Gli aerei russi che volano anche se non possono
A partire da ieri, centinaia di aerei civili russi non sono
più a norma di volo e sono classificati come «tecnicamente non sicuri». Ma nonostante
questo continuano a volare.
Si tratta di velivoli colpiti dalla revoca di un documento necessario per decollare e che sono stati immatricolati all’estero, nel caso
particolare, alle Bermuda. Una scelta che garantisce a chi stipula il contratto
delle migliori normative legali e agevolazioni fiscali.
Il caso, ripreso dal Corriere della Sera, si rifà alla decisione dell’autorità dell’aviazione civile dell’arcipelago bermudiano, che ha preso una decisione «senza precedenti»: sospendere i certificati di aeronavigabilità per tutti i velivoli russi, sia quelli noleggiati in leasing dagli oligarchi, sia quelli di proprietà delle linee della federazione. La misura è entrata in vigore ieri, il 13 marzo.
Le violazioni legali
Tecnicamente, una volta revocato questo certificato di validità,
gli aerei colpiti dal provvedimento non possono più legalmente volare. Ma,
secondo quanto riportato dal quotidiano, stanno continuando a farlo, trasportando
passeggeri. Il fatto è stato documentato appoggiandosi sui dati presenti della
piattaforma Flightradar24 – che monitora tutti i voli a livello mondiale
– e sulle sigle di immatricolazione dei velivoli in questione. Osservando quali di questi aerei avessero i codici di registrazione dello Stato di
Bermuda: VP-B, VQ-B, VR-B. Il risultato nell’incrocio di
questi dati mostrava che, a diverse ore dalla decisione presa dalle autorità di
Bermuda, in Russia ci fossero almeno 175 aerei in servizio nello spazio aereo
russo. Quello che mostrano i radar sono diversi velivoli che portano i codici
di immatricolazione VP e VQ, identificandoli quindi come non più idonei al
volo. Un comportamento, sempre secondo il Corriere della Sera, che rappresenterebbe una violazione «palese» delle normative
legali internazionali in materia di aviazione.
In questo caso specifico non si tratta solo delle implicazioni legali che riguardano il divieto di volare, ma anche di misure di sicurezza relative ai passeggeri. Cerchiamo quindi di capire meglio di cosa stiamo parlando con il termine tecnico finora utilizzato.


Il «certificate of airworthiness»
Nel mondo dell’aviazione esiste, per ogni aeromobile civile,
il certificato di aeronavigabilità o di idoneità alla navigabilità aerea (certificate
of airworthiness). Si tratta di un documento a garanzia che le condizioni
di utilizzo del velivolo siano in regola. È richiesto nella normale manutenzione
e ne garantisce l’idoneità e la sicurezza. Il certificato di aeronavigabilità
di un aereo è quindi fondamentale affinché un velivolo sia considerato come
sicuro. Gioca un ruolo importantissimo anche nella compravendita di aeromobili:
sul mercato dell’aviazione nessuno considera un mezzo che sia sprovvisto di
questo certificato. È anche richiesto dalle autorità nazionali per qualsiasi
velivolo che operi a livello commerciale. E, quando si ottiene un certificato di
aeronavigabilità, la manutenzione regolare deve essere sempre completata e
bisogna rispettare la conformità con tutti i regolamenti nazionali e internazionali
vigenti nelle località nelle quali si intende volare.
La regola è che nessuna compagnia aerea potrebbe dare il via
libera a un velivolo senza un certificato di airwothiness. In questo
caso l’autorità del Paese che lo ha rilasciato – Bermuda – ha deciso di
revocarlo. Di conseguenza gli aeromobili russi immatricolati nell’arcipelago,
che là avevano ricevuto anche il rilascio del famoso certificato, non hanno più
le garanzie necessarie di volo sicuro.
Infatti, non è più possibile sapere e verificare se questi
aerei rispettino ancora effettivamente le condizioni per decollare. In realtà, la
revoca del certificato rende automaticamente i mezzi «non più idonei» al volo.
I passeggeri, tuttavia, non sanno se il loro aereo non dispone più di queste garanzie
e nemmeno delle assicurazioni necessarie nel caso avvenga un incidente.
In pratica, senza l’esistenza di questo certificato, un
aereo è “nullo”. I problemi legali sulle normative di volo si accavallano a quelli
di garanzia della sicurezza dei passeggeri.
Ma, nonostante ciò, si starebbe continuando a volare con
questi aerei – sprovvisti di certificato – nei cieli sopra la Russia.
«Non potevamo più vigilare sulla sicurezza»
Le sanzioni internazionali decise contro la Russia hanno
avuto una grossa ripercussione anche sul settore dell’aviazione. Lo dimostra
proprio il caso di cui stiamo parlando. Infatti, la decisione presa dall’autorità
bermudiana dell’aviazione civile, di ritirare il certificato di aeronavigabilità
è derivata proprio dalle ultime decisioni prese a livello internazionale. Era diventato ormai
difficile per loro poter vigilare sul rispetto delle norme di sicurezza: «Le
sanzioni internazionali al settore dell’aviazione hanno avuto un impatto
significativo sulla capacità di vigilare sulla sicurezza degli aeromobili
operati dalla Russia e registrati nel nostro Paese» ha dichiarato l’autorità
dell’aviazione dell’arcipelago. «Il sistema di aeronavigabilità è stato
limitato al punto che non siamo in grado di valutare con sicurezza questi aerei
come idonei al volo». Da qui la decisione, entrata in vigore ieri, di
sospendere provvisoriamente i certificati degli aeromobili russi.


