Confine

Gli auricolari Apple AirPods al centro di una maxi-truffa all'IVA: coinvolta anche la Svizzera

La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo da oltre 29 milioni di euro – Al centro delle indagini un sistema di «frode carosello»
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Red. Online
18.10.2024 09:40

Anche la Svizzera, spiega la Guardia di Finanza di Como in un comunicato, è coinvolta in un’indagine su un’organizzazione criminale «dedita alle frodi all’IVA». Nelle scorse ore, le Fiamme Gialle dei Comandi provinciali di Como e Latina hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale del capoluogo pontino.

Le indagini, svolte in autonomia inizialmente dai nuclei di polizia economico-finanziaria di Como e appunto Latina, dopo una serie di convergenze su alcune società sono state riunite e coordinate dalla Procura europea. Dalle indagini è emerso come gli indagati avessero architettato, citiamo, un complesso e ramificato sistema di «frode carosello» che ha interessato, fra gli altri, anche la Svizzera. Detto della Confederazione, anche Paesi quali Cipro, Repubblica Ceca, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Lussemburgo, Slovacchia, Polonia, Slovenia, Ungheria ed Estonia sono stati coinvolti.

Al centro delle indagini della Finanza, dicevamo, un sofisticato sistema di evasione dell’IVA basato sulla commercializzazione di prodotti elettronici, fra cui le cuffiette Apple AirPods. Questi prodotti venivano ciclicamente venduti tra le società coinvolte nella frode senza mai raggiungere i consumatori finali. Gli auricolari, sostanzialmente sempre gli stessi, venivano ceduti da compiacenti fornitori comunitari a varie società italiane, spesso semplici «scatole vuote» prive di strutture operative e intestate a prestanomi, passando di mano in mano solo cartolarmente, per giungere infine alle aziende beneficiarie della frode che provvedevano alla loro esportazione all’estero propedeutica all’inizio di un nuovo «ciclo».

La merce, oggetto di transazione nel circuito chiuso, passava di proprietà in proprietà ma restando ferma nei vari depositi logistici utilizzati dall’organizzazione. Uno di questi era ubicato nel Comasco, quindi non lontano dal confine. Detto in altri termini, i prodotti elettronici, una volta importati in Italia, erano ceduti sottocosto ai vari schermi societari cagionando, nella prima fase della commercializzazione, la totale evasione dell’imposta sul valore aggiunto. E ancora: dopo diverse cessioni, le ultime società acquirenti, realmente esistenti ed operanti sul mercato, rivendevano gli AirPods all’estero, ovviamente a cessionari compiacenti, senza l’applicazione dell’IVA (come previsto dalla normativa vigente), riuscendo così a maturare fittizi crediti di imposta, generati dagli acquisti precedenti, che venivano usati per compensare i tributi da pagare o chiesti a rimborso all’Agenzia delle entrate.

La prima fase delle indagini si è conclusa nel 2023 con l’esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti dei principali organizzatori della frode, ritenuti responsabili, scrive infine la Guardia di Finanza, «di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) finalizzata alla commissione dei reati tributari previsti dagli artt. 8 (emissione di fatture per operazioni inesistenti) e 2 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti) del D. Lgs. 74/2000».

Nelle scorse ore, invece, è stato eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina. Il quale, accogliendo la richiesta del procuratore europeo, ha disposto il sequestro preventivo diretto e per equivalente, fino a concorrenza di 29,3 milioni di euro, di beni nella disponibilità dei due indagati, sottoposti tuttora agli arresti domiciliari in Reggio Emilia e Cava dei Tirreni (SA), luoghi in cui avevano sede le società a loro riconducibili coinvolte nella frode.