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Cassis insiste: «In Medio Oriente serve una soluzione a due Stati» – USA aperti a sostenere lunghe pause umanitarie – Hamas rivendica l'attacco che ha ucciso 21 soldati israeliani – Israele: «L'attacco del 7 ottobre è stato 20 volte maggiore dell'11 settembre» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:30
23:30
L'Iran: «la gente palestinese deve avere il diritto di scegliere il proprio destino»
«La guerra non è la soluzione. La sicurezza non può essere raggiunta ricorrendo all'uso della forza e commettendo il crimine di genocidio a Gaza». Lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahiyan alla riunione del Consiglio di Sicurezza. La guerra «non può continuare fino alla distruzione di Hamas perchè questo non avverrà mai», ha aggiunto, sottolineando che «la gente palestinese deve avere il diritto di scegliere il proprio destino». Quindi ha attaccato gli Usa per aver impedito al Cds di trovare una soluzione alla crisi, e per gli attacchi contro gli Houthi in Yemen.
23:28
23:28
La Turchia: il focus «deve essere sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente»
«Dopo 109 giorni è vergognoso che la comunità internazionale non sia in grado di fermare lo spargimento di sangue a Gaza». Lo ha detto il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan alla riunione del Consiglio di Sicurezza chiedendo un «immediato cessate il fuoco umanitario». Quindi ha chiesto a Israele e ai suoi sostenitori di «impegnarsi in una soluzione diplomatica finché si può ancora raggiungere» ed evitare un'ulteriore escalation.
Fidan ha sottolineato che il focus «deve essere sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente» e anche se la maggior parte della comunità internazionale è per la soluzione dei due stati, non c'è un meccanismo per imporre a Israele di attuarla.
23:14
23:14
Anche la Cina: «La soluzione dei due stati è l'unica via per la pace»
«Il rischio di una ulteriore escalation nella regione esiste, e un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza deve essere la priorità più urgente». Lo ha detto l'ambasciatore cinese all'ONU Zhang Jun durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. «La soluzione dei due stati è l'unica via per trovare la pace tra israeliani e palestinesi e va rivitalizzata», ha aggiunto, esprimendo preoccupazione per le parole di Netanyahu che ha negato tale possibilità.
22:43
22:43
Hamas pubblica il video dell'attacco costato la vita a 21 soldati israeliani
Hamas ha pubblicato in serata un video che ritrae l'attacco dove sono rimasti uccisi 21 soldati israeliani nel campo profughi di al-Maghazi, nel centro di Gaza. Lo riporta Al Jazeera. Il video inizia con un combattente di Hamas che spara un colpo di mortaio contro una casa, poi raccoglie una granata e la lancia contro la parte anteriore di un carro armato parcheggiato fuori dall'edificio, che in quel momento era stato avvolto dal fumo. Poi appare una didascalia che recita: è questo «il momento in cui un campo minato viene fatto esplodere» prendendo di mira «le forze israeliane. Speriamo siano morti».
22:22
22:22
USA: Bisogna «seguire la strada verso uno Stato palestinese»
Bisogna «seguire la strada verso uno Stato palestinese», e «l'obiettivo è un futuro dove Gaza non sarà più usata come base per il terrorismo, i palestinesi avranno un proprio stato e Israele potrà vivere in sicurezza». Lo ha detto il sottosegretario di stato USA per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani Uzra Zeya, sottolineando che avere «due stati con la sicurezza di Israele garantita è l'unica via per porre fine a queste violenze una volta per tutte».
22:06
22:06
Cassis insiste: «In Medio Oriente serve una soluzione a due Stati»
Malgrado le violenze in Medio Oriente, il Consiglio di sicurezza dell'ONU non deve cedere alla frustrazione. Lo ha detto oggi nel suo intervento davanti all'organo delle Nazioni Unite il ministro degli esteri Ignazio Cassis, riaffermando il bisogno, contrariamente al parere del premier israeliano Benjamin Netanyahu, di una soluzione a due Stati.
Il consigliere federale ha chiesto la liberazione «immediata e incondizionata» degli ostaggi nelle mani di Hamas. «La violenza sembra non avere più limite» in Israele e nei territori palestinesi, ha aggiunto.
