«Ho visto l’operosità della Valle, un segnale per chi ha perso tutto»
Direttore Bagnovini, considerando l’entità degli eventi che hanno colpito la Vallemaggia, la risposta tempestiva e la collaborazione tra autorità, imprese e organi di controllo sono state cruciali. Ritiene che tutto abbia funzionato correttamente?
«Di fronte a simili disastri – sia per la tragicità di quanto successo, sia per la portata dei danni inflitti in poche ore a territori così vasti – la difficoltà principale è di coordinare gli interventi di soccorso e di primo intervento, oltretutto senza collegamenti telefonici, acqua e elettricità nelle zone colpite. Con il senno di poi, è sempre facile criticare ma credo che, almeno per i giorni immediatamente successivi all’alluvione, sarebbe stato difficile fare meglio vista la situazione nel suo insieme. Il settore quindi ha reagito bene, dimostrando grande senso civico, intraprendenza, responsabilità e capacità di mettere a disposizione immediatamente uomini e mezzi per gli interventi di prima necessità per la messa in sicurezza delle persone, del territorio, dei manufatti oltre che per il ripristino dei servizi di base».
I lavori di ricostruzione dell’A13 in Mesolcina sono andati spediti. Per l’Alta Vallemaggia c’è voluto più tempo. Come mai?
«La situazione nelle valli Lavizzara e Bavona è stata più complessa da gestire, in particolare a causa del crollo del ponte a Visletto che, di fatto, ha tagliato in due la Vallemaggia impedendo per settimane ai mezzi pesanti di raggiungere le zone devastate dalla forza inaudita dell’acqua».
Molte ditte locali, di loro iniziativa, hanno dato una mano per ripristinare le vie di collegamento. Verranno indennizzate per i lavori svolti?
«Cinque giorni dopo il nubifragio, sono riuscito a salire al Piano di Peccia (dove ho la mia casa paterna, che peraltro è stata danneggiata) e ho constatato una grande operosità da parte degli imprenditori della zona rimasta isolata. Assieme hanno dato un contributo determinante per liberare le strade dai vari scoscendimenti “minori”, ristabilendo di fatto la viabilità in Lavizzara ed eseguendo i primi interventi di messa in sicurezza. Anche le persone del posto, di tutte le età, si sono messe a disposizione per aiutare i proprietari delle case più danneggiate, muniti di picconi, pale e cariole. Davvero commovente… un segnale di speranza per chi ha perso tanto o tutto in poche ore. Spero che coloro che hanno lavorato, assumendosi anche i costi vivi per i macchinari usati, vengano indennizzati. D’altro canto, le autorità si attiveranno in tal senso e la generosa raccolta fondi in atto dovrebbe aiutare».
Nelle prime settimane c’è chi ha criticato l’esercito in quanto scarsamente presente nell’Alta Vallemaggia; ma c’è anche chi lo ha criticato per i lavori eseguiti, suggerendo che certi incarichi potevano andare direttamente all’economia privata. Come SSIC avete ricevuto qualche sollecitazione in merito?
«Non direttamente. Personalmente, ritengo fondamentale il ruolo dell’esercito in queste situazioni di crisi, così come lo è quello della polizia, della protezione civile, dei pompieri e di tutti gli altri servizi di soccorso. Tutto ciò non è in contrapposizione con l’economia privata. Lo si è visto bene negli interventi degli elicotteri che hanno coinvolto in prima battuta la Rega, poi, sia le compagnie private sia l’esercito con i Super Puma. L’apporto di tutti è stato determinante e non deve lasciare spazio a polemiche. Lo stesso discorso vale per gli interventi del genio civile chiesti giustamente all’esercito a supporto del lavoro svolto dalle nostre imprese».
I lavori di ripristino e ricostruzione dureranno anni. Intravvede dei pericoli per un corretto svolgimento delle opere?
