L'intervista

I piloti sono davvero come in Top Gun? Lo chiediamo a «uno dei nostri»

Lukas Nannini, 33 anni, bellinzonese, è maggiore dell’esercito svizzero e pilota istruttore di F/A-18 e nella Patrouille Suisse
Jenny Covelli
27.06.2022 12:00

Bradley «Rooster» Bradshaw. Jake «Hangman» Seresin. Natasha «Phoenix» Trace. Robert «Bob» Floyd. Danny «Fanboy» Ramirez. Manny «Fritz» Jacinto. Jay «Payback» Ellis. E Pete «Maverick» Mitchell. Sono loro i piloti di Top Gun: Maverick, uscito nei cinema un mese fa. Il film è stato un successo, non solo di incassi. L'operazione nostalgia ha funzionato alla grande e l'azione ha tenuto incollati allo schermo gli spettatori. Si è già parlato degli F/A-18 Super Hornet messi a disposizione dalla Marina degli Stati Uniti. Così come del «cameo» di Val Kilmer, Tom «Iceman» Kazinsky, reso possibile dall'intelligenza artificiale. Ma c'è un altro aspetto su cui è possibile soffermarsi: la personalità dei piloti. 

«Rooster» è il figlio di Nick «Goose» Bradshaw, il grande amico di «Maverick» che perse la vita dopo un'azione di volo. E non nasconde la paura quando c'è da rischiare. «Hangman» quando sei in azione ti lascia solo, come un impiccato. Un pilota che pensa solo a sé stesso e punta a essere il numero uno. «Phoenix» è dolce ma risoluta, ha buon senso e si dimostra misurata, riesce a tener testa ai ragazzi del gruppo ed è brava, quando serve, a difendere «Bob». «Bob» è il timido, l'insicuro, il ragazzo tranquillo e nerd del gruppo. Quanto è realistico tutto questo? I piloti sono davvero così o sono stati stereotipati? Per scoprirlo abbiamo incontrato «uno dei nostri».

Chi è Lukas «Bigfoot» Nannini

Lukas «Bigfoot» Nannini, 33 anni, è nato e cresciuto a Bellinzona. È maggiore dell’Esercito svizzero e pilota della Patrouille Suisse. Ha quasi 2.000 ore di volo all'attivo sugli aerei militari quale pilota e istruttore su F/A-18 delle Forze Aeree Svizzere. Nel quotidiano, contribuisce alla protezione dello spazio aereo svizzero in numerose missioni. Dopo anni di addestramenti intensivi, nel 2015 è entrato a far parte dei «Falcons» di Payerne, prendendo così i comandi di un F/A-18 quale pilota militare professionista.

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

La formazione

«Quando ho deciso che sarei diventato un pilota? Relativamente tardi - ci racconta -. Molti covano questo desiderio sin da bambini. Io ero affascinato dal tema "aviazione", ma non avevo nessuno in famiglia che mi trasmettesse la passione. Non avevo alcuna conoscenza». Durante l'ultimo anno di Liceo si è iscritto ai corsi di SPHAIR, che ha il compito di individuare giovani di talento per la formazione di pilota di professione o di esploratore paracadutista nonché di accertare le loro attitudini, per poterli successivamente indirizzare verso le Forze aeree, l’Esercito o l’aviazione in generale. Un corso molto intensivo. 

«Le prime volte ai comandi, trattandosi di un contesto di selezione, senti la pressione. I primi voli non sono quelli che ti godi realmente. Sei concentrato, non puoi permetterti di fare errori». «Bigfoot» descrive quindi la sensazione che ha provato nel primo volo in solitaria, su un piccolo aereo a elica: «È davvero strano, perché non c'è l'istruttore. Sei un pochino nervoso. Ma è molto appagante quando ti rendi conto che sei atterrato e tutto è andato bene». Finito il Liceo, è stata la volta dell'anno di servizio militare con avanzamento. Passate le selezioni, è entrato nella scuola piloti come pilota militare: un periodo di cinque anni di formazione seguiti da un anno di istruzione sull'F/A-18.