Malgrado due risoluzioni votate dal consiglio, non tutti gli ostaggi sono stati rilasciati, civili vengono uccisi ogni giorno e il diritto internazionale viene violato, ha affermato Cassis. Il ticinese ha ribadito il sostegno svizzero a una soluzione a due Stati, uno scenario respinto da Netanyahu qualche giorno fa.
Una pace duratura non potrà essere raggiunta senza un consenso politico regionale, ha poi evidenziato. Il titolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha inoltre sottolineato che la Svizzera è pronta a riunire gli attori chiave del conflitto. «Non ci possiamo più accontentare di gestire questa guerra», ha dichiarato.
22:03
22:03
Lavrov contro gli USA: «Salvare la vita dei palestinesi non è tra le loro priorità»
«Servono passi per evitare una ulteriore destabilizzazione in altre parti del Medio Oriente». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov al Consiglio di sicurezza ONU, attaccando poi gli USA per aver impedito al Cds di fare passi verso la fine delle violenze.
«Salvare la vita dei palestinesi non è tra le loro priorità», ha continuato, parlando di una «vera tragedia umanitaria a Gaza, e senza una fine all'orizzonte».
«Ci sono dubbi sul fatto che Gaza rimarrà un luogo abitabile dopo la fine del conflitto. Il suolo, le falde acquifere e l'aria sono stati tutti inquinati a causa dei bombardamenti e delle sostanze chimiche, e tutte le infrastrutture sono state spazzate via e distrutte», ha evidenziato.
Secondo Lavrov, «serve un immediato cessate il fuoco». «Il Consiglio deve trovare una strada verso la creazione di uno Stato palestinese, non solo affermare che deve esistere», ha aggiunto, sottolineando che «non si può seppellire l'idea di uno Stato palestinese». «I palestinesi dovrebbero decidere da soli il proprio futuro... Penso che sia ciò che i nostri colleghi occidentali chiamano democrazia», ha continuato.
21:04
21:04
Nuovo appello di Guterres per un cessate il fuoco umanitario
«Rinnovo il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato. Ciò garantirà che aiuti sufficienti arrivino dove sono necessari, faciliterà il rilascio degli ostaggi e aiuterà a ridurre le tensioni in Medio Oriente». Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al Consiglio di sicurezza.
«Una fine duratura al conflitto israelo-palestinese può avvenire solo attraverso una soluzione a due Stati - ha aggiunto -. Il rifiuto ai massimi livelli del governo israeliano è inaccettabile e prolungherebbe indefinitamente un conflitto diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globali».
Il segretario generale dell'Onu ha poi sottolineato che il rifiuto alla soluzione dei due Stati da parte del governo israeliano e la negazione del diritto alla statualità del popolo palestinese rischia di esacerbare la polarizzazione e incoraggiare gli estremisti ovunque. «Il ruolo della comunità internazionale è chiaro - ha aggiunto -. Dobbiamo unirci per sostenere israeliani e palestinesi affinché intraprendano azioni determinate per far avanzare un processo di pace significativo».
21:03
21:03
«L'attacco di Hamas del 7 ottobre proporzionalmente è stato 20 volte maggiore dell'11 settembre».
«L'attacco di Hamas del 7 ottobre proporzionalmente è stato 20 volte maggiore dell'11 settembre». Lo ha detto l'ambasciatore israeliano all'ONU Gilad Erdan al Consiglio di Sicurezza, tornando ad attaccare la richiesta di un cessate il fuoco.
«Ecco cosa succederebbe, Hamas rimarrebbe al potere e Israele dovrebbe affrontare un altro Olocausto - ha aggiunto - finché Hamas rimane al potere un futuro buio è davanti a noi». Poi ha attaccato l'Iran che fornisce le armi e la minaccia «del terrorismo iraniano che riguarda tutti noi». Il fatto che il ministro degli Esteri di Teheran sia presente al Cds, ha aggiunto, vuol dire che il mondo è «sottosopra».
21:00
21:00
USA: distrutti oltre 25 siti di lancio e 20 missili Houthi
Gli Stati Uniti hanno distrutto o deteriorato oltre 25 strutture di lancio missilistico Houthi e più di 20 missili nello Yemen da quando hanno iniziato gli attacchi nel Paese all'inizio di questo mese: lo riferisce il Pentagono.
