Sensibilizzazione

«Fare il bagno con un galleggiante? Dovrebbe essere automatico come mettere il casco»

È quello su cui punta la campagna «Resta a galla» per le acque libere, proposta dall'Ufficio prevenzione infortuni – Ne abbiamo parlato con la portavoce Mara Zenhäusern: «In tanti non si rendono ancora conto di come questi aiuti possano salvare la vita»
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Irene Solari
24.05.2023 12:00

Torna il sole, tornano le belle giornate e le temperature miti, anzi, calde. E torna di riflesso anche la voglia di trascorrere una giornata di relax in riva a laghi e fiumi, concedendosi un bel bagno. Proprio per questa ragione è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione dell’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) «Resta a galla», rivolta soprattutto a chi sceglie di immergersi nelle acque libere (laghi e fiumi non sorvegliati) e all’utilizzo dei galleggianti. Una sensibilizzazione necessaria dal momento che ogni anno in Svizzera annegano in media 46 persone e che la maggior parte di questi incidenti avviene in acque libere. Abbiamo approfondito l’argomento insieme a Mara Zenhäusern, portavoce dell’UPI.

Un automatismo come il casco

Quando ci si trova in acqua, soprattutto nelle zone non sorvegliate, i supporti galleggianti fanno la differenza, spiega l’UPI: «Sono particolarmente efficaci ai fini della prevenzione degli incidenti». Secondo i dati in mano all’Ufficio prevenzione infortuni, in Svizzera i supporti di galleggiamento sono attualmente usati da una persona su due. Una cifra senz’altro positiva, ci confida Zenhäusern, «anche se si potrebbe ancora migliorare. Soprattutto sulla prevenzione». Questo tipo di supporti di galleggiamento sono ancora poco utilizzati se consideriamo i quasi 50 annegamenti all’anno. Infatti, secondo la portavoce dell’UPI, prendere con sé un galleggiante quando si entra in acqua dovrebbe diventare un automatismo «come indossare il casco quando si va sulle piste da sci». «In tanti ancora non si rendono conto di quanto i galleggianti possano salvare la vita, anche di esperti nuotatori». Alla base degli incidenti «ci possono essere anche delle cause fisiche», come malori o crampi. «Oppure delle circostanze legate all’imprevedibilità dell’acqua o del fondale. Per queste ragioni è sempre meglio avere con sé un galleggiante, soprattutto quando non c’è un bagnino a monitorare la situazione. Può davvero fare la differenza».

Tanti ancora non si rendono conto di quanto i galleggianti possano salvare la vita, anche di esperti nuotatori
Mara Zenhäusern, portavoce dell’UPI

I fattori di rischio

La fascia di età delle persone più colpite da questo genere di infortuni, secondo l’UPI, è quella dei giovani e degli adulti. Basti pensare che tra il 2000 e il 2010, 281 giovani e adulti di età superiore ai 14 anni sono rimasti vittime di annegamento. Mentre tra il 2011 e il 2021 sono stati 344. C’è stato quindi un aumento dei casi del 22%. «Sono loro ad essere principalmente vittime degli annegamenti. Soprattutto i giovani in gruppo, perché sono più spesso portati a sottovalutare i fattori di rischio», ci spiega Zenhäusern. Fattori di rischio che possono essere molteplici: dal sottostimare la pericolosità della corrente o del fondale, allo shock termico che si ha quando ci si immerge improvvisamente in acqua fredda mentre fuori la temperatura è elevata. O, banalmente, quando non ci si sente in perfetta forma. «Ma anche il consumo di alcol e il fatto di immergersi da soli in un luogo isolato», precisa la nostra interlocutrice.
Un dato invece positivo riguarda gli incidenti che hanno come vittime di annegamento i più piccoli: «Fortunatamente possiamo dire che il numero di bambini annegati è diminuito negli ultimi anni». Bambini che, come spiega la portavoce, sono più spesso vittime di incidenti nelle piscine o in quelle del giardino di casa, «sono queste le situazioni di maggiore pericolo per loro».

Quando si fa il bagno è sempre meglio avere con sé un galleggiante qualsiasi piuttosto che non averne nessuno, dovrebbe essere un automatismo
Mara Zenhäusern, portavoce dell’UPI

I più efficaci

I supporti galleggianti più diffusi in Svizzera sono le sacche e le boe da nuoto, spiega l’Ufficio prevenzione infortuni. Ma quali sono quelli più efficaci nel proteggere la nostra vita? «In generale è sempre meglio avere con sé un galleggiante qualsiasi piuttosto che non averne nessuno», ci risponde Zenhäusern, «ma le migliori sono le boe da nuoto». L’importante, specifica, è sceglierne una che non stia fissa attaccata al corpo, ma che si possa anche togliere rapidamente secondo necessità. «Il rischio è, in effetti, quando si nuota in un fiume, di restare impigliati con la boa da qualche parte, rimanendo poi bloccati senza potersene staccare: in questo caso il pericolo di annegamento può aumentare». Per questa ragione servono dei supporti galleggianti che si possano staccare dal corpo. Oppure anche i salvagenti o le boe che si possono gonfiare in un secondo momento, quando ce n’è bisogno, aggiunge la nostra interlocutrice.
Per promuovere la campagna di sensibilizzazione quest’estate l’UPI, in collaborazione con la Società Svizzera di Salvataggio (SSS), metterà a disposizione, in 20 stabilimenti balneari sulle rive di laghi e fiumi svizzeri, boe da nuoto con camera d’aria, scomparto stagno e dispositivo di distacco rapido da provare gratuitamente.

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