Riviera

Hanno sabotato un radar, ora il paese li difende

Una pensionata e un 27.enne di Iragna vandali per un giorno: «Non volevamo fare gli eroi»
© CdT / Archivo
Davide Illarietti
04.02.2024 06:00

In paese li conoscono tutti. Del resto, l’idea dell’ultima bravata è nata tra i tavolini del bar «Al Pozz», l’unico rimasto ad Iragna. «È stata una specie di sfida...» conferma la barista, trattenendo le risate. Al bancone i «Fleximan» locali non vengono rinnegati dai compagni di bevute, anzi. «Questo per me è il tredicesimo mese senza patente» solidarizza uno di loro. «Sa cosa le dico? Hanno fatto bene».

L’odiato radar nel frattempo è scomparso: a Iragna sono rimaste le multe ma anche un certo orgoglio. «Secondo me non lo rimetteranno tanto presto» scherza un altro avventore. La frazione di Riviera, famosa per il granito e per la conca del fiume amata dai turisti (il «Pozz» a cui è intitolato il bar), a dicembre ha fatto parlare di sé per un motivo meno decoroso. Su quattro vandalismi ai danni dei radar registrati in Ticino nel 2023, due sono avvenuti a Iragna. L’apparecchio posizionato all’ingresso del paese è stato prima «incappucciato» da due persone con un sacco. Una volta rimesso in funzione, è stato distrutto con una mazza da una terza persona.

Doppia inchiesta

I due episodi non sono collegati - le inchieste di polizia lo hanno accertato - ma sottendono la stessa rabbia. Nel caso più grave il responsabile - un 69enne della Leventina - avrebbe agito per vendetta, dopo esser stato «flashato» al rientro da una serata nel Bellinzonese. L’anziano deve ora rispondere di danneggiamento, per un totale di 7mila franchi di danni (non è stato raggiungibile per un commento). Nessun danno materiale invece nell’altro sabotaggio di poco precedente: il radar, coperto con un sacco di plastica, ha scattato due «flash» a vuoto («l’abbiamo scampata per un pelo» scherzano al bar). In compenso ha fatto in tempo a immortalare i due sabotatori con una fotocamera di sicurezza. Si tratta di un 27enne e di una 64enne della regione, incensurati.

«Tutto è cominciato un po’ per scherzo» raccontano al bar Al Pozz. «Un ragazzo era stato da poco multato, anche lui. Quel radar stava facendo una vera e propria strage in paese». Tra un bicchiere di birra e l’altro qualcuno la butta lì: come mettere fine alla «carneficina» senza incorrere in conseguenze penali? «È venuta fuori l’idea di coprirlo. Dopotutto, se non si danneggia l’apparecchio, non vedo dove sia il problema» argomenta un’esercente della regione, che rivendica di essere «una cara amica» della donna incriminata. «È una persona per bene, altroché».

Ma per la giustizia il problema c’è, eccome. Qualsiasi compromissione degli apparecchi di controllo della velocità è equiparabile al vandalismo, spiegano dalla Polizia cantonale. Ne è scaturita una denuncia al Ministero Pubblico per impedimento di atti dell’autorità, di cui i due di Iragna dovranno a breve rispondere.

La signora con l’ombrello

Il ruolo della 64.enne sarebbe stato in realtà marginale, assicurano i compaesani. «Non ha fatto niente. Si è solo offerta di fare da accompagnatrice». Un ruolo da «palo» insomma, certificato dalle immagini della fotocamera di sicurezza in cui il volto della donna - una pensionata del paese - è ben visibile. Ha in mano un ombrello e si mantiene a una certa distanza dall’apparecchio.

«È il più bel primo piano che mi sia mai stato fatto» scherza al telefono la 64enne, salvo subito tornare seria. «Si vede chiaramente che non ho messo mano al radar. Ho solo assistito alla scena. A posteriori, mi rendo conto che è stata una stupidaggine. Mi chiedo come abbia potuto non capirlo prima».

A chiarirle la gravità del fatto ci ha pensato, alcuni giorni dopo, una squadra di agenti della Polizia cantonale presentatasi all’alba al domicilio della donna, nel nucleo del paese. «Mio marito quando ha aperto la porta ci è rimasto di stucco. È venuto a svegliarmi e, sulle prime, non capivo nemmeno io cosa stesse accadendo. Poi un agente mi ha fatto vedere le foto. E allora ho capito».

«Sono i nostri eroi»

Il «blitz» alle sei di una fredda mattina di dicembre non è passato inosservato. La notizia ha subito fatto il giro del paese. Con le sue 561 anime Iragna è un microcosmo dove tutti si conoscono, e dove «è ancora possibile lasciare la porta di casa aperta» raccontano al bar Pozz. «Non siamo abituati a fatti del genere». L’unico vero rischio è quello di annoiarsi: e se d’estate a fugarlo arrivano i turisti - «un carnaio, quest’anno per un bivacco sono dovuti intervenire i pompieri» - d’inverno bisogna inventarsi qualcosa. Quando a fine dicembre si è sparsa la voce di un tentativo di furti in auto, nel nucleo, in men che non si dica gli abitanti hanno organizzato una «ronda» in cerca di individui sospetti.

Alla fine gli autori dei tentativi di furto sono stati bloccati: si trattava di due minorenni provenienti dal Centro d’asilo di Chiasso. Ad accerchiarli nei boschi sopra la frazione, nel tardo pomeriggio del 26 dicembre, sono stati due giovani del paese con cani da guardia al guinzaglio. «La polizia è arrivata dopo circa mezz’ora perché non c’erano pattuglie disponibili essendo un giorno festivo» racconta un 27.enne, tra i protagonisti della ronda.

Braccia tatuate, sguardo sveglio, il nostro interlocutore racconta le sue «imprese» durante la pausa pranzo dal suo lavoro di artigiano. Non ne fa mistero: la «caccia» ai ladri-asilanti è solo una delle tante. È stato lui a mettere il sacco sopra il radar sulla strada cantonale. «Prima ci ho provato con un sacchetto della spesa» confessa. «Ma era troppo piccolo, sono andato a procurarmi un sacco di plastica da un conoscente e poi sono tornato sul posto». La complice 64enne? «Ha voluto accompagnarmi perché pioveva. Poverina, si è presa un bello spavento».

Il disappunto per l’intervento della polizia è condiviso in paese. «Addirittura andarla a prendere all’alba» borbottano ai tavolini del bar. «Che esagerazione». E altrettanto diffuso sembra essere il risentimeno per le multe da eccesso di velocità. «Parlano di prevenzione, ma è tutta una scusa per spillare soldi» racconta il cliente senza patente da 13 mesi. «Me l’hanno ritirata per il tasso alcolemico. Ci ho perso migliaia di franchi e anche il lavoro». In questo clima le gesta dei «Fleximan» italiani e di quelli nostrani godono di una certa approvazione. «Certo che li difendiamo. Se si arriva fin qui, vuol dire che la misura è colma» ripetono i compaesani. Il pensiero che il radar fosse stato posizionato a tutela loro, e dei loro figli, non sembra sfiorarli.

Il 27.enne dal canto suo si schermisce. È ancora in attesa del provvedimento della Procura. «So di avere sbagliato. È stata una stupidata e non lo rifarei di certo» assicura. «Avevo solo bevuto qualche birra di troppo». Diventare un eroe non era decisamente sua intenzione.

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