20:32
20:32
Houthi: americani e britannici lascino lo Yemen entro un mese
Gli Houthi hanno dato un mese di tempo agli americani e ai britannici che lavorano per le Nazioni Unite e per organizzazioni umanitarie per lasciare le aree sotto il controllo delle milizie sciite in Yemen.
Lo ha riferito un funzionario dell'ONU. In una lettera datata 20 gennaio e condivisa sui social network le autorità di Sana'a, la capitale dello Yemen sotto il controllo degli Houthi, hanno informato l'ufficio del Coordinatore delle Nazioni Unite in Yemen, e «attraverso di lui tutte le organizzazioni umanitarie», che i loro dipendenti con nazionalità americana o britannica avrebbero avuto un mese per «prepararsi a lasciare il Paese».
«Le Nazioni Unite e i suoi partner stanno aspettando di vedere quali saranno i prossimi passi», ha detto il funzionario ONU. Il coordinatore umanitario per lo Yemen, Peter Hawkins, è lui stesso britannico.
L'iniziativa degli Houthi è arrivata in risposta ai raid anglo-americani sulle postazioni delle milizie yemenite che da mesi attaccano i mercantili occidentali nel Mar Rosso.
19:04
19:04
Ehud Barak a Netanyahu: «Vattene ora, per l'amor di Dio»
Israele rischia di rimanere «impantanato per anni nel fango» della Striscia di Gaza, se Benjamin Netanyahu si ostina «a rigettare una via d'uscita» dalla sanguinosa guerra innescata dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. Parola di Ehud Barak, ex primo ministro e soldato più decorato nella storia dello Stato ebraico, che dell'attuale premier fu in anni lontani anche comandante militare.
Intervistato dal britannico Daily Telegraph, Barak, 81 anni, non le manda dire al 74enne «Bibi», rivolgendosi a Netanyahu col suo nomignolo, e non nasconde di auspicarne l'uscita di scena al più presto. «Per l'amor di Dio, vattene», taglia corto citando le parole con cui Leo Amery, esponente Tory fra le due guerre mondiali, decretò la fine della carriera di Neville Chamberlain nel 1940.
«Israele - argomenta l'ex capo di governo ed capo di Stato maggiore delle forze israeliane - non può annunciare una vittoria senza distruggere Hamas sia militarmente sia nella sua capacità di governo. Mentre Hamas ha solo bisogno di sopravvivere, e sopravvivrebbe anche se Israele uccidesse (Yahya) Sinwar», suo leader politico.
Barak denuncia quindi l'attuale situazione politica nel suo Paese come una situazione di «vuoto di leadership» e imputa a Netanyahu di non voler prendere in considerazione neppure le sollecitazioni a pianificare una road map verso l'uscita dal pantano di Gaza che sale «dal suo gabinetto di guerra» per un mero interesse di sopravvivenza personale al potere. A costo, rincara la dose, di mettere in discussione la stessa «legittimazione» internazionale d'Israele e di aver portato la guerra oltre la soglia dei «100 giorni»: indicato come limite storico di sopportabilità in termini sia politici, sia militari.
19:02
19:02
USA aperti a pause umanitarie lunghe a Gaza
Gli Stati Uniti sono aperti a sostenere lunghe pause umanitarie per il rilascio degli ostaggi e per la consegna di ulteriori aiuti a Gaza. Lo afferma il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale John Kirby, rispondendo a chi gli chiedeva se gli usa appoggerebbero pause di 30 o 60 o 90 giorni. Kirby ha inoltre osservato come ieri «è stato un giorno terribile per l'Idf in termini di perdite».
La Casa Bianca conferma che l'inviato americano per il Medio Oriente Brett McGurk è in visita nella regione per parlare di un possibile accordo per il rilascio delle ostaggi nelle mani di Hamas in cambio di una pausa dei combattimenti a Gaza. McGurk è stato in Egitto e visiterà altri Paesi per discutere «un potenziale altro accordo per gli ostaggi, che dovrebbe richiedere una pausa umanitaria di qualche durata», ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby.
18:16
18:16
A Gaza più di 1000 bambini mutilati
«A Gaza, secondo le notizie che ci arrivano, più di 1000 bambini hanno subito la perdita di un arto a causa dei bombardamenti, cambiando profondamente la loro vita». Lo scrive Unicef Palestina su X.