L'F/A-18: «Un'ora a bordo è davvero stancante»

In Top Gun: Maverick Tom Cruise ha insistito affinché tutti gli attori che interpretano piloti volassero per davvero a bordo di un caccia. Per capire, innanzitutto, che cosa significa stare lassù, fra accelerazioni e forze gravitazionali. «Volare sull'F/A-18 è impegnativo dal punto di vista fisico per via delle forze a cui sei sottoposto in un aereo con quella performance - spiega «Bigfoot» -. Ma nella realtà lo è anche dal punto di vista mentale. Perché a bordo non sei più solo un pilota, ma anche un manager di sistemi. Devi conoscere tutto alla perfezione ed essere in grado di captare le informazioni giuste al momento giusto. Un volo di un'ora su un jet da combattimento è sicuramente stancante».

La Patrouille Suisse? Non puoi candidarti, vieni scelto ed è un onore, un po' come far parte della Nazionale di calcio

La prova degli attori di Maverick a bordo dell'F/A-18 Super Hornet biposto è stata sicuramente vincente: «È un'esperienza molto intensa se non la vivi tutti i giorni. Il cockpit di un aereo da combattimento non è come stare a casa in poltrona. Senti le accelerazioni, le forze G, l'aereo che produce molta portanza. È un'esperienza molto intensa».

La Patrouille Suisse come la Nati

La storia del nickname di Lukas Nannini non è così appassionante, come lui stesso ammette. «Un collega, ai primi tempi, mi ha detto "tu non sai proprio usare i pedali (sì, gli aerei hanno anche i pedali), sarà perché hai i piedi troppo grandi". Viene da lì "Bigfoot". All'inizio non mi sembrava una grande idea, ma poi mi è rimasto addosso». 

Nel 2016, a 27 anni, Lukas Nannini è entrato nella Patrouille Suisse, la squadriglia di volo acrobatico ufficiale delle Forze aeree svizzere. «Un onore», come lui stesso lo definisce, azzardando un paragone: «Vieni scelto ed è un po' come far parte della Nazionale di calcio». Per la Patrouille Suisse «non ci si può candidare - chiarisce -. Quando un pilota decide di lasciare il team, quelli che rimangono scelgono all’unanimità il "sostituto" tra tutti i piloti militari che ci sono in Svizzera». E la tradizione vuole che il momento venga ricordato. «Mi ha convocato il direttore dell'università di Wintherthur dove avevo ottenuto il Bachelor. Mi ha detto "stiamo rivalutando la tua tesi perché potrebbe esserci un problema di plagio". A quel punto sono spuntati i miei compagni, che erano nascosti nell'ufficio accanto e che ovviamente hanno ripreso la scena. E mi hanno chiesto se volevo entrare a far parte del team. È davvero un'occasione unica».

Lo spazio aereo durante l'URC2022

Attualmente le giornate di «Bigfoot» sono molto variegate. «Da un lato ho il piacere e l'onore di poter volare con la Patrouille Suisse, quindi presentare le forze aeree con gli show che mi occupano quasi tutti i weekend. L'esibizione viene filmata da terra e seguono vari debriefing. Durante la settimana, invece, ci sono gli allenamenti per la difesa dello spazio aereo e l'istruzione dei giovani su F/A-18 e al simulatore».

