«Fare il bagno con un galleggiante? Dovrebbe essere automatico come mettere il casco»

Torna il sole, tornano le belle giornate e le temperature miti, anzi, calde. E torna di riflesso anche la voglia di trascorrere una giornata di relax in riva a laghi e fiumi, concedendosi un bel bagno. Proprio per questa ragione è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione dell’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) «Resta a galla», rivolta soprattutto a chi sceglie di immergersi nelle acque libere (laghi e fiumi non sorvegliati) e all’utilizzo dei galleggianti. Una sensibilizzazione necessaria dal momento che ogni anno in Svizzera annegano in media 46 persone e che la maggior parte di questi incidenti avviene in acque libere. Abbiamo approfondito l’argomento insieme a Mara Zenhäusern, portavoce dell’UPI.
Un automatismo come il casco
Quando ci si trova in acqua, soprattutto nelle zone non sorvegliate, i supporti galleggianti fanno la differenza, spiega l’UPI: «Sono particolarmente efficaci ai fini della prevenzione degli incidenti». Secondo i dati in mano all’Ufficio prevenzione infortuni, in Svizzera i supporti di galleggiamento sono attualmente usati da una persona su due. Una cifra senz’altro positiva, ci confida Zenhäusern, «anche se si potrebbe ancora migliorare. Soprattutto sulla prevenzione». Questo tipo di supporti di galleggiamento sono ancora poco utilizzati se consideriamo i quasi 50 annegamenti all’anno. Infatti, secondo la portavoce dell’UPI, prendere con sé un galleggiante quando si entra in acqua dovrebbe diventare un automatismo «come indossare il casco quando si va sulle piste da sci». «In tanti ancora non si rendono conto di quanto i galleggianti possano salvare la vita, anche di esperti nuotatori». Alla base degli incidenti «ci possono essere anche delle cause fisiche», come malori o crampi. «Oppure delle circostanze legate all’imprevedibilità dell’acqua o del fondale. Per queste ragioni è sempre meglio avere con sé un galleggiante, soprattutto quando non c’è un bagnino a monitorare la situazione. Può davvero fare la differenza».


I fattori di rischio
La fascia di età delle persone più colpite da questo genere di infortuni, secondo l’UPI, è
quella dei giovani e degli adulti. Basti pensare che tra il 2000 e il 2010, 281
giovani e adulti di età superiore ai 14 anni sono rimasti vittime di
annegamento. Mentre tra il 2011 e il 2021 sono stati 344. C’è stato quindi un
aumento dei casi del 22%. «Sono loro ad essere principalmente vittime degli
annegamenti. Soprattutto i giovani in gruppo, perché sono più spesso portati a
sottovalutare i fattori di rischio», ci spiega Zenhäusern. Fattori di rischio
che possono essere molteplici: dal sottostimare la pericolosità della corrente
o del fondale, allo shock termico che si ha quando ci si immerge
improvvisamente in acqua fredda mentre fuori la temperatura è elevata. O,
banalmente, quando non ci si sente in perfetta forma. «Ma anche il consumo
di alcol e il fatto di immergersi da soli in un luogo isolato», precisa la
nostra interlocutrice.
Un dato invece positivo riguarda gli incidenti che hanno come vittime di
annegamento i più piccoli: «Fortunatamente possiamo dire che il numero di
bambini annegati è diminuito negli ultimi anni». Bambini che, come spiega la
portavoce, sono più spesso vittime di incidenti nelle piscine o in quelle del
giardino di casa, «sono queste le situazioni di maggiore pericolo per loro».


I più efficaci
I supporti galleggianti più diffusi in Svizzera sono le
sacche e le boe da nuoto, spiega l’Ufficio prevenzione infortuni. Ma quali sono
quelli più efficaci nel proteggere la nostra vita? «In generale è sempre meglio
avere con sé un galleggiante qualsiasi piuttosto che non averne nessuno», ci
risponde Zenhäusern, «ma le migliori sono le boe da nuoto». L’importante,
specifica, è sceglierne una che non stia fissa attaccata al corpo, ma che si
possa anche togliere rapidamente secondo necessità. «Il rischio è, in effetti,
quando si nuota in un fiume, di restare impigliati con la boa da qualche parte, rimanendo
poi bloccati senza potersene staccare: in questo caso il pericolo di annegamento
può aumentare». Per questa ragione servono dei supporti galleggianti che si
possano staccare dal corpo. Oppure anche i salvagenti o le boe che si possono
gonfiare in un secondo momento, quando ce n’è bisogno, aggiunge la nostra
interlocutrice.
Per promuovere la campagna di sensibilizzazione quest’estate l’UPI, in
collaborazione con la Società Svizzera di Salvataggio (SSS), metterà a
disposizione, in 20 stabilimenti balneari sulle rive di laghi e fiumi svizzeri,
boe da nuoto con camera d’aria, scomparto stagno e dispositivo di distacco
rapido da provare gratuitamente.
