Francia

Gilet gialli in rivolta: Parigi si prepara al peggio

Il quarto appuntamento con le manifestazioni assume dimensioni inedite: sabato la capitale francese diventerà una città fantasma
(Ap photo)
Ats
06.12.2018 23:29

PARIGI - Un sabato senza precedenti, in cui Parigi diventerà una città fantasma: il quarto appuntamento con le manifestazioni dei gilet gialli assume dimensioni inedite. La capitale sta correndo ai ripari: in un clima che una fonte dell’Eliseo definisce «da colpo di stato», i gioielli della città resteranno chiusi, dal Louvre alla Tour Eiffel. La violenza dilaga ovunque, oggi studenti e polizia si sono affrontati in tutto il paese, con centinaia di fermi, alcuni feriti, danni e incendi.

Di fronte all’escalation di tensione, il governo ha moltiplicato gli appelli alla calma. E buona parte dell’opposizione ha ceduto e li ha rilanciati. Il primo ministro Edouard Philippe, in diretta tv questa sera, ha parlato dei rischi che spingono l’Eliseo a parlare di situazione «da golpe»: «Ci sono gilet gialli che dicono di voler marciare sull’Eliseo, altri che minacciano di morte quelli che vogliono trattare con il governo. Ma la Repubblica è solida, le istituzioni sono forti». L’Eliseo, che ieri aveva fatto sapere di temere «una grandissima violenza» con manipoli in arrivo a Parigi «con l’intenzione di distruggere e uccidere», è arrivato oggi a parlare di «tentativo di colpo di stato», stando a una fonte citata da Le Figaro. E il gesto di Emmanuel Macron, la rinuncia all’aumento dell’ecotassa per il 2019, è passato inosservata. Secondo un sondaggio, 6 francesi su 10 ritengono «inquietante» il movimento.

Macron continua a non parlare, una fonte a lui vicina - citata anch’essa dai media francesi - ha detto «prego per sabato», mentre gli Interni parlano di «mobilitazione dell’ultradestra e dell’ultrasinistra». Le minacce telefoniche dei gilet gialli, in alcuni casi minacce di morte, sono arrivate a prefetti e a persone vicine a Macron, secondo quanto si apprende.

Le forze dell’ordine, che nei giorni scorsi si erano dette esauste per la pressione di queste ultime settimane e non disposte ad ulteriori sforzi, saranno invece schierate in massa: 89.000 agenti presidieranno tutto il territorio, almeno 8.000 solo Parigi, numeri mai visti, e faranno la loro comparsa nelle strade della capitale anche i blindati.

Per precauzione, resteranno chiusi la Tour Eiffel, l’Opera, il Louvre, il Museo d’Orsay e quasi tutti gli altri musei e teatri. Il prefetto ha invitato i negozi degli Champs-Elysees a rimanere sbarrati ma anche un gran numero di scuole, di giardini, di palestre, resterà con le saracinesche abbassate. Le banche e molti negozi proteggeranno le vetrine sulla strada con barriere di metallo o di legno che già da questa sera vengono applicate con massima cura.

Sei partite di calcio della Ligue 1 - fra cui quella del Paris Saint-Germain - sono state rinviate. Il Telethon ha dovuto cambiare programmi, così come la marcia per il clima, che si svolgerà comunque a Parigi ma su un percorso alternativo. Sui social, le parole d’ordine sono sempre più aggressive: «Macron, stiamo arrivando», «Scioglimento del Parlamento», «Tutti alla Bastiglia».

Dopo i cedimenti dei giorni scorsi su numerose richieste dei gilet gialli, oggi sono arrivati gli appelli alla calma. E da destra, dal centro, dalla sinistra, si sono uniti gli appelli a manifestare senza violenza o rimanere a casa vista la gravità del momento.

Oggi, intanto, è esplosa la ribellione degli studenti di tutti i licei del Paese contro la riforma dell’esame di maturità e del sistema di selezione per l’ingresso all’università: oltre 200 gli istituti bloccati, 150 studenti fermati a Mantes-la-Jolie, banlieue di Parigi, decine di fermi anche a Marsiglia, Nizza, Beziers, guerriglia polizia-studenti nel nord, dove due ragazzi sono rimasti feriti, scontri a Tolosa, dove un preside ha dovuto farsi curare in ospedale. Domani, vigilia del sabato di tensione, il collettivo dei ‘gilet gialli liberi’ - cosiddetti moderati - ha chiesto di essere ricevuto da Emmanuel Macron per «calmare» la Francia che, stando alle parole di uno di loro, Benjamin Cauchy, «è sull’orlo della guerra civile».

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