Gaza e primarie nel Michigan, qual è il reale peso dei voti «non schierati»?

Che peso ho, io, individuo in un mare di individui, minuscolo di fronte a un complicatissimo mondo, nel dibattito su temi di carattere internazionale o, peggio, globale? Ha senso che, nel mio piccolo, io provi a difendere ciò in cui credo? Sarà capitato anche alle volontà più ferree di porsi simili domande. Il rischio di incappare in facili deleghe è evidente: «Ci pensi qualcun altro. Ci pensi la politica». Ed è vero: alcuni problemi non possono che essere affrontati ai piani alti. Ma una spinta dal basso, va anche detto, non guasta.
Quanto accaduto nelle scorse ore alle primarie democratiche del Michigan ne è esempio. Qui, un manipolo di cittadini ha deciso di fare sentire la propria voce, esprimendo chiaramente il proprio malcontento per la terribile situazione a Gaza, il rifiuto di Washington a sostenere un immediato cessate il fuoco umanitario (votato, è bene ricordarlo, anche dalla nostra Svizzera), l'invio di armi statunitensi a Israele.
Ma per capire quanto avvenuto in Michigan, è necessaria una digressione sul processo elettorale statunitense.
Quando le presidenziali americane entrano nel vivo, è difficile non parlare dell'importanza degli swing states. Non a caso: è proprio la vittoria in questi Stati – non chiaramente e storicamente schierati, né Democratici né Repubblicani – a definire, spesso e volentieri, il risultato di un'elezione. La formula del winner-take-all (l'abbiamo spiegata qui) fa in modo che anche solo una manciata di voti possa fare un'enorme differenza.
Gioie e dispiaceri di questo metodo di voto le conoscono bene, rispettivamente, Donald Trump e Hillary Clinton. Nel 2016, il tycoon aveva battuto l'avversaria anche grazie ai risicatissimi successi in alcuni di questi swing states, in particolare proprio il Michigan. Qui, Trump aveva conquistato solo 10.704 voti in più di Clinton (equivalenti a un +0,23%), ottenendo però, secondo la già citata formula, il 100% dei grandi elettori assegnati allo Stato sui Grandi Laghi. La situazione si era poi ripresentata – questa volta in favore dei Democratici – nel 2020, quando gli elettori del Michigan avevano preferito Biden a Trump, per 154.188 voti e un +2,78%.
Ebbene, alle primarie democratiche tenutesi ieri in Michigan, almeno 101 mila persone, il 13,2% dei votanti (spoglio ancora in corso), hanno semplicemente posto la propria crocetta alla voce uncommitted: "non schierato", un modo per indicare che stanno votando per il partito senza sostenere, tuttavia, alcun candidato. A titolo di paragone, nelle ultime due elezioni già citate, in Michigan gli elettori democratici uncommitted rappresentavano solo l'1,2% del totale nel 2020 e l'1,79% nel 2016.
A fare la differenza – e qui arriviamo al manipolo di cittadini di cui parlavamo – è stata la campagna Listen to Michigan, che da oltre un mese istruiva chi è scontento della politica statunitense nei confronti di Israele su come effettuare un voto senza candidato. L'azione, lanciata da una statunitense di origini palestinesi – Layla Elabed, sorella della deputata Rashida Tlaib – voleva fare leva sul basso scarto dello swing state per mandare un messaggio difficile da ignorare all'attuale presidente, qualcosa come «ferma la guerra o non ti votiamo».
Listen to Michigan puntava a produrre 10 mila voti non schierati (la differenza registrata nel 2016 fra Trump e Clinton), ma ha finito per ottenere dieci volte tanto. No, Biden non rischia di perdere le primarie. Ma a novembre, quando – con ogni probabilità – l'81.enne sfiderà nuovamente Trump, questo numero (insieme ai grandi elettori a esso legati) potrebbe stabilire il confine fra vittoria e sconfitta. Se per chi siede nello Studio Ovale non è ancora allarme rosso (il Michigan ospita la più grande comunità arabo-americana del Paese: difficilmente una simile iniziativa otterrebbe in altri Stati lo stesso risultato), poco ci manca: in una corsa alla Casa Bianca che si preannuncia all'ultimo sangue, Biden non potrà sacrificare alcun grande elettore. Che questo calcolo porti il leader a una posizione più severa nei confronti delle operazioni militari israeliane a Gaza, denunciate come eccessive da ong e ONU?
Intanto, registriamo semplicemente che un volenteroso gruppo di cittadini del Michigan potrebbe avere successo dove tanti, tantissimi hanno fallito.