Niente pettegolezzi

Good morning America: Donald Trump, Giorgia Meloni e i «parassiti» di Bruxelles

La politica è l’arte della recitazione: USA e Italia, alla Casa Bianca, hanno seguito un calcolo abbastanza semplice
Giorgia Meloni con il vice presidente USA JD Vance. © AP/Andrew Medichini
Carlo Tecce
19.04.2025 16:15

Good morning friends, how do you say Happy Easter in Miami golf clubs? Buongiorno amici, come si dice Buona Pasqua nei golf club di Miami? Scusate, ma qui in Italia stamattina ci siamo svegliati negli Stati Uniti d’America. Dopo la visita della presidente Giorgia Meloni alla Casa Bianca dal collega Donald Trump, perdonateci, e invidiateci soprattutto, ci sentiamo più ricchi, più forti, decisivi, strategici, indispensabili per le sorti del globo. Almeno così ci racconta gran parte dei giornali italiani intrisi di propaganda intrisa di banalità. La «fantastica» Giorgia ha ottenuto più di quello che pensava di ottenere. 1 Rafforzare il commercio come si fa al mercato rionale, cioè tu compri da me e io compro da te e gli altri si arrangiano. 2 Affermare l’Italia come il miglior alleato di Washington nel mondo. 3 Aumentare la spesa in armi e firmare contratti con le aziende americane. 4 Fare da mediatore nelle trattative per i dazi fra gli Stati Uniti e l’Unione Europa organizzando un vertice a Roma. 5 Escludere la Cina dallo sviluppo solcando oceani e individuando nuove rotte. Con la leggerezza di chi ha davvero consuetudine con l’opulenza, non soddisfatta di un cotanto successo internazionale, la presidente Meloni ha fatto scivolare sul tavolo dieci miliardi di euro: toh, dieci miliardi di euro che imprecisate aziende italiane investiranno in imprecisate fabbriche americane. Vi diamo pure il lavoro, Donald!

Con un paio di caffè, non più sudati, ci siamo svegliati meglio e abbiamo preso coscienza di ciò che è andato in scena alla Casa Bianca, esatto, in scena perché la politica, non mediata e immediata, è l’arte della recitazione. Donald e la «fantastica» Giorgia hanno seguito un calcolo politico abbastanza semplice, di reciproco interesse. Donald ha bisogno di Giorgia per dividere l’Unione Europa e competere con un unico avversario nel mondo (la Cina) e anche per dimostrare ai suoi elettori che i «parassiti» di Bruxelles hanno cominciato a restituire quello che hanno rubato. Invece Giorgia ha bisogno di Donald per proteggersi in Europa con l’Europa e dare una profondità ideologica - migranti irregolari, libertà individuali, sovranità nazionale - al suo tipo di destra che viene dal passato ma che dal passato, oltre al Signore degli Anelli, che comunque è un romanzo, non può attingere nulla. Parentesi: con tratti diversi ma con alcune assonanze, l’altra volta la «fantastica» Giorgia di Trump era l’amico «Giuseppi» Conte. Nel breve periodo il calcolo politico di Trump e Meloni avrà i suoi effetti, nel medio e lungo periodo la Storia giudicherà. Per fortuna, non baserà il suo giudizio sfogliando i giornali italiani.