I parenti degli ostaggi irrompono nella Knesset: «Intanto loro muoiono»

Il Governo di Benyamin Netanyahu è sempre più sotto attacco. Oggi le tensioni hanno raggiunto un picco quando un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani a Gaza ha fatto irruzione nella commissione finanze della Knesset (il Parlamento) chiedendo interventi urgenti per il rilascio dei rapiti dalla Striscia. Il gruppo fa parte della protesta che da ieri sera si sta svolgendo nei pressi della residenza a Gerusalemme del premier, del quale contestano la scarsa azione per riportare a casa gli ostaggi «prima che sia troppo tardi». La commissione, questa mattina, ha sospeso i lavori, mentre i manifestanti sono stati allontanati.
Sotto accusa è la «determinazione» del Governo nel non voler cedere a nuove richieste di Hamas. Il premier israeliano ha respinto al mittente le richieste: significherebbe che i soldati di Israele «sono morti invano» perché la fazione palestinese chiede «l'uscita dell'esercito da Gaza e la sua permanenza al potere». Due condizioni impossibili da accettare per lui – «Solo la vittoria totale garantirà l'eliminazione di Hamas e il ritorno dei nostri ostaggi», ha dichiarato chiudendo la porta in faccia a Joe Biden, a Bruxelles e a tutte le pressioni internazionali –. Ma il tutto si traduce nella mancanza di un accordo sulla liberazione degli ostaggi. «Ci ascolterete, non c'è più commissione, né Knesset, c'è un solo argomento di cui vi dovete occupare. Non vi siederete qui mentre loro stanno morendo lì», hanno gridato i manifestanti questa mattina rivolgendosi ai deputati.
Sabato migliaia di persone hanno protestato a Tel Aviv, nel cuore della città, chiedendo lo scioglimento della Knesset e l'indizione di nuove elezioni. «Il governo di Benyamin Netanyahu deve andare a casa», è stato uno degli slogan più recitati nella protesta. «Restituisci il mandato. Chi divide non unirà, chi distrugge non costruirà, chi distrugge non creerà», ha detto, citato dai media, Yonatan Shamriz, il cui fratello Alon, ostaggio a Gaza, è stato ucciso «per un tragico errore» dall'esercito nella Striscia.

In tenda sotto casa di Netanyahu
Nella serata di ieri, Netanyahu ha affermato che «liberare gli ostaggi è uno degli obiettivi della guerra», ma che «la pressione militare è una condizione necessaria» per farlo. «In cambio del rilascio dei nostri ostaggi, Hamas pretende la fine della guerra, il ritiro delle nostre forze da Gaza, la liberazione di tutti gli assassini e stupratori e di lasciarli stare. Se accettiamo tutto questo, i nostri soldati saranno morti invano».
A seguito delle sue parole, decine di persone si sono radunate sotto la casa del premier, piazzandosi in strada con delle tende, chiedendo a gran voce che venga data priorità alla liberazione degli ostaggi. «Amiamo i nostri bambini più di quanto odiamo Hamas», è la scritta che campeggia su alcuni cartelli. «L'affermazione che i soldati sono morti invano è scioccante, così come l’accanimento contro i membri più moderati e legati al Governo», ha dichiarato uno dei manifestanti a Haaretz.
Oggi, davanti alla Knesset, decine di persone sono state trascinate via dalla polizia.

Passa la sfiducia, ma i voti non bastano
Si fa sempre più netta anche l'opposizione parlamentare. I laburisti israeliani guidati da Merav Michaeli – 4 seggi su 120 alla Knesset – hanno presentato oggi una mozione di sfiducia – la prima dal 7 ottobre – contro il Governo di Benyamin Netanyahu proprio a causa «del suo fallimento nel riportare a casa gli ostaggi»: «Il Governo non sta prendendo le necessarie decisioni per salvarli e portarli indietro». La mozione è stata approvata con 18 voti a favore e zero contro, ma non ha superato la soglia dei 61 necessari per mettere in crisi l'Esecutivo. La coalizione di maggioranza non ha infatti preso parte al voto, lasciando l'aula. Alcuni familiari dei rapiti – presenti nella parte del pubblico – hanno inveito contro il rappresentante del Governo, la ministra Mai Golan, che rispondeva sulla mozione a nome dell'Esecutivo.
«Israele ha una proposta sugli ostaggi»
Dopo l'irruzione dei manifestanti in Parlamento, Benyamin Netanyahu ha affermato che «contrariamente a quanto è sostenuto, non c'è una proposta sincera» di accordo «da parte di Hamas»: «Voglio dirlo nella maniera più esplicita, anche perché ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore». E ha pure aggiunto che Israele «ha una proposta sugli ostaggi», ma «non posso dire altro».