«La ricostruzione e la sistemazione del territorio richiederà tempo, denaro e lungimiranza anche per scongiurare (nel limite del possibile) il ripetersi di simili eventi. La difficoltà maggiore sarà quella di riuscire a pianificare, coordinare e seguire in modo professionale i vari interventi sul territorio. Occorrono specialisti che sappiano raccogliere i suggerimenti delle autorità locali e della popolazione che vive in questi luoghi. In prospettiva futura sarà anche fondamentale poter far capo a procedure snelle e non burocratiche in tutti gli ambiti».
Quanto è importante per l’economia del settore (e della valle) che queste opere vengano fatte integralmente?
«È fondamentale per salvaguardare le origini culturali, il territorio, l’economia rurale ed alpestre delle regioni periferiche di montagna del Cantone Ticino».
Personalmente, quale è stata la sua reazione di fronte all’intera vicenda?
«Sono stato toccato duramente da quanto successo visto che quella notte, mio figlio e cinque suoi amici si trovavano nella mia casa paterna (vicina al fiume) e sono dovuti scappare di casa in piena notte, uscendo dalla finestra sul retro per evitare di essere travolti dal fiume uscito dagli argini. Per fortuna si sono messi in salvo e sono riusciti a comunicarcelo poco prima che si interrompessero tutti i collegamenti telefonici. Poi non abbiamo saputo più nulla fino al loro trasporto fuori Valle mediante l’elicottero, una ventina di ore dopo... Resta lo spavento e l’incredulità per quanto successo in poche ore e la consapevolezza di essere di fronte a un evento tragico che segnerà la storia dell’Alta Vallemaggia».
Più in generale, in vista delle vacanze dell’edilizia, che bilancio si sente di fare? Quale è lo stato di salute del settore?
«Negli ultimi mesi il numero di appalti pubblici è leggermente migliorato anche se siamo ancora ben lontani dal periodo pre-pandemia. Per quanto riguarda le riserve di lavoro, il settore del genio civile appare più in difficoltà mentre l’edilizia abitativa sta confermando una certa stabilità».
In che modo le condizioni meteo degli scorsi mesi hanno influito sull’andamento del settore?
A partire dallo scorso mese di marzo, le condizioni meteo hanno messo in seria difficoltà in particolare le imprese del genio civile e della pavimentazione stradale. Le frequenti piogge, che si sono ripetute sull’arco di tre mesi, hanno causato molti problemi ai cantieri all’aperto e hanno reso impossibile recuperare tutte le ore perse».
Dopo la pioggia, è arrivato il caldo con la prima allerta canicola. Un’altra difficoltà...
«L’allerta di grado 3 emanata la terza settimana di luglio ha comportato restrizioni anche se solo alle imprese di pavimentazione stradale e ai pittori. Queste ditte devono infatti terminare l’attività alle ore 13:00 e ciò crea ulteriori difficoltà al rispetto del programma lavori».
Rimanendo sull’attualità, l’estate è il momento in cui solitamente vengono firmati i contratti di tirocinio. Durante l’ultima assemblea, la SSIC aveva suonato il campanello d’allarme indicando un calo del numero di apprendisti muratori. Qual è oggi la situazione?
«I contratti per i nuovi apprendisti muratori sono ancora pochi. Non deve diventare “l’ultima scelta” dopo aver tentato in altri settori. Infatti, come per ogni professione, quella di muratore richiede passione e interesse. Anni fa avevamo l’incentivo dello stipendio nettamente superiore agli altri apprendistati. Ora abbiamo ridotto un po’ le paghe (attualmente di 2.295.- Fr./mese al terzo anno) però abbiamo introdotto l’obbligo di mantenere in azienda, per almeno 6 mesi, i neo diplomati muratori. Un aiuto che – se aggiunto alle numerose possibilità di specializzazione e di carriera nell’edilizia – dovrebbe accrescere l’interesse per questa bella professione».