Esperti ipotizzano: «10-20 grammi di esplosivo nei cercapersone»

I dispositivi esplosi in Libano e Siria "contenevano probabilmente dai 10 ai 20 grammi ciascuno di esplosivo ad alto potenziale, nascosto all'interno di un componente elettronico falso". È quanto spiega alla BBC un esperto di munizioni, in passato nell'esercito britannico, che ha chiesto di restare anonimo. L'esplosivo, ha spiegato, sarebbe stato armato da un segnale, qualcosa chiamato messaggio di testo alfanumerico.
Si tratta probabilmente "di uno degli attacchi fisici alla supply chain più estesi della storia", ha invece commentato un altro esperto di sicurezza, Dmitri Alperovitch su X, secondo cui gli attacchi alla supply chain rappresentano una preoccupazione crescente nel mondo della sicurezza informatica: di recente si sono verificati numerosi attacchi informatici di alto profilo, causati da hacker che hanno ottenuto l'accesso ai prodotti mentre erano in fase di sviluppo.
Ma questi attacchi sono solitamente limitati al software. Gli attacchi alla supply chain hardware sono molto più rari perché implicano l'acquisizione del dispositivo stesso. Se si fosse trattato davvero di un attacco alla supply chain, avrebbe comportato - sottolinea Alperovitch - "un'operazione su vasta scala per aprire i cercapersone in un ambiente simile a quello di una fabbrica e manometterli segretamente in qualche modo".