L'Uomo e il clima

I Paesi in via di sviluppo

L'opinione di Claudio Valsangiacomo, professore in cooperazione e sviluppo SUPSI e membro del Corpo svizzero di aiuto umanitario
Claudio Valsangiacomo
14.03.2024 06:00

Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per i Paesi in via di sviluppo. Le popolazioni più vulnerabili sono le prime a subire le conseguenze di questo fenomeno legato ad una nuova era del nostro pianeta, intelligentemente definita «Antropocene» dal premio Nobel Paul Crutzen. Un’era in cui l’Homo sapiens ha modificato i processi geologici, territoriali e climatici in pochi decenni.

Le comunità più vulnerabili subiscono in modo sproporzionato alluvioni, siccità, tempeste e ondate di calore che mettono a rischio la sicurezza alimentare, la salute, la stabilità economica e l’equilibrio sociale. Come membro del Corpo svizzero di aiuto umanitario, ho partecipato alle missioni più importanti dell’ultimo quarto di secolo; ogni professionista del settore umanitario ha preso coscienza di questa spirale nefasta per i più poveri.

Il cambiamento climatico è un fattore chiave nel fenomeno migratorio. Le persone sono spinte ad abbandonare i propri Paesi o migrare dalle zone rurali a quelle urbane a causa di eventi climatici estremi. Ne abbiamo testimonianza in SUPSI, attraverso la nostra collaborazione con l’Università di Hawassa, in Etiopia, con cui partecipiamo alla ricerca e diffusione delle tecnologie appropriate, volte a migliorare il benessere della popolazione. Questa cittadina di mezzo milione di abitanti cresce del 4% ogni anno, un incremento demografico tipico di molte zone del Corno d’Africa. L’urbanizzazione e la migrazione dalle campagne alle città in Africa presentano una serie di sfide significative, quali la crescita demografica incontrollata, il sovraccarico delle infrastrutture, la povertà urbana, la riduzione della dignità del lavoro causata dagli impieghi informali, la crescente pressione ambientale, la gestione inefficace delle risorse e la crescente disuguaglianza.

Le donne e i bambini sono i più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Le donne spesso svolgono un ruolo chiave nella gestione delle risorse naturali (come l’acqua e l’agricoltura), ma sono escluse dai processi decisionali. I bambini, soprattutto nelle aree rurali, subiscono l’impatto diretto di eventi climatici estremi sulla loro salute, istruzione e benessere generale.

I Paesi ricchi e industrializzati hanno un ruolo rilevante nel cambiamento climatico a causa delle loro emissioni storiche di gas serra, ma anche a causa della sottrazione di risorse naturali importanti usate nella produzione industriale moderna, con la complicità di governi fragili e corrotti del Sud Globale.

La disuguaglianza tra i popoli del pianeta amplifica i rischi causati dal cambiamento climatico. Le comunità più povere hanno meno risorse per adattarsi e affrontare gli effetti negativi. La riduzione delle disuguaglianze e la promozione di azioni climatiche equilibrate sono essenziali per proteggere le popolazioni vulnerabili, ed evitare che, in un futuro non troppo remoto, il divario di ricchezza fra gli estremi del pianeta ci presenti un conto insostenibile.