Politica

Frontalieri, il Senato italiano accelera ma la ratifica dell’intesa resta incerta

La neo-presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Stefania Craxi, conferma al CdT la decisione di «voler incardinare subito» la discussione sul trattato - Secondo il sindacato, tuttavia, non ci sarebbero i tempi tecnici per approvare l’accordo entro il 31 dicembre
Dario Campione
12.11.2022 06:00

Il Senato italiano potrebbe approvare l’accordo sulla doppia imposizione dei frontalieri entro la fine dell’anno. Ma difficilmente la Camera dei Deputati potrà fare altrettanto. L’entrata in vigore del nuovo sistema di prelievo delle tasse dei lavoratori italiani con permesso G slitterà, quindi, con ogni probabilità, al 2024.

Lo scioglimento anticipato del Parlamento di Roma e i tempi tecnici di insediamento della XIX Legislatura stanno portando dritti verso l’esito che molti, in Ticino, temevano: un altro anno di purgatorio fiscale. Almeno da questa parte della frontiera.

La riunione informale

Giovedì pomeriggio, a Palazzo Madama, si è riunita per la prima volta la commissione Esteri che ha confermato alla presidenza la forzista Stefania Craxi. Il Corriere del Ticino ha subito chiesto via mail alla neo-presidente se esistesse già un elenco di priorità nel calendario dei lavori e se, in questo stesso calendario, fosse ricompresa la discussione sul trattato con la Confederazione.

La risposta scritta della senatrice Craxi è stata praticamente immediata e positiva: «Sì, certamente, è uno dei provvedimenti che ho chiesto di incardinare subito».

Non si è trattato di una replica di circostanza. Tutt’altro. L’argomento era stato infatti affrontato dalla stessa presidente Craxi qualche giorno prima, durante una colazione informale all’ambasciata di Svizzera a Roma, con la segretaria di Stato del DFAE Livia Leu e alcuni parlamentari italiani (tra loro anche due eletti nel collegio estero e residenti nel nostro Paese). Un incontro finito anche su Twitter, con tanto di foto, sul profilo dell’ambasciatrice Monika Schmutz Kirgöz: «Un piacere ricevere la segretaria di Stato Livia Leu. Abbiamo discusso di questioni bilaterali e politica europea con Ettore Sequi (segretario generale del ministero italiano degli Affari esteri, ndr), con la senatrice Stefania Craxi e con gli onorevoli Simone Billi (Lega), Toni Ricciardi (Pd) e Gian Giacomo Calovini (Fratelli d’Italia). Grazie!».

Questione di priorità

«Durante l’incontro abbiamo effettivamente affrontato l’argomento del trattato sulla doppia imposizione - conferma al Corriere del Ticino il dem Toni Ricciardi - in modo molto diplomatico, la rappresentante del Consiglio federale voleva capire quale fosse la posizione del nuovo Esecutivo. La presidente Craxi ha ribadito la volontà di portare immediatamente in commissione l’istruttoria dell’intesa, ma questo non garantisce che la ratifica possa essere fulminea. Bisogna capire se il Governo Meloni voglia farne una priorità». Nel caso in cui questa priorità non fosse chiara, aggiunge tuttavia Ricciardi, «presenterò un’interpellanza a risposta immediata».

In campagna elettorale, intervistati dal Corriere del Ticino, molti leader dei partiti italiani avevano ribadito di voler concludere prima possibile, e con un voto positivo, l’iter del trattato sulla doppia imposizione. Lo avevano detto Matteo Salvini, Enrico Letta e anche Giuseppe Conte. E lo aveva confermato in occasioni pubbliche, sia a Como sia a Varese - città quest’ultima dalla quale proviene - pure il neo-ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti.

Nulla quindi, almeno all’apparenza, dovrebbe impedire all’accordo di essere approvato in tempi veloci. In realtà, qualche ostacolo esiste. E almeno due di essi potrebbero essere complicati da oltrepassare: la riforma della NASPI - la vecchia indennità di disoccupazione che in Italia adesso si chiama “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” - e l’istituzione di un tavolo permanente sul frontalierato, con l’obiettivo , inseguito da anni, di riconoscere giuridicamente il cosiddetto “Statuto dei frontalieri”.

I sindacati italiani insistono nel chiedere una modifica del memorandum che accompagna l’accordo. In teoria, il Parlamento potrebbe anche ratificare il trattato e, in seconda battuta, occuparsi delle questioni sollevate dai rappresentanti dei lavoratori. Ma fin qui, le cose sono sempre andate insieme. Oltretutto, la riforma della NASPI non riguarda soltanto i frontalieri ma tutto il mercato del lavoro e potrebbe impegnare deputati e senatori molto a lungo.

Tempi tecnici

«A nostro avviso - dice al Corriere del Ticino Giuseppe Augurusa, segretario nazionale della CGIL Frontalieri - non ci sono i tempi tecnici per ratificare l’intesa entro la fine dell’anno, a meno che il Governo non voglia inserire la stessa nella Legge di bilancio, scelta che sarebbe davvero inusuale».

Il sindacato, dice ancora Augurusa, «è favorevole all’accordo raggiunto nel dicembre 2020 tra Italia e Svizzera: per essere chiari, saremmo contenti se venisse approvato rapidamente. Ma le modifiche al memorandum sono necessarie, in particolare quella relativa all’indennità di disoccupazione». A otto mesi dall’entrata in vigore, in Italia, dell’Assegno unico universale, resta senza soluzione anche il blocco delle erogazioni ai frontalieri degli assegni familiari percepiti all’estero dalle casse di compensazione e dagli istituti della sicurezza sociale. Tema di cui deve però occuparsi l’INPS e non il Parlamento.

Il Parlamento federale ha votato in via definitiva il nuovo accordo fiscale con l’Italia lo scorso 18 marzo. La prima Camera a dare strada libera al testo è stata il Consiglio degli Stati, il 13 dicembre 2021; il Consiglio nazionale si è invece espresso il 1. marzo 2022. In entrambi i casi, l’UDC ha chiesto che la ratifica dell’accordo fosse rinviata in attesa di una soluzione del problema dell’accesso elvetico al mercato bancario italiano, ma le mozioni (Chiesa e Marchesi) sono state respinte a larga maggioranza.
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