Finanze cantonali: «Urgono misure correttive»
«Sono tempi difficili e ulteriori nubi si addensano all’orizzonte». Non ha nascosto la propria preoccupazione, oggi, il presidente del Consiglio di Stato Claudio Zali, presentandosi insieme ai colleghi dell’Esecutivo davanti alla stampa per illustrare le cifre del Preventivo 2023. La pandemia prima, e il contesto geopolitico ed economico ora, condizionano pesantemente le finanze cantonali. «Questo è l’ultimo preventivo che possiamo risolvere in maniera indolore», ha detto Zali. «Dal 2024 dovremo intervenire sulle uscite e al nuovo Governo spetterà il compito di preparare una manovra di rientro». Il presidente del Governo ha poi lanciato un segnale ai partiti: «È in atto una tendenza politica volta a ridurre le entrate per le finanze cantonali. Ciò non è senza conseguenze: una forte diminuzione delle entrate porterà anche una riduzione del sostegno alle fasce più deboli della popolazione».
Le cifre
Ed eccole le cifre che tanto preoccupano il Consiglio di Stato. Il Preventivo 2023 presenta un disavanzo di 79,5 milioni di franchi. L’autofinanziamento è rimasto positivo a 129,2 milioni, con un grado del 44%. Gli investimenti netti si situano «a un buon livello», a quota 293,6 milioni, mentre il capitale proprio è negativo nella misura di 243 milioni. Il debito pubblico, invece, alla fine del prossimo anno potrebbe superare i 2,5 miliardi di franchi. La spesa totale del Cantone sarà di 4,238 miliardi (un aumento di 66,1 milioni rispetto al Preventivo 2022, +1,6%). A incidere sono l’incremento delle spese per il personale, quelle per il trasferimento e quelle per beni e servizi a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Sulla spesa per personale pesa l’inserimento di 20,5 milioni per adeguare i salari dei dipendenti cantonali al carovita, come previsto dalla Legge sugli stipendi, più altri 8 milioni legati agli scatti previsti dalla scala salariale e alle promozioni.
L’incognita BNS
Sul fronte delle entrate, invece, i ricavi complessivi sono stimati in 4,159 miliardi (un aumento di 121,5 milioni, +3%). «I ricavi hanno tenuto, ma su questa voce pesa un’importante incognita che potrebbe stravolgere tutto, legata alla Banca nazionale svizzera», ha spiegato il direttore del DFE Christian Vitta. Sì, perché il Preventivo 2023 ha considerato una quota sull’utile della BNS di 137 milioni di franchi. Ma considerando i risultati intermedi della BNS - che evidenziano una perdita ingente - questa garanzia potrebbe venire a mancare. «Siamo stati abituati a ricevere notizie positive dalla Banca nazionale, ma stavolta potremmo avere una distribuzione ben inferiore, se non addirittura nulla», ha spiegato ancora Vitta. La conseguenza? Se venissero a mancare questi 137 milioni, il deficit complessivo supererebbe i 200 milioni. «Uno scenario drastico, sì, ma che dobbiamo considerare».
Lo sguardo al futuro
La situazione appare difficile anche guardando ai prossimi anni. Le proiezioni finanziarie indicano infatti perdite per il 2024 di 135,1 milioni, per il 2025 di 143,6 milioni e per il 2026 di 165 milioni. Dati che, ha sottolineato Vitta, «dimostrano la necessità di un intervento correttivo ancora più incisivo». L’obiettivo è riuscire a limitare il deficit attorno ai 40 milioni e poi raggiungere il pareggio dei conti nel 2025, rispettando così i vincoli del freno ai disavanzi e l’ormai celebre ‘‘decreto Morisoli’’ accolto in votazione popolare. Un compito, questo, su cui si dovrà lavorare a partire dalla prossima Legislatura. «È fondamentale ritrovare la solidità finanziaria per evitare di penalizzare le fasce più deboli della popolazione e recuperare quei margini di progettualità che senza le risorse difficilmente si possono portare avanti», ha evidenziato Vitta.
Appello a collaborare
Di qui, l’appello alla collaborazione fra i vari livelli istituzionali e le forze politiche: «Sul Preventivo 2024 bisognerà lavorare molto con misure ancora più marcate rispetto a quelle presentate per il 2023 - ha concluso il direttore del DFE -. È un percorso impegnativo in un contesto difficile caratterizzato dalla forte inflazione e da forte incertezza. Ma è compito delle istituzioni garantire una stabilità finanziaria, che nei periodi di crisi, quando bisogna agire in emergenza, aiuta molto. Le misure che dovremo affrontare nel futuro faranno discutere, ma sono necessarie».
«Valutazioni meno prudenti del solito»
Il preventivo non fa l’unanimità fra i partiti. «Il risultato finale potrebbe anche andare bene, perché è in linea con il cammino di risanamento», commenta Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro/PPD in Gran Consiglio. «Tuttavia, sia per quanto riguarda le uscite, sia per quanto riguarda le entrate, ci sono incognite non di poco conto. L’impressione è che il Governo abbia voluto chiudere a tutti i costi il preventivo sotto gli 80 milioni di deficit, ma che nel contempo non abbia voluto fare nessuno sforzo per verificare la spesa pubblica lasciando tutto invariato. Il risultato è che alcune valutazioni potrebbero essere meno prudenti del solito e potremmo arrivare a un consuntivo con spiacevoli sorprese». «Paventare una riduzione degli aiuti anche alle fasce più deboli della popolazione nel caso in cui le finanze dovessero mettersi male è scandaloso», sottolinea invece Ivo Durisch, capogruppo del PS. «Soprattutto alla luce degli sgravi concessi alle persone più benestanti e alle multinazionali, che hanno dissanguato le casse del Cantone. Il preventivo è un’operazione di cosmesi contabile per compiacere il decreto Morisoli e per evitare di far fronte al problema dell’eventuale risanamento prima delle elezioni». Alessandra Gianella (PLR) spiega che «in generale ci aspettavamo un preventivo simile. Ciò che preoccupa sono le prospettive del Piano finanziario: sono cifre abbastanza negative e senza correttivi la situazione non sarà più sostenibile. Viviamo tempi difficili, i rincari sono ovunque: bisognerà sì intervenire sui conti, ma trovando il modo per non andare a colpire le fasce più fragili della società. Da tempo, come partito, avevamo sollevato la questione della BNS e della possibilità di non ricevere contributi. È quindi importante che le finanze cantonali siano solide proprio per far fronte alle difficoltà». Per Michele Guerra (Lega), infine, «con il Governo è stata concordata una via di risanamento per arrivare al pareggio di bilancio nel 2025, tagliando - con l’avallo del popolo - gli eccessi di spesa evitando aumenti d’imposta. Il risultato del preventivo rispetta questa via. Tuttavia, le difficoltà sono aumentate. La strada si è fatta più in salita e la situazione della BNS, unita al contesto macroeconomico globale, preoccupano. Bisognerà quindi monitorare ancora più da vicino la situazione, studiando e implementando nuove misure. Fallire l’esercizio di risanamento significherebbe lasciare un’ipoteca pesante alle future generazioni».