Guerra

Gli ucraini temono davvero Trump? «Quando capirà le intenzioni di Putin, sosterrà Kiev»

Mykhailo Podolyak, il principale consigliere del presidente ucraino, si è detto «cautamente ottimista» per la vittoria del tycoon: «L'Ucraina è un investimento prezioso: ha aumentato la reputazione USA e indebolito la Russia»
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Red. Online
12.11.2024 15:00

Donald Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti, durante la campagna elettorale ha promesso di poter porre fine alla guerra in Ucraina «entro 24 ore». Un’uscita, la sua, che è stata accolta con grande preoccupazione da Kiev e gli alleati occidentali, timorosi che il tycoon, una volta alla Casa Bianca, possa arrivare a bloccare gli aiuti militari e distruggere le speranze ucraine di adesione alla NATO.

Ma, al di là delle dichiarazioni dal tono conciliatorio di Volodymyr Zelensky e soci, i funzionari ucraini come vedono veramente la vittoria di Trump? Cosa si aspettano dalla sua presidenza? La corrispondente speciale di Meduza, Lilia Yapparova, ha provato a capirlo parlando con Mykhailo Podolyak, il principale consigliere del presidente ucraino.

Nonostante le continue critiche del tycoon all’amministrazione Biden per le decine di miliardi di dollari in aiuti destinati a Kiev, Podolyak ha fatto sapere di essere «cautamente ottimista» sul fatto che Trump possa cambiare idea rispetto ai finanziamenti dopo l'insediamento a Washington. Il politico ucraino ritiene che una volta che Trump sarà informato dai funzionari dell'intelligence e della difesa degli Stati Uniti, potrebbe adottare un approccio più pragmatico nel supportare il Paese invaso dai russi: «Riceverà molte più informazioni sulla natura di questa guerra e sulle reali intenzioni di Putin. Spero che qualcuno gli metta finalmente un rapporto sulla scrivania che analizzi il profilo psicologico di Putin, spiegando perché fondamentalmente non è qualcuno con cui si può negoziare», ha affermato Podolyak.

Secondo il consigliere di Zelensky, il sostegno a Kiev è negli interessi strategici degli Stati Uniti, e rappresenterebbe un investimento nella leadership globale, nella sicurezza e nel «sistema consolidato di diritto internazionale che Putin sta cercando di rovesciare». Inoltre, gli Stati Uniti hanno preso «impegni significativi» e, spiega ancora Podolyak, abbandonarli nel mezzo di una grande lotta geopolitica che coinvolge Russia, Corea del Nord e Iran sarebbe «politicamente dannoso».

Ma come si concilia il sostegno a Kiev con le posizioni isolazioniste di Trump e le sue promesse di dare priorità alle questioni interne e all'economia americana? Il politico ucraino ha risposto chiedendosi come si possa costruire il potere economico senza affrontare l'instabilità globale: «Trump afferma di poter rendere l'America di nuovo grande, ma non è possibile farlo concentrandosi esclusivamente sul mercato interno. Gli Stati Uniti dovranno impegnarsi attivamente nella risoluzione dei conflitti nell'Europa orientale, in Medio Oriente e nella regione del Pacifico. Ecco perché sono più ottimista sulle azioni future di Trump rispetto a quanto si aspettano in molti».

Di fatto, Podolyak spera che il «processo decisionale in stile aziendale» del presidente USA possa semplificare gli aiuti militari e migliorare l'efficienza operativa, superando i ritardi burocratici che durante il mandato di Joe Biden hanno ostacolato gli sforzi di difesa ucraini: «I Paesi democratici e le burocrazie europee tendono a passare molto tempo a discutere le decisioni necessarie o a implementarle solo parzialmente, lasciando i problemi alla prossima generazione politica. Diverse offensive ucraine sono fallite semplicemente perché le decisioni non sono state prese in tempo. Non credo che l'approccio di Trump sarebbe peggiore. Forse, da pragmatico, prenderà decisioni altamente efficaci che potrebbero effettivamente accelerare il corso della guerra. In questo conflitto, il tempismo è tutto», ha spiegato Podolyak, ritenendo ragionevole la posizione di Trump secondo cui deve essere soprattutto l'Unione Europea ad assumersi la responsabilità di aiutare Kiev. Questo perché – ha sottolineato - la guerra «ha messo in luce la mancanza di prontezza dell'Europa a difendersi», evidenziando la necessità «che l'UE rafforzi le sue capacità di difesa e assuma un ruolo più attivo nel sostenere l'Ucraina». Per Podolyak, l'UE «deve ripensare alla sua relazione con la Russia», che si sta sforzando di «riconquistare l'influenza che aveva nella regione durante l'era sovietica».

Il consigliere di Zelensky ha poi liquidato come «irrealistica» l'idea che Trump possa negoziare una rapida fine della guerra, sottolineando che l'Ucraina sta combattendo un'invasione vera e propria, non una disputa territoriale: «Quando le persone mi parlano di negoziati, non posso fare a meno di chiedermi: cosa dovremmo negoziare esattamente?». Già perché negoziare con Putin, che continua a fare «richieste assurde», non farebbe altro che «incoraggiare ulteriori aggressioni e creare un precedente pericoloso per altri regimi autoritari, come la Corea del Nord». E ha aggiunto: «Se interrompiamo la guerra ora alle condizioni di Mosca, dovremo prepararci a un assedio di tutta l'Europa. Le operazioni di sabotaggio russe che stiamo già vedendo in tutta l'UE non faranno che aumentare. La Russia di Putin può esistere solo in una modalità di espansione costante».

Podolyak ha pure criticato le proposte emerse in campagna elettorale come il blocco dell'adesione dell'Ucraina alla NATO e il congelamento della linea del fronte, in quanto sarebbero misure inefficaci, che permetterebbero alla Russia di riorganizzarsi: l'Ucraina, sostiene ancora l’intervistato, rimane un investimento prezioso per gli Stati Uniti, in quanto ha portato a un aumento della reputazione americana e a un indebolimento della forza militare russa.

Era stato proprio Trump, nel 2017, a dare il via libera alla fornitura di armi all'Ucraina, un passo che Barack Obama si era rifiutato a lungo di intraprendere. Mentre, in questi anni, l'amministrazione Biden ha più volte impedito a Kiev di usare missili americani a lungo raggio per colpire il territorio russo. L’Ucraina, in questo senso, spera che l’approccio del tycoon sia meno legato a questioni burocratiche e più interventista: «È assurdo seguire restrizioni che il Paese aggressore non rispetta. Se vogliamo sancire nel diritto internazionale che a un Paese che si difende è proibito proteggere efficacemente la propria popolazione, allora potremmo anche ammettere che siamo disposti a stare a guardare una popolazione che affronta un genocidio», ha fatto notare Podolyak.