Il caso

Gli attivisti per il clima colpiscono gli aeroporti, e non è ancora finita

Le azioni di protesta hanno inevitabili ripercussioni sui voli, con ritardi e cancellazioni – «Oil Kills è una rivolta internazionale, anche l'industria dell'aviazione deve essere ridimensionata»
Red. Online
25.07.2024 15:00

Mercoledì 24 luglio: a Kloten tre attivisti di Act Now! – gruppo che fa parte di Extinction Rebellion – hanno bloccato per una decina di minuti una strada d'accesso all'aeroporto. Si sono seduti sulla strada d'accesso dell'aeroporto innalzando striscioni. L'obiettivo era di «protestare contro un governo che continua a non agire di fronte all'aggravarsi della crisi climatica». A Ginevra il sit-in è durato 15 minuti. In Germania, cinque attivisti di Ultima Generazione si sono incollati su una pista di rullaggio dell'aeroporto di Colonia/Bonn. Le operazioni di volo sono state sospese per più di un'ora per permettere la rimozione degli attivisti. Giovedì 25 luglio: l'aeroporto interazionale di Francoforte, il più importante della Germania, ha sospeso arrivi e partenze dopo l'irruzione di un gruppo di attivisti per il clima sulle piste di atterraggio e di decollo. Otto persone hanno bloccato i cancelli di sicurezza all'aeroporto Gardermoen di Oslo. Altri episodi di questo tipo si sono verificati in giro per l'Europa, come all'aeroporto londinese Heathrow.

In alcune foto diffuse dagli attivisti, si vedono cartelli con la scritta «Oil Kills» (Il petrolio uccide). «Lotteremo per la nostra sopravvivenza in una rivolta coordinata a livello internazionale. Saremo negli aeroporti di tutto il mondo e dimostreremo che non sopporteremo più questo gioco pericoloso con le nostre vite. Ci batteremo insieme per la nostra sopravvivenza», si legge nell'invito al sit-in previsto per sabato 27 luglio all'aeroporto Schwechat di Vienna.

Di che cosa stiamo parlando

Oil Kills è una rivolta internazionale per porre fine a petrolio, gas e carbone entro il 2030. Alle azioni di disturbo negli aeroporti prendono parte Ultima Generazione in Germania, Folk Mot Fossilmakta in Norvegia, XR Finlandia, Futuro Vegetal in Spagna, Just Stop Oil nel Regno Unito, Drop Fossil Subsidies e Act Now-Liberate in Svizzera.

«Oggi la gente comune prende in mano la situazione per fare ciò che i nostri governi criminali non sono riusciti a fare», ha spiegato un portavoce della campagna Oil Kills. «Stiamo mettendo i nostri corpi sulle ruote della macchina dell'economia fossile globale e diciamo che il petrolio uccide; ci rifiutiamo di morire per i combustibili fossili e ci rifiutiamo di stare a guardare mentre centinaia di milioni di persone innocenti vengono uccise. Siamo in resistenza contro i nostri governi assassini e le élite criminali che minacciano la sopravvivenza dell'umanità».

La crisi climatica non finirà finché ogni singolo Paese non avrà eliminato i combustibili fossili, ma coloro che hanno la maggiore responsabilità e le maggiori capacità devono fare di più. È questo il messaggio veicolato dalle azioni degli attivisti. «Come cittadini dei Paesi ricchi del Nord globale, chiediamo che i nostri governi smettano di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone entro il 2030 e che sostengano e finanzino altri Paesi per una transizione rapida, equa e giusta. Devono firmare un Trattato sui combustibili fossili per porre fine alla guerra all'umanità prima che perdiamo tutto».

Ritardi e cancellazioni

L'interruzione delle operazioni questa mattina all'aeroporto di Francoforte ha interessato anche centinaia di passeggeri di Swiss. La compagnia ha cancellato quattro voli, uno di andata e uno di ritorno da e per Zurigo e Ginevra. Circa 370 persone sono state colpite dagli annullamenti, ha dichiarato una portavoce di Swiss a Keystone-ATS.

Ma perché colpire proprio gli aeroporti? «Anche l'industria dell'aviazione deve essere ridimensionata in modo equo, soprattutto i jet privati e i voli nazionali. Ecco perché stiamo intervenendo negli aeroporti a sostegno di Oil Kills, per porre fine ai combustibili fossili». Le proteste in occasione del periodo di vacanze estive andranno avanti. Canada, Regno Unito, Austria, Olanda, Svizzera, Norvegia, Stati Uniti, Germania, Finlandia, Spagna, Svezia. La lista rischia di essere ancora lunga.

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