Frontalieri: tassa sulla salute, Berna avvia le verifiche
Berna sta seguendo da vicino la tematica; ha già avviato una verifica «approfondita» della nuova norma italiana e, qualora dovesse riscontrare criticità, non esiterà a intervenire. Questo, in estrema sintesi, il contenuto della risposta alla lettera inviata a inizio anno da AITI al Capo del Dipartimento federale delle finanze, Karin Keller Sutter, e al Capo del Dipartimento federale degli Affari esteri, Ignazio Cassis, per chiedere chiarimenti sulla cosiddetta «tassa sulla salute» a carico dei «vecchi» frontalieri italiani.
Il quesito
Nella missiva inviata a Berna, AITI chiedeva infatti di verificare se il contributo di compartecipazione alla spesa sanitaria italiana fosse in conflitto o meno con la disposizione del nuovo accordo fra Svizzera e Italia sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri.
Un quesito sollevato anche dalle organizzazioni sindacali italiane - CGIL, CISL e UIL - le quali, con il sostegno di UNIA e OCST, si dicevano «fermamente contrarie al provvedimento introdotto dal Parlamento italiano con la legge di bilancio 2024.
Un provvedimento che, a mente dei sindacati, è «verosimilmente illegittimo», tenuto conto che il testo «introdurrebbe un meccanismo di doppia imposizione a fronte di un accordo, quello fiscale, che lo vieta espressamente».
Simile il ragionamento di AITI: «Riteniamo che si tratti di una vera e propria imposta e che, come tale, non possa essere introdotta in Italia, visto che il regime fiscale è definito nel nuovo accordo sui lavoratori frontalieri», spiega al CdT il direttore Stefano Modenini.
Ora, come detto, arrivano le rassicurazioni da parte dell’Amministrazione federale: «Qualora dovessero riscontarsi delle criticità rispetto agli accordi internazionali applicabili sul piano bilaterale tra Svizzera e Italia, la consigliera federale Karin Keller Sutter e il consigliere federale Ignazio Cassis hanno assicurato che sarà loro premura fare intervenire l’Ambasciata svizzera a Roma, così come i servizi competenti dell’amministrazione federale nei confronti dei relativi Ministeri italiani», spiega ancora Modenini.
Pronti a reagire
Berna insomma fa sapere che sta seguendo il dossier e che di fronte a eventuali irregolarità farà sentire la sua voce.
«L’amministrazione federale ha comunicato esplicitamente che, dall’autunno scorso, sta seguendo da vicino la tematica», spiega ancora Modenini, e che a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento italiano, avvenuta a fine dicembre 2023, «la nuova normativa è oggetto di un’analisi approfondita da parte dei servizi competenti».
Dal canto suo, AITI ribadisce le criticità per altro già espresse nella lettera inviata a Berna. «Questa imposta - afferma ancora Modenini - potrebbe infatti generare conseguenze negative dal punto di vista della competitività delle aziende, tenuto conto che quest’ultime faticano sempre più a trovare manodopera qualificata, complice anche l’evoluzione demografica negativa». Come detto, anche i sindacati UNIA e OCST hanno preso le difese dei «vecchi» frontalieri, sostenendo che la nuova tassa non è solo contraria all’accordo di doppia imposizione ma introduce anche importi spropositati. Se si voleva introdurre un contributo del genere, secondo OCST, andava inserito a tempo debito nell’accordo. Pertanto, anche i sindacati hanno avviato una verifica della costituzionalità del provvedimento introdotto in maniera unilaterale da Roma.