17:27
17:27
Sei palestinesi uccisi a Khan Younis
Sei palestinesi sono stati uccisi in un rifugio gestito dalle Nazioni Unite a Khan Younis, nel sud di Gaza, colpito ieri nel corso delle operazioni militari israeliane. Lo rende noto l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi.
«Almeno sei sfollati sono stati uccisi e molti altri feriti durante gli intensi combattimenti attorno al nostro rifugio. Il personale terrorizzato, i pazienti e gli sfollati sono ora intrappolati nei pochi ospedali rimasti a Khan Younis mentre continuano i pesanti combattimenti. Invito tutte le parti a prendere ogni precauzione per ridurre al minimo i danni e proteggere i civili, le strutture mediche e il personale Onu in conformità con il diritto internazionale», ha scritto su X Philippe Lazzarini, commissario dell'Unrwa.
16:59
16:59
Hamas rivendica l'attacco che ha ucciso 21 soldati israeliani
Le Brigate Al Qassam, ala militare di Hamas, hanno rivendicato l'attacco di ieri che ha portato alla morte di 21 soldati israeliani. Su Telegram hanno spiegato di aver «preso di mira una casa in cui era asserragliata una forza ingegneristica sionista» con un razzo anticarro che ha «portato all'esplosione delle munizioni e delle attrezzature tecniche» e che ha fatto «saltare completamente in aria la casa». Le Brigate hanno poi aggiunto che la loro squadra «è tornata indietro sana e salva».
16:20
16:20
«Hamas respinge la proposta di Israele per due mesi di tregua»
Hamas ha rifiutato la proposta israeliana per un cessate il fuoco di due mesi in cambio del rilascio degli ostaggi. Lo riferisce un alto funzionario egiziano, in condizioni di anonimato, all'Associated Press.
Secondo la fonte, Hamas ha rifiutato insistendo sul fatto che non saranno liberati altri ostaggi finché Israele non cesserà la sua offensiva e si ritirerà dalla Striscia. La proposta prevedeva inoltre la liberazione di detenuti palestinesi dalle carceri di Israele e l'autorizzazione per i leader di Hamas a Gaza di trasferirsi in altri Paesi.
14:33
14:33
Sunak: «Non esiteremo a rispondere ad altri attacchi Houthi»
Il Regno Unito «non esiterà» a rispondere nuovamente con un'azione militare se continueranno gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso. Lo ha detto il premier britannico Rishi Sunak riferendo alla Camera dei Comuni dopo i raid congiunti compiuti nella notte dalle forze di Londra e Washington nello Yemen contro le basi degli Houthi.
14:29
14:29
Undici tonnellate di farmaci portate nella Striscia
Sono state 11 le tonnellate di medicinali, comprese quelle per gli ostaggi, portate nella Striscia in questi giorni grazie alla mediazione di Qatar e Francia. Lo ha detto - citato dai media israeliani - il ministero degli esteri del Qatar. «In coordinamento con la Francia - ha detto - abbiamo portato 11 tonnellate di aiuti medici a Gaza, compresi medicinali per i rapiti israeliani nella Striscia di Gaza».
Intanto, proprio in Qatar, è arrivato oggi il giornalista e influencer palestinese Moataz Al-Azayza. Quest'ultimo è passato dapprima in Egitto attraverso il valico di Rafah, e si è diretto con un'auto privata, sotto una scorta di massima sicurezza, all'aeroporto internazionale di Al-Arish, dove l'aspettava un aereo privato giunto appositamente per condurlo in Qatar. Lo riferiscono all'agenzia di stampa italiana Ansa fonti di frontiera.
Al-Azayza, traduttore, fotografo e collaboratore dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, contava milioni di followers su Instagram, prima che il suo account venisse chiuso. Una quindicina di membri della sua famiglia sono rimasti uccisi nei bombardamenti israeliani.
Oggi, sul suo profilo Facebook scrive: «Sono dovuto andare via per un sacco di ragioni. Tutti voi ne conoscete alcune, ma non tutte. Grazie a tutti. Pregate per Gaza».
