Gas naturale, i prezzi diminuiscono «Ma è presto per parlare di tendenza»

Meteo favorevole e debole domanda cinese. Il prezzo del gas sul mercato europeo, nelle ultime settimane, è sceso sotto i 75 euro al megawattora, contro i 330 euro della fine di agosto. Una flessione che i fornitori svizzeri hanno accolto con favore, anche se «occorre rimanere estremamente prudenti», commenta al CdT Thomas Hegglin portavoce dell’associazione svizzera dell’industria del gas (ASIG). «Il prezzo del metano è molto volatile. Fare una previsione è quindi molto rischioso. Abbiamo visto che cosa è accaduto negli ultimi mesi. Per lo stesso motivo sarebbe quindi un errore parlare già di tendenza». Insomma, secondo il nostro interlocutore, la crisi del prezzo del gas non è affatto superata. «L’allerta rimane alta, soprattutto a livello di approvvigionamento futuro», gli fa eco Carlo Cattaneo, vicedirettore responsabile dell’area produzioni e commercio di AIL. «Un cambio di previsione sul fronte della meteo potrebbe ripercuotersi sull’andamento dei mercati, riportandoci a una situazione delicata». Inoltre, prosegue Cattaneo, «è necessario fare tutto il possibile in vista dell’inverno 2024 e continuare ad avere un atteggiamento responsabile dal profilo dei consumi». Il vero banco di prova, sul fronte dell’approvvigionamento e dei prezzi, sarà insomma il 2024. Ma andiamo con ordine e iniziamo dalle cause della flessione.

«Stoccaggio record»
In primo luogo occorre citare i consumi, «diminuiti in tutta Europa, Svizzera compresa», osserva Hegglin. «L’industria e le economie domestiche hanno ridotto l’impiego di gas in maniera piuttosto importante, soprattutto a partire da ottobre». Complessivamente, a livello svizzero, le importazioni nel 2022 sono diminuite, rispetto alla media degli anni 2017-2021, del 26,6%, con punte del 39,2% nel solo mese di ottobre e del 33% a maggio. «I dati fanno astrazione di dicembre - precisa Hegglin - ma la tendenza è chiara. Il consumo di gas nel 2022, in Svizzera, è diminuito». Una tendenza che va messa in relazione con le temperature miti registrate in questi mesi invernali: «Abbiamo avuto un ottobre molto caldo, un novembre nella media, e un dicembre mediamente più caldo», osserva Cattaneo. «Ancora attualmente, registriamo temperature dai 3 ai 5 gradi sopra la media pluriennale, con massime tra i 10 e i 13 gradi». Meno consumi che influiscono direttamente sui livelli di stoccaggio in Europa, aggiunge il vicedirettore di AIL. «Storicamente non abbiamo mai avuto un grado di copertura così elevato. In Germania siamo oltre il 90%, in Italia oltre l’80%». Da queste riserve, insomma, stiamo attingendo molto meno rispetto a quanto ci si poteva attendere con un inverno critico, e i benefici a livello di mercato sono evidenti: «I livelli di stoccaggio alti rassicurano il mercato, anche di fronte a potenziali problemi di fornitura e temperature elevate nei prossimi mesi». Come detto, comunque, il banco di prova, sarà l’inverno prossimo. «Quest’anno siamo arrivati all’appuntamento invernale con livelli di stoccaggio elevati». Forse i più elevati di sempre, chiosa Cattaneo. «Questo obiettivo è stato raggiunto anche grazie alle prime forniture russe che l’anno venturo, con ogni probabilità, non saranno più disponibili». Non da ultimo, suggerisce ancora Cattaneo, va menzionata la questione del price cap. «Dopo diversi tentennamenti, la decisione dell’UE di fissare il tetto del gas a 180 euro verrà integrata da metà febbraio». Il provvedimento UE costituisce un ulteriore elemento di rassicurazione per il mercato, anche se le soglie restano comunque molto alte, osserva Cattaneo.
Sul fronte dell’offerta, intanto, la Russia attualmente fornisce in Europa tra i 20 e i 30 miliardi di metri cubi di gas al giorno, contro i 140 miliardi precedenti alla guerra in Ucraina. «La perdita è stata compensata con il gas liquido proveniente dagli Stati Uniti, dall’Australia e dal Qatar», spiega Hegglin. A dicembre, ricorda il portavoce di ASIG, la Germania ha inaugurato a Wilhelmshaven il primo terminal galleggiante per il gas naturale liquefatto (GNL). «Altri impianti sono in fase di ultimazione e serviranno nei prossimi anni a garantire l’approvvigionamento energetico del Paese». Tasselli di una strategia energetica che in parte hanno contribuito a rassicurare il mercato, a sua volta influenzato anche dalla domanda cinese. «L’economia del Dragone sconta una politica sanitaria complicata. Il PIL sarà inferiore alla aspettative, e ciò si riflette sulla debole domanda di gas, e quindi anche sul prezzo praticato dal mercato europeo». Resta comunque il monito, aggiunge Hegglin: «Un’eventuale ripresa dell’economia asiatica avrà ripercussioni sul prezzo del gas in Europa».
Ma le tariffe non cambiano
Una precisazione, però, s’impone, osserva a questo punto Cattaneo: «Occorre distinguere tra il prezzo per il cliente finale e il prezzo di mercato. Quest’ultimo, effettivamente, è diminuito. Non così, invece, quello per il cliente finale a tariffa fissa». I clienti che hanno scelto il libero mercato sono una minima parte, precisa tuttavia Cattaneo: «Costoro pagano un prezzo spot, ossia calcolato sull’andamento giornaliero, e quindi beneficiano effettivamente della flessione del prezzo sul mercato internazionale». L’acquisto del gas sul mercato oggi si aggira attorno a 70-80 euro al megawattora, contro i 20 euro pagati nel 2021. Per i clienti a tariffa fissa, invece, il prezzo è quello indicato dai vari fornitori a settembre con la pubblicazione della tariffa di gas ed elettricità. «Questa tariffa vale per tutto il 2023. Da qui non si scappa». Un concetto che, secondo Cattaneo, va chiarito per bene: «In queste settimane i clienti ci chiedono come mai non adattiamo le tariffe al ribasso, visto che i prezzi sono diminuiti». Un tormentone con cui le AIL e altri distributori sono confrontati: «La fornitura di gas per il 2023 è già stata assicurata. Non possiamo cambiare le tariffe strada facendo, solo perché il prezzo del gas è diminuito». In ogni caso - conclude Cattaneo - i prezzi delle tariffe per il 2023 sono comunque inferiori rispetto a quelli che l’utenza pagherebbe se i distributori dovessero ricalcolare i costi con il prezzo di mercato attuale. «In Ticino, la tariffa del gas per il 2023 si aggira mediamente attorno a 105 franchi al megawattora, comprensiva di tutto», ricorda Cattaneo. «In questo prezzo c’è il costo del gas, le tasse e i costi di rete. Non è quindi confrontabile con il prezzo di mercato che, come detto, si aggira attorno a 70-80 euro al megawattora».