, inoltre, si è spesa a favore di temi cari al partito, come i diritti delle donne e le minoranze. Sono elementi che potrebbero mobilitare componenti significative dell’elettorato. D’altro canto - spiega Baritono - nella prima fase della vicepresidenza, Harris non ha brillato. Ha fatto molti errori di comunicazione e le è stata rinfacciata anche una gestione piuttosto disordinata. Certo che il suo ruolo attuale la rende una candidata spendibile. Non direi però la migliore scelta che il partito possa offrire in questo momento». 

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