14:25
14:25
Borrell: «Israele non ha diritto di veto sui due Stati»
«Noi dobbiamo a cominciare a parlare in maniera automatica dell'applicazione dei due Stati. E una cosa deve essere chiara: Israele non ha alcun diritto di veto all'autodeterminazione del popolo palestinese, riconosciuta dalle Nazioni Unite». Lo ha detto l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell nella conferenza stampa al termine del Consiglio di Associazione Ue-Egitto.
13:32
13:32
Netanyahu, Gallant e Gantz nel Nord, dopo attacchi degli Hezbollah
La situazione creatasi nel nord di Israele in seguito ai continui attacchi degli Hezbollah è stata esaminata oggi dal premier Benyamin Netanyahu, dal ministro della difesa Yoav Gallant e dal ministro Benny Gantz in un incontro a Ramat Corazim (a nord del lago di Tiberiade) con i rappresentanti delle località israeliane di frontiera con il Libano. In quelle ore in Alta Galilea sono risuonate sirene di allarme e la base aerea sul Monte Meron (a nord di Safed) è stata attaccata con razzi degli Hezbollah. «Noi teniamo gli occhi aperti per quanto avviene nel Nord», ha detto Gallant.
«Gli Hezbollah continuano con le loro provocazioni. Noi ci teniamo pronti. Non vogliamo una guerra, mi siamo pronti ad affrontare ogni situazione che potrebbe svilupparsi nel Nord».
Netanyahu ha ribadito che malgrado le pesanti perdite umane di ieri, Israele resta determinato a combattere fino alla vittoria. «Siamo impegnati nella più giusta delle guerre. Abbiamo anche ottenuto grandi successi, anche ggi, con l'accerchiamento di Khan Yunis», a sud di Gaza. «Ma purtroppo abbiamo anche pagato un prezzo molto pesante».
Intanto, Aviva Siegel - una donna ex ostaggio a Gaza, poi rilasciata - e sua figlia Shir hanno raccontato davanti ad una Commissione della Knesset che «donne e uomini sono violentati dai terroristi nei tunnel sotto la Striscia». «I terroristi - ha detto, citata dai media - portano vestiti da bambole per le ragazze. Hanno trasformato le ragazze nelle loro bambole, con cui possono fare quello che vogliono».
Anche la ex ostaggio Chen Goldstein Almog ha detto che «ci sono ragazze lì senza mestruazioni da molto tempo e forse è per questo che dovremmo pregare, che sia il corpo a proteggerle in modo che, Dio non voglia, non rimangano incinte».
Dal canto suo, il leader iraniano Ali Khamenei ha affermato che «gli Stati islamici dovrebbero tagliare i legami politici ed economici con il regime sionista e non aiutare il regime, per poterne tagliare le arterie vitali».
«A volte le dichiarazioni e le prese di posizione dei Paesi islamici sono sbagliate. Chiedono il cessate il fuoco a Gaza, che è fuori dal loro controllo ed è nelle mani del malvagio nemico sionista. Il popolo di Gaza otterrà certamente la vittoria nel prossimo futuro», ha aggiunto, citato dalla TV di Stato.
13:07
13:07
Colpita la base israeliana sul Monte Merom
Gli Hezbollah libanesi hanno risposto ai recenti raid israeliani in Libano e in Siria sparando razzi contro la base militare israeliana sul Monte Merom (Jarmaq in arabo) in Alta Galilea, già presa di mira nei giorni scorsi con più di 60 razzi sparati dai combattenti libanesi.
Sul Monte Merom si trova la base di sorveglianza aerea del nord di Israele. «Abbiamo colpito la base di controllo aereo sul monte Jarmaq per la seconda volta in risposta ai recenti omicidi mirati in Libano e Siria e ai ripetuti attacchi contro civili e abitazioni nel sud del Libano», si legge nel comunicato di Hezbollah.
Stando alla radio pubblica israeliana Kan, almeno 12 razzi sono stati sparati dal Libano del sud dagli Hezbollah verso la base dell'aviazione militare sul monte Meron. Secondo Kan, almeno quattro sono stati intercettati dai sistemi di difesa Iron Dome, mentre altri ancora sono esplosi in aree aperte nelle sue vicinanze.
