Lugano

Gestori troppo anziani: niente sussidi al Teatro delle Radici

Il Cantone ha deciso di tagliare il sostegno alla compagnia e dare priorità a realtà «gestite da personale non ancora in età di pensionamento» – A rischio la sala dopo 40 anni di attività
©Chiara Zocchetti
Valentina Coda
04.05.2023 06:00

È indipendente perché concettualmente orbita fuori dalle logiche ufficiali. Ma dipende, giocoforza, dalle sovvenzioni elargite dalle istituzioni per portare avanti l’attività. L’assenza di tali contributi, beh, ne mina direttamente la sopravvivenza. Questo è il caso del Teatro delle Radici di Lugano, uno dei capisaldi del teatro indipendente che da oltre quarant’anni agisce nel panorama teatrale ticinese e che ha formato professionalmente buona parte della nuova generazione di attori attivi nel nostro cantone.

Lo scorso novembre ha ricevuto il verdetto dalla Commissione culturale consultiva del DECS per quanto riguarda il sostegno all’attività previsto per il 2023. Per via del limitato budget a disposizione, «si è deciso di concedere il sostegno destinato alle attività annuali prioritariamente alle compagnie gestite da persone non ancora in età di pensionamento». In aggiunta, per quest’anno il contributo verrà decurtato del 50%, mentre dal prossimo «non sarà più corrisposto alla compagnia teatrale alcun contributo per l’attività annuale».

Di dubbi e «incongruenze»

Ora, fermo restando che lo storico gruppo di viale Cassarate si è opposto a tale decisione e che lo scorso marzo il Cantone ha parzialmente corretto il tiro, operando comunque verso un taglio graduale dei sostegni «per poi giungere a zero nel 2025», i termini utilizzati nello scritto hanno sollevato non pochi interrogativi tra gli operatori culturali sul ruolo istituzionale di promozione della cultura. Le scelte e il ruolo di politica culturale sono da anni sotto la lente degli operatori del settore. Anche la gestione dei fondi destinati ai progetti culturali da parte della Commissione continua a destare preoccupazioni (vedi scheda a lato). Quello che sta accadendo al Teatro delle Radici si inserisce in questo contesto e apre le porte a diverse «incongruenze», come definite dalla fondatrice Cristina Castrillo (vincitrice del Premio svizzero per il Teatro nel 2014, ndr) e dalla storica attrice Bruna Gusberti.

«Si continuano a costruire conflitti tra categorie in una società che parla di inclusione e si tenta di portare avanti battaglie sui diritti degli operatori culturali quando ci sono sempre meno soldi per sostenerli a livello locale», sottolineano. Lo scritto della Commissione non lascia spazio a libere interpretazioni. A fronte del limitato budget a disposizione, la scelta di sostenere l’attività annuale di una compagnia piuttosto che di un’altra sarà dettata da un mero fattore: l’età anagrafica di chi la gestisce. E Castrillo e Gusberti si collocano fuori da questa fascia.

Il valore della trasmissione

«Vogliono tagliare i sostegni a una compagnia che ha prodotto le persone più riconosciute della nuova generazione del teatro ticinese. Il motore del nostro lavoro è il concetto di trasmissione ai giovani unitamente all’attività pedagogica. Quello scritto, oltre a essere offensivo, è anche un controsenso. Non si risolve il problema del teatro indipendente togliendo di qui per dare di là», chiariscono. E aggiungono: «Il concetto longevo di un gruppo, come quello del Teatro delle Radici, dovrebbe essere un vanto perché è creativamente ancora vivo dopo quarant’anni, ha ancora qualcosa di particolare da dire, ha un timbro e un’identità. Questa è la differenza, non l’età di chi gestisce il gruppo».

Inizialmente, la Commissione culturale voleva decurtare della metà il contributo alla compagnia per il 2023, che sarebbe poi passato a zero nel 2024 con il rischio concreto di perdere non solo la sala di viale Cassarate, ma tutto il concetto su cui poggia il lavoro del gruppo, ovvero il senso della ricerca specifica del linguaggio teatrale. Dopo la presa di posizione della compagnia, è stato l’ex direttore del DECS Manuele Bertoli a rispondere personalmente e ad accogliere parzialmente il reclamo, spiegando che «la decisione è da ricondurre al tema del sostegno ricorrente prolungato (quarant’anni in questo caso, ndr)» e che oggi «si osserva un forte sbilanciamento che va a penalizzare in maniera significativa le realtà giovanili o emergenti e impedisce in maniera importante l’emergere di nuove leve».

Per contro, l’accesso alle richieste di sostegno finanziario per le nuove produzioni «continuerà anche in futuro ad essere garantito». In buona sostanza, per il 2023 la compagnia teatrale si vedrà tagliare il sostegno all’attività annuale di un terzo, dall’anno prossimo di due terzi per poi giungere a zero nel 2025.

Un tesoro da preservare

Alla voce attività non ci sono solo le classiche spese come l’affitto della sala e le utenze, ma anche il Laboratorio internazionale (giunto ormai alla 34.esima edizione e strutturato come un incontro di formazione e di ricerca teatrale), oltre agli orari delle prove per gli spettacoli. «Noi siamo una delle poche compagnie che lavora con gli attori (non in età di pensionamento), che sono il tesoro del Teatro delle Radici – precisano le nostre interlocutrici –. Il concetto alla base è quello del gruppo e la dimensione della cultura non è un progetto astratto, ma parte dal concetto dell’etica, dal principio dell’estetica e dei valori. È partendo da qui che la puoi costruire, ed è terribile non avere particolari risposte, perché si dà il segnale di quale tipo di cultura si vuole».

In questo articolo: