Gli ha tagliato la gola solo perché era felice

TORINO - Era stato accoltellato alla gola a fine febbraio, così, senza un apparente motivo. Stefano, un 33.enne di Biella, viveva a Torino da qualche tempo e quella mattina si stava recando al lavoro, percorrendo una strada lungo il Po, nella zona dei Murazzi. Ma al negozio K-way dove lavorava, il giovane non è mai arrivato. Il suo assassino lo ha colpito con un solo fendente che gli ha squarciato la gola. Un passante che lo ha incrociato ha pensato a un investimento e ha chiamato il 112. Vani i soccorsi, il cuore del 33.enne aveva già smesso di battere.
Ora, a un mese e mezzo da quel giorno, si scopre che l’uomo che ha accoltellato Stefano l’ha fatto solo perché «ero triste e volevo uccidere qualcuno». Proprio così: lo ha ripetuto due volte agli inquirenti il 27.enne di origine marocchina che si è presentato autonomamente al comando di Polizia. «Ho scelto fra le tante persone che passavano di uccidere questo giovane perché si presentava con un’aria felice. E io non sopportavo la sua felicità», ha detto. Said si è costituito domenica sera e quando gli inquirenti gli chiesto perché proprio Stefano, l’uomo ha spiegato di aver atteso una ventina di minuti, quel sabato 23 febbraio, osservando i passanti. Poi ha visto passare Stefano, con quell’aria «felice e serena» che gli sembrava insopportabile e gli ha tagliato la gola.
La folle spiegazione del killer ha generato ancora più dolore nel papà della vittima, che per molte settimane ha cercato la verità sulla morte del figlio. «Non c’è nessun sollievo. Sono sconvolto. Sono arrabbiato», ha spiegato. «Volevo un nome, una ragione. Non questa. Sono senza fiato. Che senso ha scoprire che un ragazzo di trent’anni ammazza un suo coetaneo senza neanche conoscerlo? Che è bastato uno sguardo? Non mi sento meglio, mi sento malissimo».