Quello che viene definito «un attacco molto massiccio» è avvenuto mentre il premier Benyamin Netanyahu si trova nel nord di Israele, in una località imprecisata, dove incontra oggi rappresentanti delle decine di migliaia di abitanti costretti a sfollare dalle proprie abitazioni a ridosso del confine con il Libano a causa dei continui bombardamenti degli Hezbollah.
Intanto, l'esercito israeliano ha chiesto ai residenti di 6 rioni ad ovest della città di Khan Yunis di evacuare verso «la zona umanitaria» di Moassi sul mare, «attraverso Al-Bahar Street». Lo ha fatto sapere il portavoce militare in arabo Avichai Adraee aggiungendo che l'invito è «per la sicurezza dei residenti». Khan Yunis, roccaforte di Hamas nel sud della Striscia, è da stamane completamente accerchiata dall'esercito.
12:45
12:45
L'esercito annuncia l'accerchiamento totale di Khan Yunis
Le forze israeliane di terra hanno completato l'accerchiamento di Khan Yunis, la principale città nel settore meridionale della Striscia di Gaza, ed hanno rafforzato la propria presenza al suo interno. Lo ha reso noto il portavoce militare. All'operazione, ha aggiunto, hanno partecipato unità di paracadutisti, della brigata Givati e mezzi blindati, assistiti da unità di commando.
Quell'area - ha proseguito il portavoce - è ritenuta una roccaforte della «Brigata Khan Yunis» di Hamas. Nel corso delle operazioni, ha aggiunto il portavoce, «abbiamo eliminato decine di terroristi e preso possesso di magazzini di armi».
12:29
12:29
Hamas: «Il bilancio delle vittime a Gaza sale a 25.490»
Sale il bilancio dei morti a Gaza dall'inizio della guerra: secondo il ministero della Sanità della Striscia controllato da Hamas il numero delle vittime è ora arrivato a 25.490.
Intanto, l'ONU ammonisce come a Gaza le bombe non siano l'unica minaccia alla vita. I residenti mancano di cibo e acqua pulita, le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti e le comunicazioni con il mondo esterno sono instabili nella migliore delle ipotesi.
Stando a Juliette Touma, rappresentante dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi che si è recata nelle zone centrali tra cui Deir al-Balah, e poi nel sud, a Rafah e Khan Younis, descrive una situazione «assolutamente disperata». La cosa che più colpisce è la condizione di sovraffollamento che si vive nella città di Rafah. La popolazione qui, spiega Touma, è quadruplicata dall'inizio della guerra.
«La gente ha continuato a fuggire, cercando rifugio in questa parte di Gaza, sperando di trovare sicurezza e protezione». Le strade sono invase da rifugi di fortuna che le persone hanno allestito per proteggersi dalle intemperie, pochi pali di legno a reggere teli di plastica e dentro tante, troppe persone.
«Ovunque si guardi, ci sono sfollati, persone che chiedono aiuto, sono esauste dopo tre mesi e mezzo di quella che è una guerra brutale» aggiunge la rappresentante Onu. In uno spazio di meno di tre metri quadri vivono fino a 26 persone, una sopra all'altra senza poter riscaldarsi la notte e senza acqua per potersi lavare. E per mangiare un pezzo di verdura da dividere in tanti.
«Queste non sono condizioni per gli esseri umani» dichiara Juliette Touma, secondo cui a peggiorare ulteriormente la situazione c'è l'isolamento delle comunicazioni. I servizi telefonici e internet non funzionano, anche a causa dei gravi danni causati alla rete di telecomunicazioni di Gaza. È impossibile inviare un messaggio WhatsApp o fare una chiamata da un cellulare all'altro.
«La maggior parte delle persone si sente estremamente isolata dal resto del mondo - dice ancora la rappresentante Onu - e ciò contribuisce alla grande percezione di insicurezza». «È inimmaginabile essere nel bel mezzo di una zona di guerra, aver bisogno di chiamare un'ambulanza o chiedere aiuto o parlare con i tuoi cari e non poterlo fare», aggiunge. E la mancanza di comunicazione rende difficili anche le operazioni di aiuto da parte delle organizzazioni umanitarie perché è difficile coordinare le operazioni di trasporto, stoccaggio e distribuzione degli aiuti senza la possibilità di utilizzare il telefono. «L'assedio - conclude - sta uccidendo silenziosamente la popolazione di Gaza».
12:09
12:09
«I raid servono a indebolire le capacità dei ribelli Houthi»
Il Regno Unito ha compiuto nuovi raid congiunti con gli Usa contro gli Houthi nello Yemen per «indebolire» le capacita dei ribelli di compiere attacchi «inaccettabili» alle navi nel Mar Rosso. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico David Cameron sottolineando che Londra ha inviato «il messaggio più chiaro possibile» ed è pronta a continuare la propria azione militare per proteggere la navigazione nella regione.
Il responsabile del Foreign Office ha affermato che la seconda azione militare congiunta condotta nella notte dalle forze di Londra e Washington è arrivata in seguito a oltre 12 attacchi degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso avvenuti nei 10 giorni dal primo intervento anglo-americano.
Cameron si è detto fiducioso sul fatto che i raid possano ridurre le capacità di risposta degli Houthi e li ha accusati di contribuire all'escalation nella regione. Secondo il ministro «non è accettabile» la narrazione dei ribelli secondo cui i loro attacchi avvengono in risposta a quanto sta accadendo a Gaza nel conflitto tra Israele e Hamas.
La reazione di Teheran non si è fatta attendere. «Abbiamo mandato messaggi agli Usa, avvertendoli seriamente che gli attacchi congiunti» con il Regno Unito contro gli Houthi in Yemen sono «un errore strategico» e «minacciano la pace e la sicurezza regionali e causano l'allargamento della guerra a Gaza», ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, ieri sera New York, dopo l'annuncio degli Stati Uniti sui nuovi raid.
11:57
11:57
«La violenza a Gaza va fermata ora, non fra mesi»
«L'impegno» della Spagna è quello di puntare a una risoluzione del conflitto a Gaza che arrivi «molto prima delle prossime elezioni nordamericane»: così, in un'intervista, il ministro degli Esteri iberico José Manuel Albares ha risposto a una domanda su come potrebbe influire sulla situazione di quell'area geografica in caso di un cambio dell'amministrazione Usa.
«Non voglio nemmeno immaginare come ipotesi che questo livello di violenza, con 25.000 palestinesi morti, possa continuare da qui a novembre. Non è possibile», ha detto Albares ai microfoni della radio Cadena Ser.
«Oggi abbiamo ricevuto un'altra notizia di 21 soldati israeliani morti. Bisogna fermare tutto questo», ha aggiunto, sostenendo che Madrid propone per Gaza «un cessate il fuoco immediato e permanente» a breve termine e una «soluzione per stabilire una pace definitiva» più a lungo termine, basata sul riconoscimento dello Stato palestinese accanto a quello israeliano.
Tale scenario, ha aggiunto prima di annunciare di essere in partenza per una missione in Libano e in Iraq, «sta ottenendo sempre più appoggi» a livello internazionale.
Dal canto suo, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha incontrato l'omologo russo Serghiei Lavrov ieri a New York, in vista di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sul Medio Oriente in programma oggi.
Amirabdollahian ha chiesto a Mosca di giocare un ruolo più attivo per fermare la guerra a Gaza, riferisce l'agenzia Irna.
«Le recenti aggressioni dei sionisti in Siria e Libano mirano a distrarre l'attenzione del mondo dai loro vergognosi fallimenti», ha detto il ministro iraniano. Lavrov, aggiunge Irna, ha invocato una posizione unitaria dei Paesi arabi sulla questione palestinese.
11:34
11:34
Netanyahu: «È un giorno duro, ma non fermeremo la guerra»
«Abbiamo vissuto uno dei giorni più pesanti dall'inizio del conflitto», ma non per questo «Israele smetterà di combattere fino alla vittoria totale». Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi all'esplosione che ha causato la morte di 21 soldati ad Almaazi, nel centro della Striscia di Gaza.
«Sono cosciente che la vita delle famiglie degli eroici soldati caduti - ha aggiunto - cambierà per sempre. Io provo dolore per queste perdite e abbraccio i parenti dei nostri militari». Il premier israeliano ha confermato che sulla vicenda è stata aperta una indagine da parte dell'esercito.
Intanto, un intenso scambio di fuoco si è registrato stamani tra Hezbollah e Israele tra il sud del Libano e l'Alta Galilea. Lo riferiscono media libanesi e mediorientali, secondo cui diversi razzi sono stati sparati dagli Hezbollah contro postazioni militari israeliane.
