Sotto la lente

«Fa male quando le aziende sono costrette a licenziare»

La Solar Turbines Switzerland di Lavertezzo delocalizza in Repubblica Ceca – Entro fine anno nel settore industriale del Locarnese potrebbero saltare 100 posti di lavoro – Il sindacalista: «Ci contattano chiedendo aiuto, la politica deve muoversi»
© CdT/ Chiara Zocchetti

Il paventato taglio di posti di lavoro alla Solar Turbines Switzerland, ex Turbomach, di Lavertezzo si è concretizzato. Dalla direzione dell’azienda nessuna conferma, ma da quanto appreso dal Corriere del Ticino tra il 2024 ed il 2025 sono previsti 31 licenziamenti, come vi abbiamo riferito oggi. Il personale è appena stato informato, dopo che nelle scorse settimane i vertici della ditta specializzata nella costruzione di turbine avevano avviato una consultazione con il Cantone. All’origine dei tagli vi è la volontà di dislocare in Repubblica Ceca parte delle attività produttiva oggi svolte negli stabilimenti di Lavertezzo dove l’azienda impiega circa duecento persone.

«Tagli che fanno male, ma perlomeno per i dipendenti toccati dai licenziamenti è prevista una boccata d’ossigeno», commenta il sindacalista Marco Pellegrini, responsabile per il Sopraceneri dell’OCST. Per i dipendenti della Solar Turbines Switzerland che perderanno il posto di lavoro è infatti stato approntato un piano sociale. Resta comunque il fatto che si tratta di un duro colpo per il settore industriale del Locarnese. Un ulteriore duro colpo. «Se si va avanti di questo passo entro la fine dell’anno i posti a rischio nel Locarnese saranno 100», osserva amaramente Pellegrini, il quale proprio da queste colonne lo scorso 1. settembre aveva previsto il momento particolarmente difficile per il settore industriale. E gran parte di quei 100 posti a rischio è già andata persa.

Un quadro preoccupante

«Le prospettive non sono rosee», rincara il sindacalista. Le cause di questa situazione sono da ricondurre, ci spiega, essenzialmente a tre motivi: il costo delle materie prime che ha subito un rincaro, i ritardi nella consegna (ciò che , di conseguenza, fa lievitare il costo del prodotto finale) e i prezzi dell’elettricità che sono schizzati alle stelle. Mettiamoci anche gli anni difficili della pandemia, dai quali alcune aziende sono uscite con le ossa rotte, ecco che il quadro è preoccupante. «La politica deve muoversi, essere più attiva, adottando le misure necessarie e le condizioni quadro indispensabili per sostenere l’economia», rileva Pellegrini. Di positivo c’è il fatto che le piccole e medie imprese stanno prendendo contatto con i sindacati. «Si tratta di aziende responsabili, radicate sul territorio. Non vorrebbero lasciare a casa i loro collaboratori, ma a malincuore sono costretti a farlo per salvare la ditta. Riuscendo a muoverci per tempo c’è la speranza di ridurre il numero dei tagli, di trovare delle soluzioni meno dolorose».

«Nelle valli non si sta meglio»

Il settore industriale è quello che sta subendo i maggiori contraccolpi nel Locarnese. Gli altri come stanno andando?, chiediamo al nostro interlocutore. «Stanno tenendo. Mi riferisco alla ristorazione e all’albergheria, all’edilizia e all’artigianato. Il lavoro non manca». Volgendo lo sguardo a nord di Cugnasco-Gerra, Marco Pellegrini annota che nelle Tre valli, per quanto riguarda l’occupazione, «la situazione non è certamente migliore. Basti citare il caso recentissimo della Imerys di Bodio (una ventina i posti a rischio, n.d.r.)».

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