Rescindere i contratti per riprendersi gli aerei
Ma la situazione si complica ancora di più se si guarda a cosa
dovranno fare ora le società di leasing che hanno concluso dei contratti con le
compagnie di aviazione russe. Stiamo parlando delle sanzioni economiche che
sono piovute sulla Russia nelle scorse settimane. In particolare, l’esclusione di
diversi istituti bancari dalla piattaforma SWIFT, utilizzata per i pagamenti
internazionali. Da quando è scattata questa misura, infatti, sarebbero diversi gli
oligarchi russi che non riescono più a garantire il pagamento di affitti e
noleggi degli aerei privati che utilizzano. La soluzione per le società coinvolte
con i privati e con le compagnie russe è quella di rescindere i contratti entro la fine di
questo mese (il limite è stato fissato al 28 marzo dalle sanzioni decise dall’Unione
europea). E riprendersi i velivoli. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi.
Alla situazione attuale, già complessa, va ad aggiungersi la decisione di
Mosca che impone – a partire da inizio marzo – alle compagnie russe di non volare più
all’estero (ad esclusione della Bielorussia) con aerei noleggiati da società
estere. Ed è scoppiato il caos: le società di leasing ora non sanno più come
fare per riprendersi i propri aerei che, di fatto, non possono più lasciare il Paese.


Bloccati in Russia
Questo blocco coinvolgerebbe almeno 470 velivoli, stando alle
statistiche Iba, riportate dal Corriere della Sera. Si tratta dei mezzi,
presi in leasing dai russi e registrati alle Bermuda, che non possono più – almeno
per il momento – uscire dal territorio russo. Un blocco dell’aviazione che coinvolgerebbe anche alcune compagnie di linea rinomate come Aeroflot, Pobeda, Nordstar, Rossiya,
Smartavia e Ural Airlines. Nonostante tutto, questi velivoli sarebbero sempre utilizzati in Russia, con passeggeri imbarcati a bordo. Come se la decisione
dell’autorità bermudiana non avesse avuto alcun effetto.
Questa situazione, con gli aerei confinati in Russia, sta avendo anche delle
ripercussioni di un certo valore economico, stimato sui 12 miliardi di dollari.
E non solo, le autorità bermudiane sono ulteriormente preoccupate: l’arcipelago,
infatti, potrebbe subire – indirettamente – altre conseguenze delle sanzioni
che si sono abbattute sulla Russia: il calcolo stilato dal ministro dei
Trasporti delle Bermuda, Lawrence Scott, è che nel prossimo anno il Paese sarà in
perdita di 25 milioni di dollari.

© Shutterstock