Indonesia

Eruzione del Marapi: che cosa sappiamo

Almeno 11 persone sono morte dopo che il vulcano ha eruttato nel fine settimana – Al momento, altri 12 escursionisti risultano ancora dispersi, ma le ricerche si sono momentaneamente interrotte per ragioni di sicurezza
© AP Photo/Ardhy Fernando
Red. Online
04.12.2023 08:00

In Indonesia si contano oltre 120 vulcani attivi. E nelle scorse ore, nella parte occidentale di Sumatra, uno tra questi, il Marapi, ha eruttato. Causando la morte di almeno 11 alpinisti. Altri 12, al momento, risultano ancora dispersi. Per ora, però, tutte le ricerche sono state sospese per motivi di sicurezza, dopo che un'ulteriore eruzione – anche se minore rispetto a quella avvenuta ieri – ha ostacolato le squadre di soccorso. L'area, al momento, rimane infatti troppo pericolosa per poter continuare a cercare le persone che mancano all'appello. Dalla zona sono stati evacuati altri 49 alpinisti, ma per altri 26, almeno, non si è potuto fare nulla. Di questi ultimi, per il momento, solo 3 sono stati trovati vivi. E ora, per chi non è già morto si teme il peggio. 

Ma ripercorriamo i fatti con ordine. Secondo il capo dell'agenzia di ricerca e salvataggio di Padang, sabato – il giorno precedente alla devastante eruzione – sulla montagna si trovavano 75 escursionisti. Nelle ore successive, ieri, il Marapi (che in indonesiano significa «montagna di fuoco») ha eruttato con violenza, sollevando nell'aria (per oltre 3.000 metri) pennacchi di cenere bianca e grigia, bloccando e ferendo, va da sé, le persone che si trovavano in prossimità del vulcano. E, al tempo stesso, anche i villaggi sottostanti sono stati ricoperti da una pioggia di detriti vulcanici, minacciando le circa 1.400 persone che vivono sulle pendici del vulcano, a Rubai, Gobah e Cumantiang. 

In men che non si dica, dopo l'eruzione due vie di arrampicata sono state chiuse. E altrettanto immediate sono state anche le prime operazioni di ricerca, che hanno coinvolto più di 160 persone, tra cui polizia e soldati, che si sono dispiegati sul Marapi per cercare gli escursionisti. Contemporaneamente, sui social hanno cominciato a diffondersi video in cui si vedevano alcuni degli scalatori evacuati con volti e capelli imbrattati dalla cenere vulcanica. 

Tra questi, secondo il capo dell'Agenzia per la prevenzione dei disastri dell'isola di Sumatra occidentale, alcuni hanno riportato ustioni dovute al forte calore sprigionato dal Marapi, e per questa ragione sono stati trasportati in ospedale per delle osservazioni. Ad avere la peggio, invece, sono stati coloro che si trovavano molto vicino al cratere. 

Da giorni, tuttavia, il livello del Marapi era stato mantenuto al terzo livello su quattro, a causa della crescente attività registrata nelle ultime settimane dagli appositi sensori. In altre parole, il vulcano stava già dando segni di pericolo, che non hanno però allarmato sufficientemente. Forse complice il fatto che, a gennaio, il Marapi era tornato in attività dopo alcuni anni con un'eruzione in cui, differentemente da quest'ultima, non si era registrata alcuna vittima. 

Tra Marapi e Merapi

Alcuni media internazionali, riportando la notizia, hanno parlato del vulcano Merapi anziché del Marapi. Tuttavia, si tratta di due vulcani diversi: il primo si trova sull'isola di Giava ed è già noto per le sue enormi e distruttive eruzioni (anche oggetto di studio), avvenute quasi sempre in zone molto popolate. La più devastante degli ultimi secoli fu quella che si registrò tra ottobre e novembre del 2010, in cui morirono 353 persone, soprattutto a causa delle colate piroclastiche, vale a dire il flusso composto da materiale magmatico e gas a elevate temperature che corre dai fianchi di un vulcano, molto velocemente. Senza lasciare via di scampo.