Israele ha bombardato con artiglieria e raid aerei postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, nelle località di Aytarun, Blida, Shahin, Marwahin, Ramiye, Tayr Harfa e Mays al Jabal, nel settore occidentale e orientale della Linea Blu.
Dal canto suo, Il Cairo ha invitato in serata Israele a rispettare il trattato di pace e a cessare di diffondere «false accuse» secondo cui l'Egitto non sarebbe in grado di difendere i propri confini. «Queste false accuse - afferma una lunga nota dell'ufficio stampa statale - non servono al trattato di pace che l'Egitto rispetta, e chiede che la parte israeliana mostri il suo rispetto per esso e smetta di fare dichiarazioni che metterebbero a dura prova le relazioni bilaterali» alla luce delle attuali tesissime condizioni.
L'Egitto respinge in particolare al mittente «false dichiarazioni e asserzioni sull'esistenza di operazioni di contrabbando di armi, esplosivi, munizioni e i loro componenti nella Striscia di Gaza dal territorio egiziano con diversi metodi, compresi i tunnel».
07:36
07:36
Ventun soldati israeliani uccisi a Gaza nella notte
Ventuno soldati sono rimasti uccisi ieri pomeriggio nei combattimenti in corso nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia, non distante dal confine. Lo ha reso noto il portavoce militare Daniel Hagari. Si tratta dell'episodio più grave per l'esercito israeliano dall'inizio della guerra.
A causare la morte dei 21 solati israeliani è stato un razzo anticarro lanciato dai «terroristi» che ha fatto esplodere e crollare due edifici in cui si trovavano i soldati.
L'attacco avvenuto a Maghazi e non come sembrato in un primo momento a Khan Yunis. «Per quanto ne sappiamo - ha detto -, intorno alle 16:00 (di ieri e non nella notte) i terroristi hanno lanciato un razzo contro un carro armato che proteggeva i soldati e si è verificata un'esplosione in 2 edifici a 2 piani. Questi sono crollati, mentre i soldati erano dentro e vicino ad essi».
Hagari ha poi spiegato che i soldati stavano operando nell'aera di Almaazi di «che dista circa 600 metri dal confine con Israele, distruggendo strutture e siti di Hamas nell'ambito dei tentativi dell'esercito di stabilire una zona cuscinetto per consentire a tutti i residenti delle zone israeliane a ridosso della Striscia di ritornare alle loro case».
Hagari ha spiegato che con tutta probabilità l'esplosione, avvenuta in contemporanea con il lancio del razzo anti-tank, è accaduta a «causa delle mine che i soldati avevano piazzato per demolire le palazzine, anche se si sta indagando ancora sulle ragioni della detonazione».
«Questa è una guerra che stabilirà il futuro di Israele nei decenni a venire. La morte di quei combattenti deve spronarci a raggiungerne gli obiettivi»: lo ha detto il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, commentando la morte di 21 soldati avvenuta ieri pomeriggio nella striscia di Gaza (non nella notte come riportato in precedenza). «Questa è una mattina pesante e di dolore, con notizie amare giunte alle famiglie di quei militari. Ci stringiamo attorno a loro in questa ora di lutto».
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Il punto alle 6.00
Nell’ambito di un possibile e ipotetico accordo di cessate il fuoco, il capo del Mossad David Barnea ha proposto che i leader di Hamas vengano esiliati dalla Striscia di Gaza. A rivelarlo è la CNN che cita funzionari al corrente delle discussioni. In particolare, il capo del Mossad avrebbe avanzato la sua proposta il mese scorso in occasione di un incontro a Varsavia con il direttore della CIA Bill Burns e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani.
Proseguono intanto le operazioni congiunte di Stati Uniti e Regno Unito contro gli Houthi. Nella notte navi e aerei dei due Paesi hanno sferrato attacchi contro postazioni delle milizie yemenite filoiraniane Houthi colpendo otto bersagli, incluso un sito sotterraneo di stoccaggio di armi, sistemi missilistici e postazioni di lancio, e sistemi di sorveglianza e difesa aerea. L’esito delle operazioni è stato comunicato tramite una nota congiunta delle due nazioni anglofone.