Durante la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina ci occuperemo della protezione dello spazio aereo, come accade durante il WEF di Davos

Lukas Nannini avrà un ruolo molto importante anche in occasione dell'Ukraine Recovery Conference (URC2022) - Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina - in programma a Lugano il 4 e il 5 luglio. «Avremo un dispositivo che include zone di volo restricted: si può entrare solo con un permesso speciale. Una situazione simile a quando si svolge il WEF a Davos. Avremo delle pattuglie pronte a intervenire». Cosa succede se le restricted zone vengono violate? «Solitamente le regole vengono rispettate al 95% - assicura «Bigfoot» -. Ogni tanto avvengono delle infrazioni che richiedono l'intervento, la maggior parte delle quali involontarie. In quel caso cerchiamo di prendere contatto radio con l'aereo, lo affianchiamo, comunichiamo alla centrale modello e immatricolazione, poi viene scortato fuori».

E il macho individualista?

Ma quindi, «Bigfoot» si sente ben rappresentato dai piloti di Top Gun? «Sicuramente siamo diversi - ammette sorridendo -. Ovviamente ci sono alcuni tratti di carattere che corrispondono anche al pilota militare svizzero. A mio modo di vedere, però, i piloti da noi sono più teamplayer, non c'è questo bisogno di sapersi profilare. Il pilota deve essere umile: siamo perfezionisti e dobbiamo accettare una buona dose di critica. Da ogni debriefing emerge qualcosa da migliorare. Ci vuole onestà».

Di lui il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) scrive: «È istruttore di volo sul PC-7, dove non solo insegna ai giovani piloti la tecnica del volo, ma trasmette loro anche i valori di apertura, modestia e disponibilità al sacrificio». Nannini spiega che in Svizzera tra i piloti militari «la cultura è molto familiare, anche perché il corpo dei piloti è relativamente piccolo. Cerchiamo di tramandare fiducia reciproca. Nelle missioni su F/A-18 tutti dipendono dalle prestazioni degli altri ed è un lavoro di squadra».

Nelle missioni su F/A-18 tutti dipendono dalle prestazioni degli altri ed è un lavoro di squadra

Il momento più bello

A «Bigfoot» chiediamo pure di raccontarci due momenti agli antipodi nella sua esperienza di volo. «Onestamente non ho vissuto esperienze in cui ho provato paura. Ho quasi 2.000 ore di volo all'attivo su aerei militari, ma le misure di sicurezza e le procedure in atto consentono un servizio di volo tranquillo. Non ho mai avuto la sensazione di non avere più la situazione sotto controllo». Invece, l'esperienza più bella è legata proprio alla «Nati» con le ali: «È stato quando ho cominciato come gregario destro della Patrouille Suisse. La prima volta prima di cominciare uno show, quando i sei aerei si posizionano in formazione stretta. Mi ricordo la sensazione di guardare fuori e vedere il leader davanti, intravvedere il gregario sinistro, sapere di averne un altro a destra che non vedi. È una sensazione davvero molto forte».

E sugli F-35?

Infine, non possiamo non chiedergli cosa ne pensa degli F-35, i nuovi aerei da combattimento per l’Esercito svizzero. Nel mese di settembre 2020 era stato approvato – di misura, con il 50,1% dei voti - un credito da 6 miliardi di franchi per il rinnovo della flotta aerea. Ma lo scorso 31 agosto, Partito socialista, Verdi e Gruppo per una Svizzera senza esercito hanno dato il via a una raccolta firme per impedire l'acquisto dei 36 aerei. A fine maggio l’alleanza «Stop F-35» ha dichiarato di avere raccolto le 100.000 firme necessarie per la sua iniziativa. Gli svizzeri potrebbero quindi essere chiamati a pronunciarsi nuovamente. «È la scelta migliore che si possa fare al momento - chiarisce «Bigfoot» senza troppi giri di parole -. L'F-35 è l'aereo più moderno che c'è sul mercato e il prezzo d'acquisto ora è relativamente basso. È la scelta giusta. Ma si tratta di molti soldi e trovo giusto che ci sia una discussione. Anzi, penso che sia un privilegio poterlo fare nel nostro Paese. Ritengo però anche che come Nazione neutrale dobbiamo salvaguardare quello che abbiamo e poter difendere da soli il nostro Paese». 

In questo articolo:
Correlati